(Luca Scapola)
di Ilaria De Lillo
Non chiamatelo vino biologico, né biodinamico, né naturale, ma semplicemente autentico. E’ il Nero di Troia di Luca Scapola, giovane titolare dell’azienda vitivinicola Borgo Turrito.
Immersa nella campagna foggiana, precisamente a Borgo Incoronata, luogo di culto per tanti fedeli e non che partono in pellegrinaggio alla volta della Madonnina Nera, l’azienda da 3 generazioni investe sulla produzione di eccellenze che valorizzino il territorio. Da 10 anni Luca ne tiene le redini puntando sul Nero di Troia, vitigno pugliese che dopo Primitivo di Manduria e Negroamaro è la terza varietà autoctona regionale. Con po’ di incoscienza, ma con tanta passione, oggi Luca è il re del Nero di Troia Rosato e a guidare il suo primato sono tre parole chiave: tradizione, qualità e innovazione. “Nel 1970 in Puglia c’erano 12 mila ettari di Nero di Troia, nel 2000 si è scesi a 1782. Questi dati non mi hanno scoraggiato e quando nel 2007 ho iniziato l’attività ho deciso di puntare proprio su questo vitigno”. Ma perché il Nero di Troia era così snobbato dai produttori? “Rispetto ad altre specialità come Trebbiano, Montepulciano e Sangiovese, varietà che vanno per la maggiore nella nostra zona, il Nero di Troia è un vino poco produttivo. Andando sempre più verso una massificazione del prodotto, questo calo era inevitabile. C’è stato un cambiamento di politiche generale che ha costretto le piccole e grandi aziende locali a preferire un prodotto meno costoso e più spendibile sul mercato”. Ad oggi la situazione si è ribaltata e il Nero di Troia sta tornando lentamente sulle nostre tavole. “Questo è dovuto sia al cambio generazionale, sia al fatto che ormai molti produttori hanno capito che massificare non porta reddito, la competizione cresce e bisogna investire verso idee imprenditoriali innovative”.
A muovere Luca verso la nuova sfida per il mercato enologico sono stati un forte senso di appartenenza a questa terra che definisce “magnifica” e l’entusiasmo per questo lavoro. “Fin da quando ero piccolo il mio chiodo fisso era andare in campo con mio padre dopo scuola e fare la vendemmia, seguirlo nelle varie fasi di produzione del vino. Sono cresciuto coltivando questa passione e studiando da enologo per far crescere l’azienda verso la valorizzazione del territorio e in un’ottica di sostenibilità ambientale”. Politiche di coltivazione sostenibili sì, ma senza bollini verdi e certificazioni, perché Luca ha deciso di preservare il più possibile il sapore autentico del vino e la salute del consumatore investendo in un progetto diverso. “Oggi vendere il biologico è senza dubbio più semplice. Ma dagli studi fatti sul campo si è visto che al di là dell’assenza dei pesticidi, la presenza di altre sostanze cancerogene come i metalli pesanti è ugualmente dannosa”.
Filiera corta dunque, valorizzazione del prodotto e abbattimento dei costi, vendendo le bottiglie direttamente al consumatore e diffondendo una cultura del vino. “Credo nell’educazione del consumatore ad apprezzare ciò che è di qualità. Se il mercato va verso una direzione piuttosto che un’altra molto dipende da quanto i consumatori sono consapevoli. Bisogna educarli al riconoscere la vera qualità e valorizzare la cultura del prodotto locale”. Luca lo fa non solo quotidianamente in vigna, ma anche promuovendo un luogo di fruizione del Nero di Troia: il foyer della Piccola Compagnia Impertinente, giovane ed entusiasmante realtà teatrale con la quale Borgo Turrito collabora per la diffusione della cultura locale. Attendendo gli attori che escono dalle quinte e commentando gli spettacoli, gli spettatori possono gustare un calice di Torcervaro e respirare in una sera le avanguardie culturali della Puglia.
Passione, professionalità e “fare squadra”: così il Nero di Troia potrà tornare da protagonista sulle tavole degli italiani.
Oggi il Calarosa di Luca è medaglia d’argento al Mondial du Rosè 2016 di Cannes in Francia. Ma mentre ha in cantina due novità per il 2017 che sveleranno altri profumi e identità del Nero di Troia, ci godiamo il Torcevaro, il suo preferito. “E’ un vino morbido, intrigante, caldo. Ideale davanti al camino, accompagnando una ricca grigliata di carne”. Magari con torcinelli e paccanelli tipici. E Borgo Turrito non si distingue solo per la qualità e tradizionalità del vino, ma anche del mosto cotto, altro prodotto esclusivo della zona ottenuto dalla bollitura a fuoco lento di uve mature, in cui densità e profumi di caramello sono il tocco di classe su taralli, cartellate e carni pregiate. “La Puglia – conclude Luca – può e deve essere il futuro di un Sud che si fa amare per cultura, qualità, senso dell’ospitalità, tradizione e innovazione”. E il Nero di Troia tornerà ad essere un vino di punta