(Le oche tra i vigneti di Plani Arcje, in Umbria – Ph corriere.it)
Oche vignaiole? Possibile? Si ed accade in Umbria, a metà strada tra Torgiano e Montefalco.
La storia la racconta il Corriere della Sera. Siamo nell’azienda Plani Arche, sui Colli Martani, in gran parte nella zona Doc Montefalco. A condurla, Roberto Di Filippo e la sorella Emma, vignaioli biologici. Che hanno avuto un’intuizione: lasciare libere le oche tra i filari delle vigne, così si nutrono dell’erba che non deve più essere tagliata con le macchine. Ma non solo, visto che i volatili concimano, fertilizzano e migliorano la qualità della sostanza organica potenziando l’attività microbica del suolo,
“La nostra è l’unica azienda vinicola al mondo che usa questo metodo — spiega Di Filippo al Corriere—, altri esempi ci sono in Cina nelle coltivazioni di riso e negli Stati Uniti in quelle di cotone. Noi ci dedichiamo da 6 anni a questa tecnica”.
Tra i vigneti, al momento ci sono 200 oche, circa 100 ad ettaro. Presto diventeranno 600. Nascono tra febbraio e marzo, vengono nutrite con mangime biologico per 45 giorni. Ad aprile sono portate tra i filari (non prima, altrimenti potrebbero danneggiare i tralci germogliati delle viti). Pascolano dalle 6 e tornano alla base da sole alle 19. Il turno di lavoro dura 7-10 giorni. Le erbe che gli animali non mangiano vengono poi rimosse con una piccola falciatrice.
Il vigneto, insomma, diventa così anche il luogo dell’allevamento delle oche. Il principio è quello dell’agroforestry, il sistema che prevede la convivenza di coltivazioni verdi, semine e pascoli sullo stesso terreno. I Di Filippo sono sicuri: grazie ai pennuti rasaerba si risparmiano ogni anno cento litri di carburante ad ettaro per trattori e sfalciatrici.
Ma la domanda è una sola: i vini come vengono? “Il terreno con questa tecnica e meno compattato – dice Roberto Di Filippo al Corriere –. Le viti si nutrono in modo migliore, ne guadagnano soprattutto i rossi”. L’azienda “Di Filipp”, lanciata nel 1971 dal salernitano Italo Di Filippo e ora gestita dai figli punta su Sagrantino, Sangiovese, Grechetto, Trebbiano, Spoletino e sulla Vernaccia nera di Cannara (un passito con le uve dell’autoctono Cornetta, usato per tradizione durante le feste pasquali). E poi su Cabernet Sauvignon, Merlot e Barbera.
Plani Arche è invece l’azienda a linea biodinamica, con Sagrantino, Trebbiano, Vernaccia di Cannara e altro. Dalla cantina escono ogni anno, e vengono esportate in tutto il mondo, 250 mila bottiglie. Roberto, enologo, e Emma, agronoma, sono aiutati dagli enologi Nazzareno Pieroni e Andrea Pesarese.
C.d.G.