Sono due le motivazioni che fecero approdare i conti Giangiacomo Spalletti Trivelli e Susanna D’Inzeo in Umbria, nel borgo incantato di Pomario, a 500 metri di altitudine tra i colli Orvietani e il Lago Trasimeno, ai confini della Toscana. E, cioè, il desiderio di un “buen retiro” raggiungibile da Roma massimo in 90 minuti d’auto e quello di riprendere la tradizione familiare legata al vino da fine ‘800 per Giangiacomo, senza trascurare i ricordi della mamma (moglie del campione di equitazione Raimondo D’Inzeo) della contessa Susanna, collaboratrice del leader dei liberali Giovanni Malagodi, durante il periodo che nella sua Fattoria dell’Aiola fu il primo a sperimentare il matrimonio sangiovese-viti internazionali. Al resto ci pensò il fascino del piccolo poggio (in agro del comune di Piegaro) quasi coperto da un fitto bosco interrotto da una sorte di macchiolina rappresentata da una vecchia vigna e annesso altrettanto piccolo uliveto, da un casale abbandonato da alcuni decenni. Giangiacomo e Susanna si scambiarono un fugace sguardo e decisero di acquistare quello che, a partire dal 2004, sarebbe diventato il loro luogo del cuore.
Per diventare quello che è oggi Pomario, i nuovi proprietari avevano già un’idea di come intervenire – d’altronde la contessa Susanna è architetto – tanto da trasformarlo anche in una prestigiosa meta per gli enoturisti con iniziative come le degustazioni guidate dei vini e dell’olio dell’azienda, il progetto “cucina in cantina” con piatti tipici, che si svolge nella terrazza panoramica del casale, nonché visita della cantina (ricostruita e con una fantastica bottaia), del frantoio e l’immancabile passeggiata in vigna. Tutto questo è possibile perché i conti Spalletti Trivelli, quando decisero di imbottigliare il vino che producevano (la prima vendemmia è del 2008), partirono dal concetto che i “i vini buoni sono tantissimi. Noi cerchiamo di dare ai nostri vini personalità, legando la produzione ad un filo conduttore che parla di questo territorio. Amiamo questo posto e vogliamo che i nostri prodotti trasmettano l’amore per questa terra”, rammenta Giangiacomo Spalletti Trivelli. Tant’è vero che Pomario produce vini caratterizzati da una tale personalità da essere davvero unici. E, per fare esaltare ancora di più il rispetto del territorio e l’attenzione agli equilibri ambientali, usuali per Pomario, per ogni vino è stato scelto un nome legato al territorio, con attenzione anche ai piccoli volatili protagonisti della scena faunistica del luogo.
I vini sono stati presentati a Milano, nel ristorante Ai Chiostri, ubicato all’interno di una struttura storica che riporta alla mente la Milano della filantropia e del riformismo democratico del primo ‘900, la Società Umanitaria e che, oltretutto, trasuda fascino, eleganza e suggestione. Qui, Giangiacomo e Susanna, con il supporto di Riccardo Gabriele di pr-comunicare il vino, hanno organizzato la degustazione dei loro vini guidata da Federica De Santis, l’agronoma che segue l’evoluzione della vigna, oltre a controllare che la suggestione di questo pezzo unico dell’Umbria, non venga scalfita. Eppure è una piccola vigna che si estende su 9 ettari (5 di uva a bacca nera tra sangiovese, merlot, ciliegiolo, malvasia nera, colorino) e 4 a frutto bianco (trebbiano, grechetto, riesling renano, sauvignon blanc, malvasia, chardonnay, vermentino) che producono 30.000 bottiglie di vino (con l’ampliamento del vigneto, in corso, si arriverà a 50.000 bottiglie), per l’80% vendute in azienda grazie al grande flusso turistico e con significative presenze in Germania, Belgio, Olanda, Regno Unito. Molto interessante è anche l’olio extravergine di oliva biologico ottenuto da varietà leccino, moraiolo e frantoio; caratterizzato da un profumo di note fruttate di oliva verde; al gusto è equilibrato con amaro e piccante intensi ma armonici.