(Marco Sabellico, Riccardo Cotarella, Davide Dias, Attilio Scienza e Valentino Di Campli)
di Michele Pizzillo, Milano
6.000 ettari di vigna, 3.000 soci coltivatori, 9 cantine associate, 20 milioni di bottiglie prodotte da un milione di ettolitri di vino, due moderne linee di imbottigliamento con una capacità complessiva di 20.000 bottiglie l’ora, e la bottaia più grande del Centro-Sud in grado di ospitare oltre 7.000 ettolitri di vini destinata all’affinamento dei prodotti di alta gamma.
Questo è il Codice Citra in pillole che a Milano ha presentato il nuovo staff tecnico per la valorizzazione dell’identità vitivinicola regionale, il “Codice Citra Wine Team”, ha detto il presidente della struttura cooperativa, Valentino Di Campli. La squadra sarà composta da Riccardo Cotarella e il suo staff tecnico, che coordinerà le attività insieme al direttore tecnico di Citra, Davide Dias, gli enologi Lino Olivastri, Ludovica Crugnale e tutti gli enologi e gli agronomi delle cantine associate. “Abbiamo pensato a Riccardo Cotarella come ad un grande allenatore che con la sua determinazione e autorevolezza guiderà il Codice Citra Wine Team – ha sottolineato Di Campli -. Metteremo in campo le nostre risorse insieme alla sua esperienza, non solo come enologo, ma, soprattutto, come Team Leader grazie al suo contributo nel condurre il team e lavorare nella direzione di un progetto concreto”. E, infatti, Cotarella sintetizza il percorso di collaborazione in sei punti: analisi approfondita del potenziale vitivinicolo; valorizzazione dei cru produttivi più interessanti; crescita professionale dello staff tecnico aziendale; individuazione delle tipologie di vino sulle quali avviare un percorso di upgrade al fine di migliorarne sia il profilo qualitativo che l’immagine; costruzione di una relazione più forte e costruttiva con i responsabili tecnici delle 9 cantine associate; costruzione di contenuti tecnici legati sia al vigneto che ai vini capaci di aumentare il valore della comunicazione dell’azienda.
Tutto questo perché “la collaborazione con Codice Citra è una sfida molto importante che ho accolto con entusiasmo – dice Cotarella -. Sono convinto che ci siano ampie possibilità di sviluppo per i vini autoctoni abruzzesi. Ma la valorizzazione deve essere sostenuta anche da azioni di tutela messe in atto dall’intero sistema come l’introduzione delle fascette di stato che consentirebbero maggior trasparenza e controllo, a salvaguardia della denominazione. Nelle ultime esperienze penso ad esempio al Veneto dove l’introduzione delle fascette ha generato crescita e benefici in tutto il comparto vino regionale”. E, per l’Abruzzo o meglio, per il territorio di riferimento di Codice Citra, praticamente quasi tutta la provincia di Chieti, è molto importante perché offre la possibilità di sfruttare terroir e microclimi differenti fra loro, con peculiarità uniche che donano uve con caratteristiche chimiche e aromatiche diverse e permettono di affrontare con tranquillità le annate difficili. Di questo, proprio in occasione della presentazione della collaborazione di Cotarella con Codice Citra, ne ha parlato un luminare come Attilio Scienza, ponendo l’accento sulla zonizzazione viticola, sulla piattaforma Pica (piattaforma integrata cartografica agri-vitivinicola) applicata in Trentino che attraverso un satellite mette i viticoltori nelle condizioni di conoscere in anticipo quello che accadrà fra qualche giorno. In questo modo, secondo il prof. Scienza, si potranno gestire anche i cambiamenti climatici oltre che sostenere le pratiche agricole che mirano alla sostenibilità.
Discorso veramente importante, specialmente per Codice Citra, che offre una vasta gamma di vini Doc, Dop e Igp, ottenuti soprattutto da vitigni autoctoni come Montepulciano, Trebbiano, Pecorino, Passerina e Cococciola ma, anche, alloctoni come Chardonnay, Pinot, Merlot, Cabernet Sauvignon e Sangiovese. Con, è il caso di sottolinearlo, il Montepulciano d’Abruzzo che è presente in 50 paesi (tra cui Stati Uniti, Canada, Germania, Belgio, Giappone, Cina, Messico) e contribuisce in modo prevalente al 62% del fatturato assicurato dall’export abruzzese del vino. In questa ottica va vista anche la degustazione, condotta da Marco Sabellico, di Gambero Rosso, di quattro vini prodotti dall’azienda abruzzese, di cui un Montepulciano della vendemmia 2017 appena imbottigliato.
Vediamo i quattro vini.
Peco “Rino”, spumante brut: uve Pecorino vinificate in purezza, con fermentazione in autoclave e che alla degustazione si presenta con un bel colore giallo tenue; all’olfatto con un bouquet intenso, sostenuto da fragranze di salvia e timo, di frutta matura. Al gusto è fresco, pieno e ricco di struttura acida. La briosità e la fragranza ne esaltano la persistenza. E’ un vino da bere subito per apprezzare tutta la sua piacevolezza.
Montepulciano d’Abruzzo 2017: è ancora molto fresco ma la personalità del prodotto emerse subito. La conferma che il Montepulciano ti può dare il vino che vuoi, se lo sai trattare bene. Sia pure giovanissimo, già mostra le migliori caratteristiche del Montepulciano: il colore rubino cupo; un bouquet floreale e fruttato con una gradevole speziatura mentre in bocca si avverte subito la spinta acida, la morbidezza e la nobiltà dei tannini, sostenuti anche da una nota di pietra focaia.
Caroso Montepulciano d’Abruzzo Doc riserva 2013: questo è un vino importante per Codice Citra perché è stato il primo a rappresentare l’alta gamma di Codice Citra. E, d’altronde, è un ottimo vino che matura prima in botte grande e poi 10 mesi in barrique. Il colore è rosso carico con leggeri riflessi violacei. Al naso è ammaliante, intenso, con note di frutti di bosco ma anche aromi balsamici e note fruttate. Elegante e potente al gusto, con una bella trama tannica e sensazioni retrolfattive caratterizzate da frutta rossa e sentori di spezie e liquirizia.
Laus Vitae Montepulciano d’Abruzzo Doc 2012: di colore rosso intenso con sfumature violacee e porpora, sprigiona subito profumi di frutta rossa, confetture di mora e marasca e nuances di vaniglia, cacao, nocciola, cuoio, liquirizia e pepe nero. Di gusto pieno e corposo, è piacevolmente tannico, equilibrato, con un finale lungo e persistente. L’evoluzione avviene tutta in botte grande e successivamente in barrique per circa un anno. E’ un vino che ha ancora molti anni di vita.