(I tre Retsina in degustazione)
di Alma Torretta, Bruxelles
La presentazione dei Retsina dell’azienda Kechris in uno dei locali greci più famosi di Bruxelles, il ristorante Notos di Constantin Erinkoglou, è stata l’occasione per fare il punto su questa tipologia di vino che negli abbinamenti ha dimostrato una polivalenza e una modernità inaspettati.
Com’è noto, si tratta di un tipo di vino prodotto in Grecia da millenni aggiungendo al mosto che inizia la sua fermentazione della resina di pino che, da quando la tipologia è protetta come denominazione tradizionale, è limitata a quella proveniente dal Pinus Halpensis, ossia pino d’Aleppo, mentre nell’antichità se ne potevano usare anche altri tipi. Una pratica iniziata più di tremila anni fa quando si è cominciato ad usare resine di conifere per sigillare le anfore al fine di evitare l’ossidazione del vino in esse contenute, pratica che donava al vino un gusto fresco e maggiore complessità, subito particolarmente apprezzati. “Nel tempo la Retsina è diventata sinonimo di vino greco, apprezzatissima dai turisti estivi che l’hanno fatta conoscere al mondo – ha ricordato Yiorgos Darlas, responsabile marketing della cantina Kechris di Tessanolicco, in Macedonia – la sua fama è stata però offuscata purtroppo dalle grandi quantità di retsina di bassa qualità e da quei produttori che hanno utilizzato la resina in realtà solo per mascherare difetti. Diverse cantine greche rivolte a fare qualità hanno quindi abbandonato o limitato la sua produzione, mentre Kechris ha invece creduto nel potenziale di questo vino antico ed è attualmente quella che in Grecia ne produce più tipologie”.
(Yiorgos Darsal e Costantin Erinkoglou)
Noi ne abbiamo provato tre, ufficialmente tutte senza annata perché la denominazione non prevede l’indicazione del millesimo in etichetta, ma si tratta tutte di 2017, come in realtà mostra un codice stampato sulla bottiglia elaborato dal produttore proprio per superare il divieto. Ed abbiamo giocato a provare diversi abbinamenti con la cucina di Costantin Erinkoglou che è bella e buona, armoniosa ma con carattere, tradizionale ma sempre con un tocco personal e anche un po’ fusion. La sfida è infatti anche dimostrare che la retsina è adatta ad esaltare pure altre cucine, sempre però di carattere, quali la francese o la giapponese. Ma da Costantin è la maetria prima autentica e di altissima qualità, rispettata al massimo nell’apparente semplicità dei suoi piatti, nonché il suo amore raffinato per la cucina tradizionale, ed anche per la storia e l’arte della Grecia classica, che indubbiamente sono ancora prevalenti e protagonisti, per fortuna.
KECHRIS AFROS. Una Retsina bianca “all’antica”, ottenuta dal vitigno Roditis, una delle uve classiche della tipologia, non filtrata e che, nel nostro assaggio, si è presentata delicatamente petillant, segno di una leggerissima rifermentazione in bottiglia che, invece che un difetto, ci è sembrato segno positivo di naturalità e che ne aumenta la piacevolezza rendendola ancora più rinfrescante. Qui il profumo della resina di pino è evidente ed anche all’assaggio il suo carattere è deciso, perfetta da abbinare quindi a piatti dai sapori altrettanti caratterizzati come quelli di certi piatti tradizionali della cucina greca, quale la soupe fredda di cetrioli e yogurt.
KECHRIS ROZA. Un rosato che si potrebbe anche definire un rosso chiaro per quanto il suo colore è intenso e il corpo pieno. E’ ottenuto da uve Xinomavro in purezza e qui la resina si avverte appena al naso leggerissima e deliziosa, per segnare più marcatamente il retrogusto e lasciarsi definire in conclusione davvero molto buona. E’ perfetta per le melanzane fumée che hanno aperto una cinquina di assaggi “cicladici” a base inoltre di carciofi, lenticchie verdi, zucchine e fave. Con le restanti quattro verdure abbiamo preferito l’abbinamento con il bianco Afros, ma per le melanzane alla brace il rosato è stato davvero insuperabile, e così crediamo sarebbe stato con qualsisi altra verdura pure alla brace o con un affumicato di tonno.
KECHRIS TEAR OF THE PINE. E’ il vino di punta della cantina, una Retsina di altissima qualità da uve Assyrtiko, creata nel 2006 e che ha già vinto più di 45 premi in tutto il mondo. La resina si avverte anche in questo caso leggera al naso, ben in equilibrio con i profumi tipicamente agrumati del vitigno, ma è lunghissima nella persistenza, elegante e complessa, regalando anche toni ben riconoscibili di timo, rosmarino e zenzero. Naso dunque molto fine e variegato, ma bocca molto ricca e corposa. E’ elaborata con grande cura, vinificando separatamente le differenti parcelle di vigna, utilizzando solo la resina migliore, con affinamento in legno per sei mesi. Ha un potenziale di invecchiamento di oltre dieci anni. Lo chef Constatin ce l’ha proposta in abbinamento, riuscitissimo, con pesce, crostacei e cozze aromatizzati alla retsina e salvia. Per concludere, i vini Retsina Kechris e i piatti di Notos hanno veramente fatto dimenticare tutte le pessime retsine che purtroppo si trovano ancora al supermercato, per fare riscoprire un vino, e al tempo stesso una cucina greca, più autentici e più moderni.