di Michele Pizzillo
Il primo Distretto Agroalimentare Biosimbiotico certificato in Italia è stato realizzato in Romagna, a cui ha aderito anche l’azienda Poderi dal Nespoli, che fa capo ad Argea, il più importante gruppo vinicolo italiano con cantine in 8 regioni italiane.
Poderi dal Nespoli, che si estende su 180 ettari della vallata del Bidente, con sede a Nespoli, in provincia di Forlì, è fra le cantine che ha aderito a questo distretto, tant’è che Marco Martini, presidente dell’azienda, in occasione di una recente degustazione organizzata a Milano per presentare alcune novità della sua produzione, anticipò che erano pronti per mettere in commercio il primo vino biosimbiotico italiano (leggi questo articolo>). Avvenuto in questi giorni, con la proposta di Gualdo, Romagna doc Sangiovese Predappio. Che, dice Martini, è il risultato di un connubio tra passione per la viticoltura, amore per il territorio e una particolare attenzione alla sostenibilità. Un vino che guarda al futuro mantenendo salda la tradizione viticola locale, in sintonia con l’obiettivo aziendale a lungo termine di una conversione totale al biologico.
(La cantina)
Le uve sangiovese utilizzate per la produzione del vino simbiotico, sono coltivate con una particolare tecnica agricola che punta ad arricchire e preservare la biodiversità microbica del suolo e delle piante, nonché migliorare la salubrità dei prodotti e le loro qualità organolettiche, con benefici per l’ambiente, per la salute dell’uomo e l’economia locale che, oltretutto, rappresentano la sintesi della cantina forlivese che ha aderito al Distretto Bio-simbiotico proprio per sostenere le iniziative finalizzate alla tutela del territorio e alla salvaguardia del benessere assicurato dall’armonia tra uomo, natura e tradizioni. La caratteristica principale dell’agricoltura simbiotica si fonda sulle micorrize, ovvero l’inoculazione di microorganismi fungini che creano un’associazione positiva con le radici della pianta, nutrendo il suolo e creando un ambiente favorevole a microorganismi utili alla crescita delle piante e sfavorevole a patogeni e parassiti. Questa tecnica riduce l’impatto ambientale, perché esclude l’utilizzo di sostanze chimiche, sia fertilizzanti che fitosanitarie, e favorisce la rigenerazione del terreno, arricchendolo e preservandone la biodiversità microbica. Una pratica che rende più forti anche le viti: vigore e ricchezza che vengono trasmessi al frutto, migliorandone le sue proprietà organolettiche.
(La bottega del vino)
Spiega Marco Martini: “L’agricoltura simbiotica è una tecnica agricola impostata alcuni decenni fa, ma raramente utilizzata in maniera strutturata in produzione. I vantaggi che consente di avere nella cura del vigneto e nel minore impatto ambientale che genera, ne fanno un tradizionale, ma al contempo innovativo, metodo di coltivazione. I benefici principali di questo modello sostenibile riguardano suolo, piante e ambiente. Il suolo risulta più sano, fertile e pulito; le piante sono più resistenti alle malattie e agli stress ambientali, come ad esempio i periodi di siccità sempre più frequenti, più capaci di assorbire le sostanze nutritive e in grado di essere più efficienti rispetto alle necessità idriche. Per questi motivi abbiamo scelto di produrre il nostro primo sangiovese biosimbiotico, che guarda al futuro con rispetto mantenendo salda la tradizione viticola romagnola”.
(Il primo Gualdo simbiotico)
Del primo Gualdo – vendemmia 2021 – sono state prodotte 10.000 bottiglie da una selezione di uve coltivate in un vigneto biologico di 13,5 ettari piantato nel 2017 e coltivato con la tecnica dell’agricoltura simbiotica; una tecnica che ha reso subito forti le piante, regalando una particolare complessità alle uve seppur le viti siano giovani. Gualdo rientra nella Mga (Menzione Geografica Aggiuntiva) Sangiovese Predappio – un areale limitato ad alta vocazione del rinomato cru di Sangiovese Romagna, dove il terroir, grazie alla particolare combinazione di terreni, altitudini e microclimi, consente la massima espressione delle sue peculiarità organolettiche – e nel pieno rispetto della tradizione vinicola romagnola e del terroir da cui nasce, rappresenta il primo passo concreto verso la realizzazione di una filiera certificata biosimbiotica. Di colore rosso brillante con riflessi violacei, è un vino ricco di aromi di frutta rossa. In bocca è fresco, fruttato, con un tannino giovane e delicato.