Termini come storia, tradizione, inventiva, innovazione, biologico sono quasi una normalità interloquendo con un vignaiuolo. Poi ti capita di scambiare le tradizionali quattro-chiacchiere con Hervé Grosjean – e, quindi, un vigneron come è giusto indicarlo visto che siamo in Valle d’Aosta – capisci come queste magiche cinque parole siano esempi di impegno per contribuire a fare conoscere la produzione enologico della Valle d’Aosta. Perché la famiglia Grosjean ha saputo coniugare, in vigna e in cantina, storia, tradizione, inventiva e innovazione e, con al centro di tutto, il “fattore umano” rappresentato dal grande amore che ciascuno dei suoi componenti ha per il lavoro e la propria terra, tanto da diventare una delle famiglie di vigneron che hanno reso importante l’enologia valdostana. Amore rinnovato oggi dalla terza generazione da quando nonno Dauphin, nel 1968 decise di imbottigliare il vino di ciliegiolo ottenuto dai vigneti impiantati sui terreni che la moglie Michelina Cachoz possedeva nei pressi della cascina Creton a Quart.
Negli anni successivi saranno i suoi 5 figli a consolidare la cantina Grosjean Vins attualmente gestita da 4 cugini – Hervé, Didier, Simon e Marco – con il primo oltre che enologo è anche una sorte di “timoniere” dell’azienda e che in occasione della degustazione organizzata a Milano presso il ristorante stellato L’Alchimia per presentare intanto il primo vino lavorato in un unico tonneaux da 500 litri, ottenendo solo 500 bottiglie, Vallée d’Aoste doc Donnas 2021, a raccontare le performance dell’enologia di montagna e il crescente interesse al di fuori della regione. Nella degustazione milanese, al Donnas, Hervé ha affiancato altri 4 vini serviti con la raffinata proposta gastronomica de L’Alchimia, per raccontare la visione della sua famiglia nel produrre vini che devono essere di grande finezza sia per i vitigni autoctoni, sia per gli internazionali; nonché sulla convinzione di avere fatto bene a convertire i propri vigneti al metodo biologico, nel 2011, i primi in Valle d’Aosta; e a valorizzare i territori con vigne che arrivano sino ai 900 metri di altitudine, con pendenze che arrivano fino all’80%. Senza dimenticare che con la nuova cantina costruita nel 2000, a Quart ci sono stati i primi enoturisti tanto da convincere i Grosjean ad ampliarla, nel 2015, per dedicare maggiore spazio alle degustazioni sempre più richieste da un crescente pubblico di appassionati.
La Valle d’Aosta è la più piccola regione d’Italia, ma al tempo stesso, una delle più ricche a livello enologico con quasi 20 varietà autoctone e ben 11 di queste sono coltivate dalla famiglia Grosjean e, cioè: Petite Arvine, Premetta, Gamay, Cornalin, Nebbiolo – Picotendro, Neyret, Fumin, Muscat, Chardonnay, Pinot Noir, Petit Rouge. Che assicurano le uve per la produzione di 21 vini che rappresentano una delle più importanti selezioni enologiche della Valle d’Aosta: dalla linea dei vini biologici – con otto etichette – che evidenziano l’impegno a preservare al meglio il fragile ecosistema di una terra difficile; alla linea classico con nove etichette che esprimono l’essenza dei vini di montagna con tanta freschezza, mineralità e una beva eccezionale; dalla recente entrata nel mondo degli spumanti con la proposta di quattro bollicine; alle chicche rappresentate dell’edizione limitata – 500 massimo 1.300 bottiglie – di vini che celebrano particolari annate o la storia della famiglia Grosjean-Le Frères, quella del nonno Dauphin e della moglie Michelina e dei loro cinque figli.
Poi c’è la terza generazione che ha già in serbo alcune interessanti sorprese, come la vinificazione di uve Nebbiolo raccolte nel comune di Quart per la produzione di un nuovo Clairet (uno dei vini più identitari e storici della viticoltura valdostana) e una zona dedicata interamente al Nebbiolo-Picotendro per il cru di Donnas. Senza trascurare le cinque degustazioni in azienda che si chiamano Les Classiques, Le Reserves, Selection Bio, Selection Bio et Vigne, Selection Top. Infine, l’iniziativa Adotta un Cru che permette a chi sottoscrive l’adozione di seguire la nascita e la maturazione del vino, fino al calice finale; oltre a ricevere subito una bottiglia di una vecchia annata del cru scelto, una degustazione in cantina e, a fine periodo, 6 bottiglie della nuova annata del vigneto adottato.