di Clara Minissale
Energici, inarrestabili e soprattutto territoriali.
Marco e Costanza Durastanti, proprietari del ristorante pizzeria Villa Costanza, alle falde di Monte Pellegrino a Palermo, dopo avere creato e “firmato” birra, vino e olio, hanno pensato anche al fine pasto, portando in tavola un amaro totalmente realizzato nel palermitano. È nato così l’amaro Costanza, fatto con infuso di cardo, cicoria e limone, coltivati negli orti che il ristorante gestisce dal 2016. “Volevamo qualcosa da potere proporre ai nostri clienti come fine pasto che fosse realizzato interamente con prodotti della nostra terra, coltivati da noi – spiega Marco Durastanti – e questa idea ha preso corpo grazie alla collaborazione con l’agronomo palermitano Paolo Castelli e alla sua esperienza in questo campo”.
(Filippo Sclafani, Marco Durastanti e Paolo Castelli)
Fondamentale per trovare la ricetta perfetta, anche l’apporto di Filippo Sclafani della Sclafani Liquori di Bolognetta, che si occupa della produzione e della distribuzione di bevande alcoliche, “con il quale – dice il proprietario di Villa Costanza – abbiamo lavorato qualche mese per trovare l’equilibrio che volevamo. È una bella esperienza imprenditoriale e di condivisione che ben si sposa con l’idea di fare impresa che, per noi, vuol dire innanzitutto incontrare il territorio nella sua essenza e far muovere l’economia locale. Ovviamente non si tratta di un prodotto industriale con una ricetta standardizzata ma di un amaro che cambierà leggermente in base alle caratteristiche delle erbe coltivate, cosa che per noi e per la nostra filosofia, rappresenta un punto di forza”.
Le erbe utilizzate per gli infusi sono coltivate nell’orto di Ciaculli e danno vita ad un liquore rotondo ed equilibrato, la cui produzione ha già superato i duemila litri. È disponibile in due eleganti formati, uno più piccolo “da viaggio” e la bottiglia da mezzo litro. L’amaro allunga, dunque, la lista delle “autoproduzioni” di Villa Costanza e si aggiunge alle tre birre a marchio del ristorante pizzeria, la bionda Pale Ale, l’ambrata Amber Ale e la Pale Ale Wheat, ai due vini – Grillo e Nero d’Avola – e all’olio, un blend bio di due cultivar la Giarraffa e la Santa Catese. Ma gli inarrestabili fratelli Durastanti non si fermano qui. “Durante il lockdown abbiamo avuto più tempo da dedicare allo sviluppo di varie possibilità di collaborazione – dice Marco – e grazie a Sicindustria abbiamo avviato dei canali, al momento solo virtuali, con buyer giapponesi che sembrano molto interessati alle nostre produzioni. Intanto abbiamo anche sviluppato l’e-commerce per potere far arrivare i nostri prodotti a tutti i clienti o agli appassionati che ce li hanno chiesti. L’idea alla base di tutto è sempre quella di fare viaggiare il territorio ben oltre le mura del locale, raccontando attraverso chi siamo e quello che facciamo quali sono le potenzialità della nostra terra”.