di Sara Spanò
Sulla strada degli scrittori, tra la Valle dei Templi di Agrigento e i vigneti nisseni, si incontra Cantina Grottarossa.
Ci troviamo a Serradifalco, in provincia di Caltanissetta. Qui ci sono Salvatore Greco, amministratore unico dell’azienda dal 2003, oggi alla sua cinquantesima vendemmia, la figlia Claudia, account manager, che da otto anni affianca il padre in questa avventura, e Francesco Giordano, socio e amico di Salvatore. Polo produttivo di riferimento per le province circostanti, con una capienza di 137.000 ettolitri, Grottarossa è ben conosciuta da oltre trent’anni per la produzione di vini sfusi di qualità e sul mercato della grande distribuzione dal ‘97 con la storica Linea Scudi. I vigneti dai quali provengono le uve, seguite in ogni fase dall’agronomo dell’azienda, sono coltivati su terreni di composizione prevalentemente calcarea, dislocati intorno ai 550 m.s.l.m tra i comuni di Palma di Montechiaro, Licata, Naro, Gela, Sommatino, Delia, Agrigento, Racalmuto, Giardina Gallotti e Serradifalco.
(Salvatore Greco, Claudia Greco e Francesco Giordano)
Entrata in contabilità, Claudia si avvicina presto ai processi vendemmiali, scoprendo l’amore per il vino esentendo la necessità di dare un contributo in Grottarossa: “Non esiste una realtà che non si possa cambiare – spiega – Grottarossa nasce con presupposti diversi dagli obiettivi di oggi. Sono stati anni di lavoro intenso, ma stiamo andando nella giusta direzione”. IL 2019 ha visto il restyling del marchio e l’inserimento nel mercato dell’Horeca con la linea dei Monovarietali, ampliati fino a sei referenze nel 2020. E tra i Monovaretali, il Doc Sicilia Syrah 2018 è stato vincitore della medaglia di bronzo al 24° Vinitaly Design International Packaging Competition, premio che conferma l’impegno e la cura dell’immagine da parte dell’azienda. Il nuovo logo nasce nell’aprile del 2019 dalla necessità di dare un’identità a Grottarossa: “Servivano contemporaneamente una ventata di freschezza e un mezzo di comunicazione. Dopo moltissime ricerche, mi sono concentrata su un oggetto: il ventaglio. Nonostante le sue origini orientali, ho scoperto che in Sicilia, per moltissimo tempo, è stato un vero e proprio strumento di comunicazione, con un suo codice ben preciso, grazie al quale le donne “parlavano” con gli uomini, scambiando dei messaggi a sfondo sentimentale” racconta Claudia. La sintonia con l’agenzia Alias di Palermo, ha così portato alla rappresentazione grafica della greca siciliana riprodotta in rilievo sull’elegante etichetta dal colore grigio perla. La stessa trama del ventaglio si trova sulle capsule che, a differenza dell’etichetta, sono coloratissime e riportano i colori della Sicilia.
(La linea Scudi)
Continuità e innovazione sono alla base della nuova filosofia aziendale, che sostiene la voglia di andare avanti con uno sguardo al passato, unendo tecnologia ed esperienza. Per questo è stata ripresa anche la storica linea dedicata alla Gdo, la Linea Scudi, confermando una precisa volontà: “Da più di 20 anni siamo presenti sulle tavole degli italiani. Il vino storicamente è un prodotto di consumo odierno, accessibile a tutti. Vogliamo continuare questa tradizione offrendo un prodotto di buona qualità, che sia al contempo accessibile”. La linea si presenta quest’anno con una veste totalmente rinnovata, più fresca ed elegante. I cavalli di battaglia Bianco degli Scudi e Rosso Degli Scudi sono inoltre stati ampliati, aggiungendo, oltre ai vitigni principe di Grottarossa Insolia e Nero D’avola, altri vitigni autoctoni e alloctoni, quali Grillo, Merlot e Syrah ed è stato lanciato il Rosato degli Scudi, un blend di Perricone e Nero D’avola. Le novità non riguardano solo la grafica, ma anche degli accorgimenti come la rimozione facilitata della capsula, grazie alla presenza di una linguetta, la scelta di utilizzare carte soft touch l’etichetta e la produzione di bottiglie in formato Magnum.
(Doc Sicilia Syrah 2018)
L’obiettivo finale è infatti quello di farsi conoscere, offrendo dei vini competitivi in termini di qualità. Qualità che si esprime anche in scelte sostenibili, come ad esempio l’utilizzo delle capsule in derma, che combinano eccellente performance, ridotto impatto ambientale e bassissimi costi di produzione, materiali riciclabili, collanti naturali e bottiglie leggere, che si smaltiscono più facilmente e che permettono di abbattere i costi di trasporto. Del resto “il buon vino non sta necessariamente nelle bottiglie pesanti” afferma Claudia. E la conferma di una scelta sostenibile arriva dalla risposta del mercato internazionale, al quale hanno aperto le porte con la linea Horeca, soprattutto dall’Olanda, dove sono già ben presenti. Uno sguardo al futuro è invece la riconversione di 40 ettari di agro di proprietà e il recente acquisto di 10 ettari di vigneto, situati a Serradifalco, proprio al di sopra della cantina: “Attualmente sono in corso le analisi del terreno per valutare quali siano i migliori vitigni da impiantare. Certo è che non mancherà il Nero D’avola” afferma Claudia. L’intenzione è quella di produrre dei vini partendo dalle proprie uve e che il vigneto sia visitabile dagli ospiti della cantina.
Il progetto per il vicino 2021 è quello di strutturare l’enoturismo, grazie anche alla presenza di ampi spazi, come la bottaia di 600 mq, dotata di un tavolo tecnico per le degustazioni guidate. Il racconto di un vino non prescinde però da quello del territorio, fatto di cultura, storia, tradizione e sapori. La speranza è quella di espandere il progetto, includendo tutti questi fattori. Intanto si lavora sull’e-commerce e sul sito web, un sito che sia il più interattivo possibile e che racconti l’azienda tramite un approccio decisamente territoriale.