di Marco Sciarrini
La campagna che si estende tra Mazara e Trapani fornisce panorami bellissimi al viandante ed in particolare agli amanti della viticoltura.
E svela come il territorio possa influire sull’origine degli allevamenti e sulla qualità dei prodotti. Ed è in questo territorio che abbiamo visitato l’Azienda Assuli. Il nome di questa cantina prende spunto dalla parola dialettale “o suli” (al sole, o meglio, messo davanti, di fronte al sole) che si trasforma in Assuli, in italiano al sole, tanto riesce a beneficiare della sua luce per l’intera giornata. Il sole appunto è anche l’immagine che rappresenta l’azienda nelle proprie etichette. Localizzata in contrada Carcitella con circa 130 ettari di proprietà, suddivisa in cinque appezzamenti, Carcitella, Besi, Fontanabianca, Segesta e Bosco Scorace, tutti tra i 100 e i 600 metri di altitudine sul livello del mare. La famiglia Caruso, proprietaria della cantina nasce come imprenditrice del marmo. Infatti il padre di Roberto Caruso, Giacomo, scoprì la varietà di marmo “Perlato di Sicilia”, e già dal 1948 era a capo dell’impresa la Sicilmarmi. Marmo perlato che è stato usato per la ristrutturazione del baglio settecentesco che ora ospita la cantina. Le due attività ora sono seguite dai nipoti Roberto, Nicoletta e Michele. “Assuli è la continuazione di un percorso che ha radici profonde. La cantina, i vigneti, i terreni, le vigne, il personale ed i nostri consulenti esprimono la continuità di uno stretto legame con il territorio, la presenza e l’impegno della mia famiglia, che è parte attiva e fondamentale nella conduzione dell’attività, introduce, tutta l’esperienza dei Caruso nel mondo dell’agricoltura e del vino, a partire dai miei nonni che iniziarono ad accendere in me la passione per il vino che ho voluto proseguire” spiega Roberto Caruso. E continua: “Orgogliosamente promotrice dei vitigni autoctoni e dei suoi territori, ciò che ci proietta nel futuro sono gli elementi di identità, autorevolezza ed i nuovi importanti investimenti in termini di ricerca enologica, ampliamento ricettivo, sostenibilità”.
(Il baglio)
La produzione si concentra sui vitigni autoctoni siciliani, monovarietali e biologici certificati, con l’attento controllo dell’enologo Lorenzo Landi, che segue anche un appezzamento di 0,3 ettari per 600 piante, interamente rivolto alla sperimentazione e al recupero di varietà autoctone antiche. Tutti i vini prodotti prendono il nome di un personaggio protagonista del poema di Ludovico Ariosto “l’Orlando Furioso” e delle gesta dei Paladini. Su tutte le etichette campeggia il fondo bianco in cui si stagliano gli elementi iconici dell’immaginario visivo cavalleresco, armi, cavalli e cortesie. Ispirati alla cultura del Furioso, originale e italiana, narrata in modo moderno, con un linguaggio rivitalizzato, giocoso, dinamico fresco. Ciascuna etichetta infatti vuole essere espressione di un particolare personaggio. Spazio all’innovazione all’insegna della territorialità anche con i “vitigni reliquia” recuperati grazie ad un ambizioso progetto sperimentale: micro-vinificazioni che testimoniano lo straordinario patrimonio di biodiversità dell’isola.
(Il vigneto)
“Le caratteristiche dei nostri vini sono il frutto di un clima insulare-mediterraneo, con inverni miti ed estati ventilate. L’altitudine, il terroir e la buona dotazione minerale rendono la coltivazione privilegiata: la ventilazione è incredibile e la mineralità straordinaria, elementi che si ritrovano poi nel calice” afferma Roberto Caruso. Altro pilastro su cui la cantina poggia è la sostenibilità come driver d’azione. Misurare, valutare, condividere: queste le tre parole d’ordine di SoStain Sicilia a cui Assuli ha aderito. Un progetto ambizioso e al contempo assolutamente concreto che prevede il miglioramento delle performance ambientali secondo il Programma Viva che misura le prestazioni attraverso il calcolo di quattro indicatori, selezionati come maggiormente rappresentativi, ovvero Aria (impronta di carbonio), Acqua (impronta idrica), Vigneto (impatto su suolo e riserve idriche della gestione agronomica dei vigneti) e Territorio (analisi del legame tra il vino e il suo territorio). Essi rappresentano il dato concreto di partenza su cui Assuli baserà la propria azione di miglioramento continuo, individuando misure che riducano gli effetti negativi sull’ecosistema ed impegnandosi ad attuarle. Rispetto agli altri schemi di certificazione, Viva si caratterizza per l’inclusione nell’analisi dell’intera filiera vitivinicola e per il riconoscimento del Ministero della Transizione Ecologica.
(La bottaia)
Uno dei vitigni a cui Assuli è particolarmente legato è il Perricone, un antico vitigno autoctono della Sicilia occidentale, da sempre presente nell’area. Una varietà coltivata per secoli. Attilio Scienza ha avanzato l’ipotesi di come questo vitigno si sia evoluto a partire da uve aromatiche, proveniente dalla Grecia e transitata nella Calabria ionica, dove si è incrociato ad un antenato del Gaglioppo, fino ad arrivare in Sicilia, dando origine al Perricone. Una delle ipotesi dell’origine del nome Perricone sembra accostata ad un’antica famiglia nobile spagnola, Pericone, che si attestò in Sicilia, nella zona di Palermo, diversi secoli fa. Noto anche con i sinonimi di Tuccarino, Guarnaccio e Pignatello, è stato il vitigno a bacca nera più coltivato nel corso del ‘700 e dell’800, e veniva utilizzato prevalentemente per l’elaborazione del Marsala Ruby, in assemblaggio con altre uve locali. Il Perricone è un vitigno di produttività medio-bassa, molto resistente alla siccità. Di precoce germogliamento, mantiene una particolare sensibilità alla fillossera, anche fogliare, ma è capace di resistere più di altre varietà alle infezioni fungine grazie alla buccia spessa e pruinosa. Il sinonimo Pignatello sembra invece riferirsi al termine dialettale pignatidare, utilizzato per definire le argille rosse alluminose del trapanese utilizzate per produrre le pignàte, tradizionali pentole di terracotta. Questo riferimento all’argilla è estremamente importante, perché descrive una delle caratteristiche del Perricone, ossia la sua attitudine a trovarsi a proprio agio su terreni forti e argillosi, dove esprime in modo particolare la sua potenza e l’intensità del tannino. Un’altra parola d’ordine è “basse rese”, assecondando la naturale predisposizione del Perricone ad una moderata produttività che per un grande periodo di tempo è stata la causa dell’allontanamento dei produttori al vitigno.
(I due vini degustati)
Perricone Fiordispina Rosato Sicilia Doc 2021
Perricone 100%. Proveniente dal vigneto Carcitella, il più ampio degli appezzamenti Assuli, 65 ettari, ad un’altezza di 100-150 metri sul livello del mare, su suoli di medio impasto, ricco in calcare e scheletro, dalla buona dotazione minerale. Fiordispina rappresenta una sfida, dimostrare che è possibile, con grandi uve, ottenere un rosato fresco e piacevole. Interpretazione originale del Perricone. Vinificazione in bianco, diraspatura e leggera pigiatura, con una brevissima macerazione in pressa, pressatura soffice, fermentazione a temperatura controllata tra 14-16°che dura circa 2 settimane, segue affinamento di 3-4 mesi in acciaio, con sospensione periodica delle fecce fini (batonnage). Colore rosa brillante con riflessi oro, al naso intense note di frutta fresca, lamponi, ciliegia, ribes, accompagnate da una nota agrumata, note floreali di gelsomino con leggeri sentori di spezie orientali dolci, al palato bella freschezza sapida, e corrispondenza gusto olfattive dove tornano le note fruttate con un persistente finale.
Perricone Furioso Sicilia Doc 2018
Perricone 100 %, Terreno di medio impasto ricco in scheletro e ciottoli, dalla buona dotazione in calcare e minerali, ad un’altitudine: 100-150 metri sul livello del mare. Diraspopigiatura soffice e fermentazione tradizionale con macerazione di 25-30 giorni. Estrazione molto soffice dei composti nobili della buccia effettuati tramite rimontaggi tradizionali. Temperatura di fermentazione 26-27°C. Affinamento di 12 mesi in botte grande di rovere, successivamente 12mesi in bottiglia. Colore rosso rubino intenso con riflessi porpora, al naso offre intensi profumi di frutta rossa matura, di gelsi neri, marasca, liquirizia e cappero grafite e viola, note balsamiche di ginepro al palato è succoso con buon equilibrio accompagnato da morbidi tannini, grande richiamo di beva, le sensazioni fruttate olfattive ritornano per un persistente finale.