da sinistra Claudio Galosi enologo,
Francesco Fogolin direttore del Feudo, Domenico Zonin
“Celebriamo la “Festa della vendemmia”, è gradita la Sua presenza”.
Arriva dal “Feudo Principe di Butera” il garbato invito è certo non si può disdegnare l’occasione di rivivere riti e passioni che accendono una “Festa della vendemmia”. E per di più siciliana, anche se un po’ tardiva, in verità (la festa, non la vendemmia), con i suoi riti antichi, in un luogo pregno di storia e nobiltà, (nel secolo scorso i Savoia costituirono il Principato Deliella, proprio sulle stesse terre che oggi rappresentano i confini del Feudo) ricco di sentimenti e tradizioni, traboccante di virtù e orgoglio contadino. E più che una festa è stato un “Te Deum”, profano e devoto insieme o, volendo, un “Thanksgiving Day” siciliano, il giorno del ringraziamento, appunto: ”Perché è una giusta celebrazione dopo un anno di lavoro – sancisce Domenico Zonin, maestro di cerimonia per l’occasione – anzi una meritata riconoscenza a quel sangue e al sudore che alla fine fanno raccogliere i meritati frutti. E quando questi arrivano si scoprono giustificate la gioia e la soddisfazione. Esaltate poi, dalla conferma e da una percezione di quel perfetto legame che si stringe fra una terra generosa e dall’umile orgoglio tipico della vera anima contadina”.
La porchetta
Una serata molto ottocentesca, “romantica”, nel senso filosofico, anche se qua e là i sentimenti e le atmosfere antiche si fondevano con la modernità. E la “babelica” natura divina di Dioniso si contraddiceva sotto una soft colonna sonora in cui gli strumenti tipici del folklore siciliano erano banditi e “ Nothing can change my love for you” prendeva il posto di “…Sicilia bedda mia, terra d’ammuri”. Ma rigorosamente legati alla tradizione invece odori, sapori, cotture e menu della serata. Con scacciate e arrosti preparati in forni a legna, il maialino da latte (il tacchino delle simbologie) in celebratissima presentazione, vino, ovviamente in copiosità mescita.
Domenico Zonin
Celebrare tradizioni e passato è di buon auspicio per il futuro: lo sanno molto bene alla “Zonin Holding”: “Ogni anno che passa questa azienda siciliana entra sempre più nel nostro cuore – puntualizza Domenico Zonin per spiegare il senso della serata -. Noi stiamo lavorando affinché il “Feudo Principe di Butera” (320 ettari di terreno, di cui 180 vitati con nuovi impianti, il più grande investimento vitivinicolo compiuto dalla Famiglia Zonin, nel 1997) si collochi stabilmente fra le migliori che esprimano le eccellenze siciliane. E non solo con i vini ma con tutto ciò che le ruota attorno, vedi l’ospitalità, la comunicazione, l’immagine di un territorio, in una sola parola: il proprio brand. Quando si raggiungono certi risultati, il primo compito che ci poniamo è quello di alzare l’asticella. E visti i riconoscimenti che ci hanno riservato ultimamente le guide ecco che dobbiamo raggiungere e superare la tacca successiva”.
Il effetti il “Feudo Principe di Butera” è la tenuta che ha riscosso in media, nel 2012, i punteggi più alti tra le aziende del gruppo ( “Due bicchieri del Gambero all’ l'Insolia; l’Ais l’ha gratificata riconoscendola come l’azienda col maggior numero dei “4 grappoli”; altre recensioni lusinghiere esaltano invece l'alta qualità della sua ospitalità). Nel 2011 in questa azienda, hanno tappato 800mila bottiglie spalmate su undici etichette. In maggioranza finiscono nella linea Horeca, ma nella Gdo va forte, ed è il più venduto il “Nero d’Avola” . I fiori all’occhiello rimangono ancora i cru Deliella, Symposio. Completano il catalogo: Riesi Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon, Insolia, Chardonnay, Surya Bianco e il Surya Rosso.
Per diritto di cronaca ecco i riconoscimenti d'eccellenza ad alcuni vini di altre aziende del Gruppo: (Tre Bicchieri a Rocca di Montemassi 2010 di Rocca di Montemassi e a Chianti Classico Riserva 2008 di Castello d'Albola; Acciaiolo 2009 di Castello d'Albola: Vino d'Eccellenza per l'Espresso. E all’“Amarone Zonin” 2009 i 5 Grappoli Ais).
Stefano Gurrera