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L'azienda

I vini d’alta quota dell’Etna: l’azienda Calcagno affina a 2.813 metri. Ed è un record

22 Novembre 2016
Salvo_Consoli_Pietro_Galvagno_Alessandro_Biancolin_Seby_Sorbello_Gianni_Calcagno_Mauro_Cutuli_Giusy_Calcagno_Eugenio_Privitera_Franco_Calcagno_Antonio_Iacona Salvo_Consoli_Pietro_Galvagno_Alessandro_Biancolin_Seby_Sorbello_Gianni_Calcagno_Mauro_Cutuli_Giusy_Calcagno_Eugenio_Privitera_Franco_Calcagno_Antonio_Iacona

(Salvo Consoli, Pietro Galvagno, Alessandro Biancolin, Seby Sorbello, Gianni Calcagno, Mauro Cutuli, Giusy Calcagno, Eugenio Privitera, Franco Calcagno, Antonio Iacona)

di Federico Latteri

Un primato assoluto. E’ la prima volta che vengono affinati vini a questa altitudine: quota 2.813 metri sul livello del mare. 

Si tratta dell’interessante progetto portato avanti dall’azienda Calcagno di Passopisciaro in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Nel luglio 2015 sono state trasportate nell’Osservatorio dell’Etna, a circa 500 metri dal cratere centrale, alcune decine di bottiglie di quattro diverse etichette, due rossi, un bianco ed un rosato. Sono state conservate qui per poco più di un anno e venerdì 11 novembre 2016, nel corso della presentazione dell’esperimento alla stampa, i vini sono stati degustati da una commissione di esperti per verificare gli effetti dell’affinamento in alta quota. All’evento, che si è tenuto a Catania nella sede dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, erano presenti Eugenio Privitera, direttore dell’Ingv di Catania, Salvo Consoli, responsabile dell’Osservatorio dell’Etna, il giornalista gastronomico Antonio Iacona nel ruolo di moderatore, Franco, Gianni e Giusy Calcagno, titolari della cantina, Alessandro Biancolin e Pietro Galvagno, rispettivamente enologo e responsabile digital marketing dell’azienda, Mauro Cutuli, esperto sommelier che ha guidato la degustazione tecnica e Seby Sorbello, patron del ristorante Sabir Gourmanderie di Zafferana Etnea che ha proposto tre piatti realizzati con ingredienti autunnali ai quali sono stati abbinati i vini Calcagno.

Nutrita la presenza di esperti e giornalisti. Questa sperimentazione nasce da un’idea dell’enologo Alessandro Biancolin e di Giusy Calcagno in collaborazione con l’Ingv di Catania il cui direttore ha subito dato piena disponibilità, dichiarandosi favorevole a tutto ciò che mette in evidenza i vari aspetti del territorio etneo. Lo scopo è stato quello di provare l’affinamento dei vini in alta quota e nello stesso tempo legare ancor di più un prodotto ad un territorio, infatti l’Etna è uno dei pochi posti al mondo che permette di realizzare una cosa simile. Il punto di partenza è costituito dalle teorie di Pasteur che nell’Ottocento, incaricato da Napoleone III, aveva affrontato le problematiche relative alle alterazioni e alla maturazione precoce del vino. Già allora era stato evidenziato il fatto che la bassa temperatura e la minore concentrazione di ossigeno nell’atmosfera rallentavano l’evoluzione del vino, inoltre ad alta quota l’aria è quasi priva di germi.


(Giusy Calcagno)

“Partendo da queste osservazioni perché non affinare i vini in alta quota?, ha affermato Alessandro Biancolin. Naturalmente ogni sperimentazione ha bisogno di una verifica ed in questo caso la degustazione ha fornito conferme e numerosi spunti di riflessione. Sono stati degustati i seguenti vini prelevati dall’Osservatorio dell’Etna: Doc Etna bianco Carricante 2014, doc Etna rosato Arcuria 2014, Doc Etna rosso Feudo di Mezzo 2013 e Doc Etna rosso Arcuria 2013. Al di là delle note di degustazione delle singole etichette il fatto più importante è stato l’evidenza di differenze rispetto agli stessi vini affinati ad altitudini convenzionali e nello stesso tempo la presenza di aspetti comuni nelle diverse tipologie. In tutti i campioni il livello di evoluzione era molto meno avanti di quanto ci saremmo aspettati, inoltre ci siamo trovati di fronte ad espressioni più fini, più gentili, con una mineralità molto evidente.


(L’osservatorio dell’Etna e i vini in affinamento)

Non solo quindi l’effetto dell’alta quota ha avuto un riscontro oggettivo, ma si sono notate differenze che vanno nella direzione che ci saremmo aspettati. E’ stata un’esperienza avvincente, un ulteriore tassello nella conoscenza di un argomento complesso e affascinante come il vino. In realtà si tratta solo della prima tappa del progetto poiché alcune bottiglie riposano ancora nell’Osservatorio ed altre vi saranno portate successivamente. Poi, in incontri futuri, si faranno degustazioni per avere altre verifiche sull’evoluzione. Non ci sono fini di lucro nella sperimentazione, inoltre l’azienda metterà all’asta le bottiglie ed il ricavato sarà devoluto all’Ingv per la ricerca o per l’acquisto di nuovi macchinari. 
 
CALCAGNO
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