di Sara Spanò
Ci troviamo a pochi chilometri da Venosa, in Basilicata, nel cuore della zona di produzione dell’Aglianico del Vulture Doc.
È qui che nasce nel 1998, grazie alla volontà del Gruppo Italiano Vini di investire su questo territorio, la cantina Re Manfredi, oggi sotto la guida dell’enologo e direttore Andrea Autino. “Re Manfredi sorge su un altopiano di 400-450 metri sul livello del mare, dove si genera un microclima differente rispetto alle zone a più bassa altitudine. Siamo alla base del cono del vulcano, su un terreno che ne ha ricevuto l’influenza e dove l’Aglianico del Vulture, come già si intuisce dal nome, trova la sua massima espressione, dando vini eleganti, di grande corpo e struttura” racconta Andrea. Il clima è infatti caratterizzato nei mesi estivi da forti escursioni termiche tra il giorno e la notte che esaltano l’aromaticità delle uve, e da una costante ventilazione che ne favorisce una buona maturazione. Il particolare terroir, dovuto alla passata attività dell’ormai spento vulcano Vulture, conferisce ai vini una spiccata mineralità e sapidità.
(L’azienda)
L’impegno e il rispetto in vigna e l’attenzione e la cura prestate nelle fasi della vinificazione sono affiancati in Re Manfredi da uno sguardo al futuro e da una costante ricerca e innovazione: “Abbiamo una superficie vitata di circa 110 ettari, dei quali la metà è stata ristrutturata negli ultimi cinque o sei anni. Abbiamo reimpiantato il 50-60% di Aglianico sostituendo vigneti vecchi poco produttivi con dei cloni selezionati dello stesso vitigno, i quali sono destinati alla produzione del nostro rosato e del vino prodotto con la pratica agronomica del taglio del tralcio – afferma Andrea – Per scelta aziendale abbiamo voluto mantenere l’integrità al massimo, coltivando come vitigno a bacca rossa esclusivamente l’Aglianico del Vulture, nonostante sia soggetto ad alti rischi che dipendono dalle condizioni climatiche e da alcune caratteristiche intrinseche del vitigno, le cui uve sono soggette a una maturazione ritardata, a fine ottobre. Dall’altro lato, 40 ettari di vigneto sono stati destinati all’impianto di Müller Thurgau e Traminer: anche se questa può sembrare una strana scelta al sud, si è visto che in realtà ci troviamo in un luogo con un terreno e un clima adatti a questi vitigni nordici. Ad oggi il Manfredi Bianco è il vino che produciamo in maggior numero di bottiglie e fa innamorare molti palati curiosi, riuscendo anche dal punto di vista commerciale a creare una curiosità tale da fare addirittura da traino ai vini prodotti a partire da uve Aglianico”.
(La verticale di Re Manfedi Aglianico del Vulture Doc)
Sono cinque i vini prodotti in azienda: Manfredi Bianco Basilicata Igt da uve Müller Thurgau e Traminer, Manfredi Rosa Basilicata Igt, Manfredi Rosso Taglio del Tralcio Aglianico del Vulture Doc, Re Manfredi Aglianico del Vulture Doc e il cru Serpara Re Manfredi Aglianico del Vulture Superiore Docg, tutti ottenuti da uve Aglianico. La produzione si aggira intorno alle 220.000 bottiglie, ma “con l’ingresso in produzione dei vigneti impiantati tra il 2018 e il 2019 e destinati alla produzione del Manfredi Bianco ci aspettiamo di arrivare il prossimo anno fino 250.000 bottiglie”. Dallo scrupoloso lavoro nei vigneti all’imbottigliamento, tutti gli sforzi di Re Manfredi sono volti all’ottenimento di prodotti di altissima qualità. È stato infatti effettuato anche un ampliamento della cantina: conclusa la ristrutturazione degli spazi di lavoro già esistenti dedicati a vinificazione ed affinamento, si sta ultimando la creazione di una nuova bottaia interrata e, sopra di essa, di una nuova cantina dedicata sia alla vinificazione che allo stoccaggio e all’affinamento dei vini, dove ci saranno contenitori in materiali alternativi al legno, come il cemento e anfore in terracotta.Guardando al futuro c’è anche la volontà di incrementare le attività nel settore dell’hospitality, grazie alla presenza di una villa con un parco attigua alla cantina, che viene già attualmente utilizzata come spazio per eventi.
Degustiamo quattro annate di Re Manfredi Aglianico del Vulture Doc, il vino più rappresentativo della cantina e della tradizione vinicola del territorio, facendo un viaggio che va dall’ultima annata in commercio, la 2018, fino alla prima annata prodotta lo stesso anno della fondazione della cantina, nel 1998.
Si presenta di un colore rubino tendente al porpora sull’unghia il Re Manfredi Aglianico del Vulture Doc 2018. Ha un naso di buona intensità, anche se leggermente austero, con decisi sentori floreali di violetta, fruttati di amarena e piccoli frutti scuri, una speziatura intensa con il pepe in evidenza e un tocco affumicato. Il sorso, potente e di buona freschezza, è dotato di una viva acidità e di grande struttura. Fitti e vellutati i tannini, lungo e sapido il finale.
Dal colore rubino carico, il Re Manfredi Aglianico del Vulture Doc2016 è un vino meno pronto del 2018 e, a differenza di quest’ultimo, ha un profilo aromatico giocato più su note fruttate che floreali, con profumi di frutta rossa sotto spirito, accompagnati da note balsamiche e speziate di pepe nero e bianco, cuoio e cacao. In bocca è avvolgente e ancora giovanissimo, dotato di una materia prima importante che ha ancora bisogno di tempo. Il sorso è così pieno e acido, i tannini sono fittissimi e robusti.
Il Re Manfredi Aglianico del Vulture Doc 2001, dal colore granato carico, ha un naso di buona intensità dai toni maturi verso la terziarizzazione. Ai profumi di prugna matura, ciliegia sotto spirito e fiori appassiti, si accostano note balsamiche e profumi di erbe mediterranee e liquirizia. Il sorso mantiene una buona acidità, è avvolgente ed equilibrato con tannini presenti ma morbidi. Rotondo, persistente e sapido, è un vino maturo, che però mantiene forti identità ed energia.
Anche il Re Manfredi Aglianico del Vulture DOC 1998 presenta tonalità granato carico. All’olfatto è complesso con profumi di potpourri, frutta scura disidratata, lavanda e altre essenze mediterranee tra cui in evidenza salvia e origano tritati. Speziato, offre anche sentori terziari di cuoio e una nota fumé. La fase gustativa è caratterizzata da un ingresso vivo che prosegue in un sorso fresco, disteso, equilibrato e perfino più snello delle altre annate degustate. Il finale è lunghissimo e minerale. è un vino più agile che strutturato.
In conclusione, possiamo affermare che il Re Manfredi Aglianico del Vulture Doc 1998 è l’assaggio che decisamente ci ha più stupiti per il suo profilo verticale, la dinamicità e la bevibilità, nonostante siano passati ben 24 anni. “Grazie alle nuove tecnologie enologiche, oggi possiamo gestire con un maggiore controllo anche l’evoluzione dei vini che mostrano così di avere potenziali di affinamento e invecchiamento più lunghi. L’Aglianico del Vulture ha già una matrice che bene si presta a questo. E, se il 1998 mostra di avere queste caratteristiche, possibilmente i vini prodotti dalle vendemmie di queste ultime due splendide annate potrebbero avere, chissà, anche potenzialità di invecchiamento di 50 anni” conclude Andrea.