Il mondo delle Sicilia del vino è in continuo fermento, con sempre nuove storie e realtà che si affacciano sulla scena. Una di queste, è Losi Vigne Migranti un progetto che si affaccia sulla scena adesso con la prima annata.
Quello di Losi Vigne Migranti è un progetto con radici in terra siciliana, a Noto, ma che in virtù delle radici toscane della famiglia, presenta nella sua gamma, in blend e in purezza, anche uve di quella terra.
“L’idea di Vigne Migranti – dice Luca Losi – nasce dal fatto che mio padre Luigi, di origine toscana, precisamente dal Val D’Arno, è cresciuto in mezzo ai vigneti, e quindi una volta trasferito in Sicilia ha voluto creare una sua vigna, inizialmente per consumo familiare, a Noto dove abitava, in cui fossero presenti anche vitigni autoctoni toscani, come il Sangiovese. Ma anche il Pinot bianco che non è un vitigno autoctono toscano. Dalla passione che era stata agli inizi è diventato un vero e proprio lavoro dal 2015, quando con i miei fratelli ho creato il primo progetto che è diventato nel tempo Losi Vigne Migranti, che va in bottiglia ora, ma è stato, pensato e voluto già da tempo, da me e da tutti e due i miei fratelli. Tutto a cominciare dal logo rimanda a questa idea dell’unione di due anime: la provenienza toscana con Noto, il luogo in cui viviamo attualmente. Il logo infatti – ci spiega – è un ibrido tra una buchetta toscana e le forme classiche dell’architettura sacra siciliana. Queste due dimensioni si riflettono anche nel tipo di uve che prortiamo in bottiglia sia in blend che in purezza.
È per questo che avete scelto di non limitarvi ad imbottigliare solo vitigni autoctoni siciliani?
Sì, abbiamo voluto associare le origini al terroir dove viviamo, in modo da creare una eno-sinergia. Abbiamo deciso di far convivere nella stessa bottiglia uve dalle storie diverse, come ad esempio Carricante e Pinot Bianco per il nostro Battimare, e di vinificare il sangiovese in purezza, sotto il sole di Noto, e ne siamo davvero soddisfatti. Uno dei vini di cui siamo più orgogliosi e che ci rappresenta molto bene è il vermentino in purezza: Sottocosta, una visione di questo vitigno inedita e sorprendente, in grado di tradurre il territorio in modo davvero curioso.
Dal punto di vista della vinificazione, qual è il vostro stile e da quale idea di vino vi sentite rappresentati?
Da quando abbiamo iniziato puntiamo, al di là delle singole etichette, sempre, alla freschezza, all’eleganza a quindi alla beva appagante. Per noi fare vino significa portare in bottiglia un prodotto dinamico, e scattante, che non deve mai stancare il palato. Per questo utilizziamo pochissima solforosa, meno di 50 mg/l e cerchiamo di portare nel bicchiere un ritratto il più possibile fedele di ogni singola vigna, ma sempre con il nostro stile.
Su che cifre si attesta la vostra produzione?
Per ora siamo intorno alle 14 mila bottiglie ma puntiamo ad aumentare nel tempo, siamo proprietari di 14 ettari vitati, ma lo vogliamo fare per gradi senza mai perdere la cura artigianale, che mettiamo nel nostro lavoro. Per noi è molto importante vinificare solo uve provenienti dalle nostre vigne di proprietà in modo da garantire sempre uno standard qualitativo alto che parte dalla gestione del vigneto.
Dove sono presenti i vostri vini, dove possiamo berli?
Per ora siamo molto presenti nella nostra zona di provenienza dove abbiamo allacciato rapporti duraturi e interessanti con molti ristoratori ed enotecari che ci apprezzano. Per noi è importante che le persone che comprano i nostri vini li sappiano apprezzare, valorizzare, e raccontare, in quanto ci piace avere a che fare anche a livello commerciale con persone che sappiano valorizzare il lavoro che c’è dietro una bottiglia, e che l’incontro con il nostro vino crei stimoli e interazioni virtuose che vanno al di là del semplice rapporto commerciale puro.
Cosa ci dobbiamo attendere dalla prima annata della linea Losi Vigne Migranti?
Vini territoriali, che interpretano senza filtri una parte di Sicilia che ha ancora molte potenzialità. I nostri vini sono sempre pensati per la tavola, per la convivialità e per l’incontro.