(La famiglia Bonzano con, al centro, Donato Lanati)
Nella Tenuta della Mandoletta i fratelli Enrico, Stefano e Massimo Bonzano sono gli autori di un progetto vinicolo a più mani, realizzato in collaborazione con l’enologo “scienziato” Donato Lanati, che ne ha condotto e coordinato i lavori dal principio, nel 2011.
Assieme a loro Simonetta Ghia, moglie di Enrico Bonzano e titolare dell’azienda vinicola, che ha incoraggiato e promosso la nuova avventura imprenditoriale con la sua profonda passione per il mondo del vino. Le radici di questa storia affondano nei terreni del comune di Coniolo, nel Monferrato Casalese, patrimonio Unesco dal 2014, e crescono in queste colline dove i vigneti si alternano ai boschi di noccioli e faggi. Un territorio composto da suoli calcareo-argillosi che nasconde nelle sue profondità gli antichi infernot scavati nella Pietra da Cantoni, la stessa usata per la costruzione delle dimore e dei castelli che torreggiano dalle coste dei colli. Un paesaggio suggestivo e unico, che fa da scenario a questa nuova avventura vinicola presentata in anteprima con la degustazione di 4 dei 7 vini della cantina, annata 2017, la prima prodotta dall’azienda.
Sono il Gajard, gagliardo come questa Barbera del Monferrato Doc, l’Armognan, come l’albero dell’albicocco da cui questo Bianco del Monferrato Doc prende i profumi e i colori, l’Hosteria Monferrato Rosso Doc, un vino conviviale che si abbina a tutto pasto, e La Meridiana Rosato, dalla piacevole freschezza e versatilità. Chiudono la proposta enologica il Metodo Classico Brut Mandoletta, il Bruno Bonzano Barbera del Monferrato Superiore Docg e il Genevieve Monferrato Bianco Doc, tre selezioni che saranno pronte nella seconda parte del 2018.
Il Monferrato e la Tenuta della Mandoletta sono luoghi del cuore per i Bonzano, perché rappresentano rispettivamente le origini della famiglia e la fonte d’ispirazione di questa avventura vinicola. La vocazione enoica di questi terreni risale ai primi dell’Ottocento, quando la dimora viene acquisita dalla famiglia Vitta, appartenente alla comunità ebraica di Casale Monferrato. A quei tempi la vigna era il tratto distintivo della Tenuta, assieme al suo parco storico, su cui intervengono i fratelli Marcellino e Giuseppe Roda, giardinieri affermati nell’ambito del panorama piemontese, già al servizio dei Savoia. Nel 1898 la Mandoletta passa a Giuseppe Raffaele, che incarica l’architetto Giuseppe Archinti di trasformare completamente la residenza. I vigneti che circondano la dimora vengono espiantati a favore di altre coltivazioni, fino all’arrivo della famiglia Bonzano, originaria del Monferrato, che si innamora del luogo e sin dagli anni Duemila effettua importanti lavori di recupero finalizzati al ripristino dei giardini storici e, in seguito, all’impianto delle vigne.
La Mandoletta oggi è una tenuta circondata da un corpo unico di 7 ettari di vigneti, incastonata nel paesaggio più tipico del Monferrato Casalese: morbide colline che salgono dalla vicina Pianura del Po, che non raggiungono mai altezze superiori ai 400 metri, dove il paesaggio agricolo è un saliscendi di boschi, borghi e cascine. Sono il rispetto per la tradizione, l’ecosostenibilità ambientale e il coraggio nello spingersi verso nuovi confini i valori fondanti della Bonzano Vini, che vuole diventare un punto di riferimento nella produzione di qualità di questa zona. Assieme a questi valori ce n’è un quarto, forse il più importante, che ha determinato la forza propulsiva di tutto il progetto: la famiglia. Un patto generazionale, che punta a dare valore al Monferrato spesso schiacciato nella competizione con altre zone del Piemonte.
Sono Enrico Bonzano e la moglie Simonetta Ghia a credere per primi nella vocazione vinicola della Tenuta della Mandoletta, tanto da coinvolgere tutta la famiglia in questo ambizioso progetto. E non potrebbe essere altrimenti per una dinastia di imprenditori come la loro, leader nella produzione di pannelli in legno per uso industriale, che possiede oltre 2000 ettari di pioppeti nel mondo. Una produzione ecosostenibile, coadiuvata dall’Unità di Ricerca per le Produzioni Fuori Foresta di Casale Monferrato, il più importante centro studi italiano del settore, dove è stato creato il “clone I-214”, la varietà di pioppo più utilizzata al mondo. Le origini contadine degli avi della famiglia Bonzano, l’amore per la propria terra, lo spirito imprenditoriale e l’amicizia con Donato Lanati, hanno creato le basi per questa sfida, che vuole cambiare radicalmente l’immagine del Monferrato vinicolo.
“Il vino non è una formula”. Sorprendentemente a dirlo è colui che della ricerca scientifica ha fatto lo scopo della propria vita: Donato Lanati, deus ex machina di questa avventura enoica. “Un grande vino che sappia emozionare è il risultato del territorio, ma soprattutto degli uomini che lo abitano. – chiarisce – A fare grandi i terroir sono i grandi personaggi, quelli che sanno capirne la potenzialità e che riescono a farli esprimere, confrontandosi con i vini internazionali di riconosciuta fama”. Lombardo di nascita, piemontese d’adozione, Lanati ha fondato nel 1990 Enosis Meraviglia, una realtà dal respiro internazionale, centro di ricerca applicata e di consulenza enologica.
(I vini degustati)
Per la Bonzano Vini ha coordinato i lavori sin dall’impianto dei vigneti e ha definito lo stile territoriale dei loro prodotti. “Sono affascinato dal Monferrato e ci vivo convinto da oltre quarant’anni perché è un territorio che ogni giorno dà qualcosa di positivo. – spiega Lanati – Qui l’agricoltura è a misura d’uomo e percorrendo una qualsiasi strada di campagna si scopre un paesaggio dolce che a ogni curva regala alla vista una nuova emozione”. Un paesaggio che secondo l’enologo nasconde un potenziale vinicolo ancora inespresso, che nulla ha da invidiare ad altre zone ben più note del Piemonte. “Il territorio è il vero valore del vino, la personalità e la riconoscibilità di un vino che si identifica in una zona ben determinata, ci permettono di non cadere nell’omologazione e il Monferrato in quest’ottica ha tutte le carte in regola per avere successo”.
Un obiettivo di promozione del territorio condivisa dalla Bonzano Vini. “Per arrivare a grandi risultati occorre una ricerca capace di individuare quegli elementi di qualità, che la natura offre come: aromi, antociani stabili, polisaccaridi ecc.. Per far ciò non ci si può accontentare dell’espressione verbale di terroir, ma occorre selezionare zone o particelle, all’interno di uno stesso vigneto, e avvalorare il tutto da un punto di vista scientifico. Questo è il lavoro che si sta portando avanti nell’azienda Bonzano”. La strada tracciata per questa cantina troverà nel tempo la propria identità produttiva. “Il vero concetto di qualità si raggiunge solo quando produttori sensibili e capaci riescono attraverso il vino a dialogare, anche a distanza, e magari fino dall’altra parte del mondo con consumatori attratti dal desiderio di trovare un territorio dentro al bicchiere! – conclude l’enologo – Tutte queste capacità appartengono ai Bonzano ed è per questo che credo in questo progetto”.
La Bonzano Vini ha studiato un logo che rievoca in maniera stilizzata sia la meridiana che campeggia nella facciata della Villa della Mandoletta, sia la ramificazione dell’albero genealogico. L’intervallarsi delle stagioni, il sole coi suoi raggi che segna il tempo sulla meridiana, la famiglia e le sue diramazioni sono concetti che si esprimono nell’immagine del brand. Un logo che gioca sul contrasto tra il bianco e il nero, dalle linee pulite, che racchiude l’idea dello scorrere del tempo e delle generazioni.
Ecco i vini degustati
Gajard – Barbera del Monferrato Doc: Gajard in dialetto piemontese significa vigoroso ed esuberante, proprio come la personalità di questo vino dal colore intenso. Barbera in purezza, presenta un colore rubino profondo, aromi di frutta rossa appena colta. In bocca è fresco, con tannino croccante e splendida beva.
Armognan – Monferrato Bianco Doc: In dialetto piemontese Armognan significa albicocca, frutto che richiama la fragranza di questo vino. Blend chardonnay e sauvignon. Giallo paglierino luminoso. Al naso esprime belle note agrumate e caratteristici ricordi di albicocca. In bocca è fresco, con piacevole sapidità.
Hosteria – Monferrato Rosso Doc: un vino conviviale che avrebbe potuto chiamarsi sia “hosteria” che “Incontro” o “Amicizia”. Per tutto il Novecento infatti l’Osteria non è stato solo un luogo di ritrovo e socializzazione, ma di ospitalità vera. Blend pinot nero, barbera. Rosso rubino. Naso floreale e elegante. Palato armonico.
La Meridiana Rosato: da uve Pinot Nero questo vino si caratterizza per la buona versatilità gustativa. Colore rosato tenue, pelle di cipolla. Naso fragrante di piccoli frutti rossi e soffi floreali. In bocca vince per freschezza e buon equilibrio gusto-olfattivo.