(Girolamo D'Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore)
di Annalucia Galeone
Amicizia, tenacia, passione, professionalità e uno stretto legame al proprio territorio sono gli ingredienti del successo della prima azienda pugliese che produce esclusivamente Metodo Classico.
Il marchio 'D'Araprì' è dato dalle prime lettere dei tre cognomi letti in successione. Nasce nel 1979 da tre amici: Girolamo d’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore, accomunati dalla passione per la musica e per il vino e dalla voglia di valorizzare il territorio di San Severo.
“Il nostro interesse insieme alla passione è nato in tutti e tre con l’approssimarsi dei venticinque anni di età, quando con il ritorno alla memoria di situazioni e ricordi che ci hanno accompagnati durante l’infanzia, hanno fatto sorgere in noi l’amore per questo meraviglioso mondo – racconta Girolamo D'Amico portavoce dei tre -. La spinta maggiore in epoca non sospetta, 1979, è venuta da quella sana voglia di riscatto che noi percepivamo e sentivamo sulla nostra pelle quando si parlava con enfasi del glorioso passato del 'vino di San Severo', mentre il presente, a quell’epoca, era fatto di troppi vini dozzinali e in cisterna. Noi abbiamo subito scelto quello che nell’enologia è all’apice per qualità, immagine e tecnica produttiva 'lo spumante Metodo Classico'. Tra l’altro nessuno in Puglia fino ad allora si era cimentato in questo campo, infatti è solo da pochi anni che altri nella nostra regione stanno producendo spumante metodo classico. Possiamo affermare con un certo orgoglio che alcune realtà nel campo spumantistico, recentemente costituitesi, sono nate proprio grazie a noi. Tanti che avevano in progetto di produrre vini spumante hanno trovato il coraggio di farlo seguendo il nostro esempio ed incoraggiamento. Poi c’è stato tutto il periodo 1980-1990 di approfondimento delle nostre conoscenze con viaggi e contatti in Italia e all’estero e la messa a punto dei prodotti. Queste attività di conoscenza, miglioramento e ricerca continuiamo a farlo con lo stesso entusiasmo dei primi tempi. A metà anni novanta iniziano ad arrivare i primi riconoscimenti che ci hanno spronato ad andare avanti, il resto è storia di oggi”.
Siete considerati dei precursori. Avete sfatato un mito, anche in Puglia si può fare qualità impiegando il Metodo Classico. La vostra è stata intuizione o incoscienza?
“Intuizione e incoscienza sono due cose che per certi versi marciano di pari passo, poiché uno è complementare all’altro. Ma prima di tutto c’è il credere nelle cose che si fanno, così poi il Tempo produrrà il responso”.
La Puglia del vino e quella delle bollicine in particolare quale direzione stanno imboccando?
“La Puglia del vino sta marciando bene, anzi benissimo; infatti finalmente abbinando il “Brand Vino” alla percezione del 'Territorio Vocato' si acquista una sinergia che permette di raggiunge il Consumatore, il Turista, l’Enofilo, ovvero chi permette al produttore di capire se il suo lavoro è stato proficuo. Per quanto riguarda lo spumante invece la strada è ancora lunga, in quanto molti pensano che sia un 'di più' da affiancare alla gamma esistente considerandolo come il novello, il passito, etc. ect. Nulla di più errato”.
I vitigni impiegati sono Montepulciano, Pinot Nero e Bombino Bianco. Perché avete puntato su ciascuna di queste varietà trascurando per esempio il Nero di Troia?
“Il Bombino e il Montepulciano sono sempre stati vitigni della nostra zona e ne conoscevamo le loro peculiarità. Il Bombino bianco si è dimostrato idoneo alla produzione di spumante Metodo Classico per le sue caratteristiche di media alcolicità ed ottimo corredo acido, mentre il Montepulciano, vinificato in bianco e in rosè, rafforza la struttura e la tipicità dei nostri prodotti. Il Pinot nero è stato introdotto da noi nella nostra zona ove matura bene e con una raccolta anticipata dà delle ottime base spumanti che si sposano bene con i vini dei due precedenti vitigni. Il Nero di Troia è un vitigno che abbiamo studiato per diverso tempo, infatti quest’anno per la prima volta, e questa è una anteprima, abbiamo preparato una cuvée rosato, utilizzando questo vitigno, che verrà spumantizzata con il prossimo tirage 2016”.
La produzione basata sui vitigni autoctoni un giorno stancherà il consumatore?
“Ritengo di no. Poiché il consumatore di oggi e di domani, è e sarà sempre più attento oltre che alla qualità, a ciò che sta intorno al vino: il territorio e la sua storia. I vitigni autoctoni offrono vini unici che raccontano il territorio e il cui gusto ne evoca la provenienza”.
Cosa avete imparato dai vostri amici francesi? Loro apprezzano i vostri vini?
“Serietà, conoscenza e piacere del proprio lavoro. Alcuni nostri amici produttori di Champagne, apprezzano molto i nostri spumanti proprio per via dello “Stile” personale e gradevole che il nostro prodotto possiede”.
Al Metodo Classico made in Puglia manca ancora qualcosa per essere un valido concorrente del più noto antagonista lo champagne?
“Probabilmente la storia!”
Alcuni dati sulla produzione annua e sui mercati di riferimento.
“La nostra produzione si attesta su 80 mila bottiglie annue (tra le diverse tipologie) tutte di spumante Metodo Classico. Circa l’ottanta percento è distribuito sul territorio nazionale, il restante soprattutto in Germania, Belgio e Stati Uniti”.
La vostra è una cantina museo?
“No, se per museo intendiamo qualcosa che indichi il passato. La nostra Cantina, che ha attraversato la storia del vino di Capitanata e di San Severo nello specifico, vive ancora ed emana un atmosfera di vissuto ed operosità e la trasmette al visitatore che scende nei suoi sotterranei”.