Quando si parla di realtà vitivinicole, come quelle delle cantine sociali trentine, tutti gli addetti ai lavori concordano sulla virtuosità dell’azione in cantina ed in campo da parte dei soci, e questo è quello che accade alla cantina sociale di Aldeno. Prima cantina cooperativa trentina a certificarsi Bio a 360° e la prima in Italia a certificarsi Biovegan. La cantina sociale di Aldeno ha sede nell’omonimo comune di 3.000 abitanti della Provincia di Trento a circa 10 chilometri a sud-ovest di Trento, sulla sponda destra del fiume Adige, situata alle pendici del Monte Bondone. Le uve conferite provengono da Trento e dai suoi sobborghi, da Besenello, Calliano, Volano, nonché Rovereto, Pomarolo, Nomi, Cimone e infine Garniga. Si passa quindi da un minimo di 160-170 metri di altitudine per raggiungere circa i 700 metri come quota più alta, muovendosi dalla prossimità dell’Adige fino alle zone collinari.
L’origine del suo nome lascia spazio a varie ipotesi: la più accreditata rimane il germanico latinizzato Aldius, ma si sono avanzate ipotesi latine (Altinum) e longobarde (Aldii). Dalle popolazioni nordiche si sarebbe ereditata la mentalità del coltivatore e del produttore d’uva. La storia della nascita della cantina risale al 1910 quando per unire le produzioni alla ricerca della propria valorizzazione nasce la Cantina Sociale di Aldeno, pochi anni dopo nasce una seconda cooperativa, l’Unione Vinicola Aldeno. Le due cooperative decidono nel 1972 di fondersi, per avere più forza competitiva e per riuscire a valorizzare al meglio il territorio, nasce così la Cantina Aldeno. Di certo la qualità del vino e le caratteristiche del territorio sul quale i vigneti sono situati ha aiutato molto i produttori a farsi conoscere.
Molti sono i riconoscimenti nei grandi concorsi internazionali che l’Azienda ha ottenuto, grazie anche alla grande azione che il presidente Damiano Dallago e il direttore Walter Webber, riescono a mettere in campo, ultimi dei quali, quelli vinti al Mondial des Vins Extrêmes. Il successo è dovuto anche da quel mix tra l’antica tradizione enologica ed innovazione, aggiornando nel tempo tecnologie e impianti di lavorazione.