Tutto è nato per un colpo di fulmine. Il fascino di un territorio può cambiare la vita delle persone, far voltare loro pagina.
E’ successo a tanti che adesso si dedicano interamente alle vigne ed è capitato anche a Luisa Silvestrini. Colline di Sopra è uno dei piccoli e nuovi volti della Toscana non blasonata. Realtà viticola a conduzione biologica dai piccoli numeri. Ventisei mila bottiglie e cinque ettari nella Maremma settentrionale, nel Pisano, dove risiede una delle doc della regione meno conosciute, Montescudaio, istituita nel 1977, più antica della vicina e famosa Doc Bolgheri.
Un mondo fatto di colline, diverse da quelle richiamate dall'immaginario collettivo. Scenografia che ha portato la produttrice a sedersi per l’ultima volta al tavolo da disegno, sul quale ha speso una lunga carriera da architetto, per progettare la sua cantina diventata ora “casa e bottega”. Infatti, come avviene per l’innamoramento a prima vista, Luisa e suo marito Paolo, entrambi piemontesi e amanti esploratori della Toscana, non hanno interposto troppi secondi e troppi ragionamenti tra lo stupore provato dinnanzi a quel paesaggio che si apre sulla Val di Cecina e la decisione di passarvi il resto della vita facendo quello che ha sempre determinato la storia di questa parte di Toscana, il vino. Una scelta di pancia, avvallata anche dal figlio Marco, dettata dalla bellezza “di un paradiso”, così Luisa lo descrive con una voce ancora incantata, tanto forte deve essere stata l’emozione di trovare il luogo dove realizzare il sogno e iniziare una nuova avventura. L’architetto fa i bagagli, e da Pavia dove si era trasferita per lavoro prende la rotta definitiva verso la Maremma e comincia a dedicarsi alla costruzione della nuova dimora, congegnata per essere ad impatto zero, per rispettare al massimo il vino e la sua integrità. La caparbietà delle donne non conosce limiti e freni quando segue la passione.
“La Toscana è sempre stata la nostra meta di viaggio preferita e l’abbiamo frequentata girandola in lungo e in largo. Ma quando siamo giunti ai piedi di Montescudaio abbiamo scoperto una nuova regione, incredibilmente ancora più bella di quella che conoscevamo. Dolci colline ricchissime di macchia mediterranea, di boschi di quercia, di lecci, alloro, battute dalla brezze del mare, dove si respira un profumo che non avevo mai sentito prima”. Per rispettare questo dono della natura, Luisa ha voluto scegliere la strada del biologico sin dal primo passo. “Semplicemente un atto dovuto per preservare quello che mi sta attorno, che è unico – tiene a precisare la produttrice -. Non mi piace però essere identificata con un club preciso o associata al filone del bio. Poi, in questo territorio ci sono solo cantine piccole e la maggior parte fa biologico o biodinamico. E’ un’attenzione e un valore condiviso da tutti”.
A sostenerla il marito, che si divide tra Milano, dove fa il medico, e la cantina, il figlio e altri due uomini, parte integrante della squadra dal primo capitolo di questa storia: l’agronomo Mauro Carrara e l’enologo Giovanni Bailo. Con il loro aiuto è nato il vigneto Colline di Sopra, attraverso un piano ampelografico che prevedeva la sperimentazione. “Era una terra vergine – ci dice Luisa – abbiamo messo viti nuove con l’idea di provare diversi varietali. Dopo due anni i vini avevano già una loro caratterizzazione e questo ci ha incoraggiato ad andare avanti, significava che l’intuizione era giusta”.
Abbiamo degustato il vino che ha conquistato la critica, il Sangiovese in Purezza Doc Montescudaio Sopra 2010, il Ramanto 2010, Cabernet Franc e Petit Verdot, ed Eola 2011, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah e Sangiovese. Tre assaggi che aiutano ad inquadrare il territorio. Tre espressioni diverse e una sola chiave di lettura: l’habitat. Quella che, si utilizza oggi, più di prima, per leggere qualsiasi vino, ma con queste etichette, la prova soddisfa davvero le aspettative. Tutti esprimono, in modo netto, la macchia mediterranea e la mineralità. Vini freschi, dal tocco leggero, una panoramica diversa su una regione che, al di là dei riflettori, è in grado di regalare ancora nuovi orizzonti e sensazioni. Emerge chiaro lo stile. Vini di grande equilibrio, che assicurano una perfetta corrispondenza naso, bocca. Delicati e di territorio.
Il Sopra è suadente. Fruttato. Note di fragoline, lampone, nuance di erbe aromatiche. Immediato. Ingresso setoso. Tannini decisi, croccanti. Beverino. Intenso. “E’ il vino per il wine lover” così lo definisce Luisa.
Costo: 28 euro
Il Ramanto ha un nerbo acido spiccato. Regala arancia rossa, bacche, macchia mediterranea. Fine. Al palato tannini dolci, concentrato e fresco. Lascia un gradevole sentore di ciliegia rossa. “E’ il vino da lume di candela, sexy come una volta lo definì Alberto Cipresso”, ci dice la produttrice.
Costo: 18 euro
Eola è vibrante. Profumato. Bouquet ricco di frutti rossi e note verdi balsamiche. Bella struttura e scivola leggero. Non fa assolutamente percepire i 14,5 gradi di alcol. “Il vino da condividere con gli amici. Il classico da sbicchierata e da sorseggiare fresco anche d’estate”, consiglia. Costo: 11 euro
Manuela Laiacona
Colline di Sopra
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Montescudaio (PI)
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