di Marco Sciarrini
Presentazione a Roma delle nuove etichette di Franciacorta dell’Azienda Le Marchesine presso l’Enoteca La Torre a Villa Laetizia sul Lungotevere.
A fare da padroni di casa, il titolare dell’azienda Loris Biatta e suo figlio Andrea. La nuova linea rimanda alle divinità celtiche e all’antica Roma con nomi di fantasia ed è frutto di un restyling grafico dell’Azienda che sintetizza la Franciacorta del passato con un occhio al futuro, recuperando il forte legame con il territorio. Un rinnovamento a 360° che parte dal logo, passa per le etichette e arriva fino ai nomi dei vini. A volerlo è stata la Famiglia Biatta, che da cinque generazioni produce eccellenze in Franciacorta e ha voluto comunicare al mercato italiano come a quello internazionale il raggiungimento di una maturità e una crescita più consapevole. Nel restyling delle etichette, la cantina ha voluto riportare alla luce i colori originari delle prime bottiglie, abbinandole a nomi antichi che riportano al legame che Le Marchesine hanno con la Franciacorta. Infatti, già dal XII secolo la famiglia Biatta è in Franciacorta ed un suo antenato, Biatta da Palazzo, è stato eroe bresciano, che nella battaglia di Rudiano del 1191, ha scongiurato il tentativo di Bergamo di sottomettere la città, territorio influenzato da popolazioni celtiche come i Camuni prima, dall’Impero romano dopo. Questa è la storia che ha ispirato l’Azienda che ha voluto rendere omaggio nelle due linee Classici e Millesimati. Per i millesimati a ciascun vino è stato dato il nome di una divinità celtica, presente anche sull’etichetta con la sua iniziale in alfabeto camuno (runa).
- Brigantia (Satèn): È la divinità della primavera e della fertilità, rappresentata con un fuoco in mano a simboleggiare calore e accoglienza: queste stesse sensazioni rivivono nelle bollicine del Satén;
- Artio (Rosé): Divinità della caccia, la sua rappresentazione è specchio degli elementi caratterizzanti del Rosé Le Marchesine: la dea, femminile e delicata, proprio come lo Chardonnay, accompagnata da un orso, forte al pari del Pinot Nero;
- Esus (Blanc de Blancs): Il Blanc de Blancs è il primo vino che ha permesso a Le Marchesine di distinguersi per qualità, ne ha costruito le basi. Immediato il nesso con Esus, divinità parte dell’Olimpo dei Celti, l’Albios, ma anche dio dei costruttori
- Nodens (Blanc de Noir): Il dio della notte, quel momento in cui il buio cela qualcosa di magico e sorprendente. Proprio come fa la bacca scura del Pinot Nero, in questo vino che regala emozioni inaspettate.
(Albios Selection)
Per i classici e l’Impero romano, la cantina è tornata ai colori storici delle etichette anni ‘90. Quindi bianco e verde con richiami oro per il Brut (indietro fino al 1994) e la versione negativa della stessa combinazione per il Dosaggio Zero. L’opposizione cromatica rispecchia sia i due vini che i due nomi scelti. Nitens Elegante, fine, capace di conquistare i palati grazie alla sua raffinatezza e alla sua piacevolissima beva. Audens Letteralmente, audace, come il Dosaggio Zero, un vino che, forte del suo residuo zuccherino nullo, si presenta mordace e tagliente. Tiratura limitata e numerata anche per un box, che in occasione del lancio ha deciso di mettere in vendita, l’Albios Selection, che include i nuovi millesimati. È da almeno cinque generazioni, però, che la famiglia è dedita a una sola grande passione: l’eccellenza vinicola. Discendente da una famiglia di antichissime origini bresciane, la cui esistenza documentata è risalente al 1196, il bisnonno di Giovanni, Camillo Biatta, era negociant eleveur, nobile e antico mestiere che è passato di padre in figlio, fino a Giovanni. La storia più recente della famiglia Biatta inizia nel 1985 che Giovanni Biatta produttore di Le Marchesine acquistò i primi tre ettari, che sono diventati 47 ettari iscritti agli albi delle Doc e Docg. Le vigne e la cantina, sotto l’esperta guida del padre Giovanni, è Loris Biatta, assieme ai figli Alice e Andrea. Al momento la produzione si attesta intorno alle 450 mila bottiglie l’anno, delle quali 230 mila di Franciacorta Brut e Extra Brut, 40 mila di Rosé millesimato, 40 mila di Franciacorta Saten, 30 mila di Millesimato solo nelle grandi annate, oltre a 10 mila bottiglie del cru millesimato Secolo Novo, cui vanno ad aggiungersi le 15 mila bottiglie di Curtefranca Bianco e le 15 mila di Curtefranca Rosso. Dall’autunno 2012 due nuovi vini si sono aggiunti alla produzione Le Marchesine, il Franciacorta Brut Nature Giovanni Biatta Secolo Novo, di cui sono state prodotte 5.700 bottiglie, e il Franciacorta Brut Blanc de Noir con 6.700 bottiglie.
(I vini degustati)
Durante il pranzo di presentazione sono stati serviti i seguenti vini:
Brigantia Franciacorta Satèn Millesimato 2017
Chardonnay in purezza. Prima annata prodotta 1999. In bottiglia per 36 mesi in media. Colore giallo paglierino perlage molto fine e continuo, al naso prevalgono le note floreali, agrumate, e di frutta a polpa bianca, con sfumature di crosta di pane, al palato un sorso pieno fresco e sapido con una notevole persistenza con una nota ammandorlata finale.
Secolo Novo Franciacorta Brut Riserva 2012
Chardonnay 100% frutto del vigneto della Santissima di Gussago ricco di marna. Prima annata prodotta 2000. Affinamento in bottiglia per 72 mesi, residuo zuccherino <1gr/lt. Perlage fine e lunghissimo, al naso si apprezza già la freschezza che poi ritroviamo al palato accompagnato da note citriche e mentolate e a sensazione di frutta in guscio, al palato è avvolgente dove acidità e una “dolce” sapidità sono in equilibrio, la bolla è fine anche al palato.
Artio Franciacorta Rosè Millesimato 2017
Chardonnay e Pinot nero. Prima annata prodotta 1993. Affinamento in bottiglia per minimo 36 mesi. Colore rosa rame brillante, al naso sensazioni di panificazione e citriche di pompelmo rosa e pesche, al palato il frutto è croccante con ritorni agrumati, bella sapidità su note gliceriche.
Nodens Franciacorta Extra Brut millesimato Blanc de Noir 2016
Pinot Nero in purezza. Affinamento in bottiglia per minimo 36 mesi. Un bel perlage lungo e persistente, delicate note di finocchio selvatico ed anice stellato, sensazioni di zenzero e pompelmo, con un finale di pepe bianco. Al palato bella nota sapida e pervadente freschezza che aumenta con il sorso la salivazione, lungo finale persistente su note fresche e speziate.
Franciacorta Vsqprd 1996
Sboccatura 2000. Una mineralità più scura prende il sopravvento con pietra focaia su tutto, bella ancora l’acidità con fini note mielate che accompagnano un finale che ha ancora qualche cosa da dire.
Extra Brut 2000
Sboccatura 2002. Dimostrazione di longevità di questo Franciacorta. Il perlage è finissimo e persistente che spinge al naso con grande freschezza ed eleganza, al palato bella struttura e notevole la morbidezza.