di Marco Sciarrini
Le storie dei produttori di vino nascono a volte da casualità, da amore di un territorio, da scelte di vita o ritorno al passato.
Ed è quello che è avvenuto per l’Azienda Agricola Pomario quando, Giangiacomo Spalletti Trivelli e la moglie Susanna d’Inzeo, figlia del campione di equitazione Raimondo, giunsero a Pomario, nel comune di Piegaro, quasi per caso, mossi da un’idea di “Buen Retiro” in Umbria, per scappare dal caos della città di Roma. I coniugi arrivarono a Pomario, nelle campagne umbre, al confine con la Toscana, tra i colli Orvietani e il Lago Trasimeno, da una sola strada fatta di piccoli sassi bianchi, che si snoda attraverso un folto bosco. Il paesaggio intorno invisibile e il silenzio quasi irreale, fino a che il bosco viene interrotto da una vecchia vigna, con forme anarchiche segnate dal tempo con filari vissuti di tante vendemmie, ulivi di forme irregolari, fino al casale rurale in pietra, non abitato da decenni. Questo fu il paesaggio nel quale si immersero i due visitatori, che da tempo avevano il desiderio di riprendere la tradizione familiare legata al, vino, risalente a fine Ottocento, quando Venceslao Spalletti Trivelli, senatore del Regno assieme alla moglie Gabriella Rasponi, nipote di Carolina Bonaparte, decisero di comprare un’azienda in Toscana dove successivamente il figlio Cesare, nonno di Giangiacomo, iniziò la produzione di un Chianti molto rinomato. I conti Giangiacomo e Susanna decisero di tornare a fare un sopralluogo a Pomario, in una limpida giornata di inverno e si innamorarono definitivamente di quel poggio molto luminoso ed isolato dal resto del territorio, a 500 metri sul livello del mare.
(Il casale con annessa cantina)
La fondazione dell’Azienda risale al 2005, con reimpianto dei vigneti e ristrutturazione integrale della tenuta con inizio delle prime sperimentazioni in cantina, grazie all’aiuto di Federica De Santis, agronoma, e Mery Ferrara, enologa. La prima vinificazione a Pomario, nel 2009, venne fatta nella rimessa degli attrezzi: un tonneaux di Sangiovese e una barrique di Trebbiano e Malvasia: i futuri Sariano e Arale. Da questi si capì da subito il potenziale dei vini e del territorio. Nel 2010 la vinificazione si ripeté con le medesime quantità, e si iniziò a partecipare ai primi concorsi con tanti premi. Oggi sono 230 gli ettari complessivi di cui 9 a vigneto dei quali 4 a Pomario, suddivisi tra Vigna Vecchia, Vigna Nuova, entrambe con uve Sangiovese, Trebbiano e Malvasia con l’aggiunta di 3.000 metri di un clone bordolese di Merlot, e “Le Terrazze”, 8.000 metri di terrazzamenti impiantati con Sauvignon Blanc e Riesling renano, dedicati alla produzione di vino muffato. Altri 5 ettari di vigna sono stati realizzati nel secondo Poggio confinante con Pomario, suddivisi in 4 vigneti: Il ventaglio, la Selva piana e il Ghiro, tutti con forte pendenza, prevalentemente sassosi, dedicati alle uve bianche Grechetto e Trebbiano, oltre a piccole quantità di Vermentino, Incrocio Manzoni e Chardonnay. A questi si aggiunge la Radura, un unico appezzamento pianeggiante di 2 ettari e mezzo circondati dal bosco con terreno molto fresco, dedicato alle uve Rosse di Sangiovese, con l’aggiunta di piccole quantità di Ciliegiolo, Malvasia Nera, Foglia tonda, Colorino e Alicante. con vigneti di età da 2 a 60 anni. Il terreno è ricco in scheletro ma con struttura sciolta limo-argillosa, tutti i vigneti sono situati in poggi con illuminazione intensa e continua. L’export è tra il 15 e il 20% maggiormente verso Germania, Belgio, Olanda, UK, il resto nel mercato Italiano.
(La bottaia)
“I vini buoni sono tantissimi – racconta Giangiacomo Spalletti Trivelli – noi cerchiamo di dare ai nostri vini personalità, legando la produzione ad un filo conduttore che parla di questo territorio. Amiamo questo posto e vogliamo che i nostri prodotti trasmettano l’amore per questa terra”. Nel 2011 fu la volta dell’olio di Pomario, che ottenne il certificato biologico. Allora le olive venivano portate a fine giornata in un frantoio non lontano. Per esaltare ancor più la qualità di questo prodotto, venne acquistato un piccolo frantoio che consentiva di frangere le olive entro un paio d’ore dalla raccolta. Da allora la qualità dell’olio extravergine di Pomario è stata più volte ricompensata negli anni da importanti riconoscimenti. L’energia utilizzata per la produzione di olio e vino proviene da un avanzato sistema geotermico e dall’uso del fotovoltaico che, oltre ad abbattere i consumi, hanno un limitato impatto ambientale sull’intero ecosistema. La filosofia Aziendale non poteva che prevedere che i vigneti seguissero un regime agronomico a conduzione biologica e biodinamica. La degustazione ha visto i vini:
Arale Umbria Bianco biologico Igt 2020
Uvaggio, Trebbiano e Malvasia. Proveniente da una vigna costituita da antiche varietà di Trebbiano e Malvasia recuperate dal vecchio vigneto, di circa 50-55 anni alcune delle quali sono a piede franco, che convivono insieme ai loro recenti cloni. Attenta selezione in vigna, il mosto viene lasciato in macerazione con le bucce fino ad alzata di cappello, successivamente vengono pressate e messe a fermentare in barriques con l’inoculo di lieviti autoctoni, unici interventi sono dei bâtonnage giornalieri, la prima sfecciatura grossolana avviene solo al termine delle fermentazioni alcolica e malolattica. Si procede poi con ulteriori quattro pulizie annuali in maniera da ottenere un vino pulito e pronto per l’imbottigliamento dopo una leggerissima filtrazione. Colore giallo dorato intenso e luminoso, al naso intenso con note floreali di fiori gialli di gelsomino e fruttato con sensazioni agrumate, al palato avvolgente con bella freschezza sapida sulle note fruttate agrumate e floreali che si protraggono in un lungo finale sapido.
Batticoda Umbria Bianco biologico Igt 2020
Grechetto e altre varietà a bacca bianca locali. Proveniente da un vigneto scosceso, sassoso e assolato, dove già a fine agosto le uve manifestano i profumi caratteristici di questo vitigno, dopo la raccolta manuale le uve vengono diraspate e immediatamente pressate. Segue il travaso in acciaio dove la fermentazione avviene liberamente. Con le temperature invernali il vino matura e si chiarifica senza l’ausilio di prodotti di origine animale. Imbottigliato a fine inverno dopo una leggera filtrazione. Colore giallo paglierino tenue, al naso fruttato con pesca bianca e floreale con note di biancospino, fiori di campo, salvia, al palato sorso fresco e sapido con grande scorrevolezza di beva, tornano le note olfattive con un finale sapido.
Rondirose Umbria Rosato biologico Igt 2019
Uvaggio, Merlot, Sangiovese, Ciliegiolo. Uve vengono raccolte quando ancora l’acidità è sostenuta e la buccia ha appena cominciato a cedere il colore. Pressatura e macerazione per poche ore a temperatura controllata ed in parte salassate. Fermentazione con lieviti autoctoni in acciaio, alcuni travasi e una leggera filtrazione prima di venire imbottigliato. Colore rosa tenue luminoso, al naso fruttato di amarena e fragoline ciliegie, co note floreali di rosa canina, fiori di pesco e gerani leggera speziatura di caffè, al palato fresco su note dolci fruttate con piacevole persistenza con chiusura sapida.
Rubicola Umbria Rosso biologico Igt 2020
Proviene principalmente da uve Sangiovese con aggiunta di Merlot e altri vitigni tipici del centro Italia, frutto di una vendemmia precoce. Dopo la vendemmia il mosto viene lasciato fermentare naturalmente a contatto con le bucce per un lungo periodo, rinfrescato di tanto in tanto solo da qualche dèlestage. Una volta svinato matura in vasche di acciaio. Il freddo invernale ne facilita la chiarifica senza l’ausilio di prodotti di origine animale e l’imbottigliamento avviene ad inizio primavera. Colore rubino vivace, al naso eleganti note fruttate fragola, lampone, arancia sanguinella e bergamotto, sentori floreali di rosa canina e violetta, al palato sorso pieno, fresco con buona acidità e tannino in equilibrio di ottima trama finale persistente sulle note fruttate e floreali olfattive.
Sariano Umbria Rosso biologico Igt 2018
100% Sangiovese. Allevato in vecchie vigne di oltre 40 anni. Uve selezionate con potatura a bassa produzione e diradamenti selettivi, fermentazione spontanea a temperatura controllata, con lieviti autoctoni in vasche di acciaio da 25 ettolitri, al termine della fermentazione e della prolungata macerazione segue passaggio in botti di rovere da 25 ettolitri con fermentazione malolattica, rimane nel legno insieme alle fecce fino a marzo dell’anno successivo. Dopo il primo travaso il vino torna nel legno nel quale rimane fino al momento dell’imbottigliamento che avviene dopo una leggera filtrazione. Colore rosso rubino intenso, al naso complesso con note fruttate con ciliegia e prugna matura, piccoli frutti rossi ribes e lampone, leggere sensazioni di arancia rossa, e speziate dolci chiodi di garofano e cannella, al palato sorso succoso, con bella acidità e tannino presente ma già avviato alla nobiltà, tornano le sensazioni fruttate olfattive con un lungo finale.