Il sogno nel cassetto è lì vicino. Proprio dietro l’azienda.
Gli altri obiettivi li annusa in cantina. Li assaggia. Li guarda e li coccola. Siamo nell’azienda Grottarossa, a Canicattì, in provincia di Agrigento. Qui c’è voglia di riforme del mondo del vino. E Grottarossa ci sta provando. In un anno importante, il 2022, per l’azienda: si festeggiano i 30 anni del marchio Grottarossa e i 50 anni della nascita della cantina. Negli uffici ormai c’è un po’ più di tranquillità, come ci confida Claudia Greco. Sono stati mesi impegnativi. Anche perché la cantina fa vendita diretta. E quindi ogni giorno c’è sempre da andare alla ricerca di nuovi clienti, o di coccolarsi quelli che si hanno in portfolio. “Due anni fa abbiamo iniziato e messo in atto un vero e proprio restyling della nostra cantina – dice la Greco – Parlo soprattutto del marchio e delle etichette dei nostri vini. Siamo stati sfortunati perché poco dopo ci ha sorpresi il Covid ed è stato veramente duro e difficile mettere in commercio le nostre nuove bottiglie senza mai avere la possibilità di farle assaggiare, magari qui in cantina da noi o ai nostri clienti”. Tra le mille difficoltà, però Claudia aggiunge con un pizzico di orgoglio: “Alla fine le abbiamo vendute tutte – dice – Abbiamo fatto una produzione un po’ sottostimata, perché volevamo essere cauti. I risultati, però, ci hanno ripagato”. Agli inizi della pandemia, infatti, era ancora poco usuale lo smart working o le degustazioni online: “Ma quello che ci manca è il rapporto diretto con il cliente – dice Claudia – la possibilità di trasmettere loro le nostre emozioni, fargli respirare un po’ della nostra azienda e mostrargli come sappiamo fare il vino. Internet è un mondo grandioso, per carità, perché ci permette di relazionarci con gli altri anche a migliaia di chilometri di distanza, ma l’empatia che si può instaurare con un incontro in presenza non la trasmetti di certo attraverso lo schermo di un pc o di uno smartphone”.
La pandemia ha un po’ frenato il nuovo corso della cantina Grottarossa, “ma fra previsioni di vendita e poi i numeri reali posso dire che avevamo visto giusto – dice Claudia – e abbiamo venduto tutto il nostro prodotto”. Per Grottarossa, adesso comincia una fase un po’ più rilassata: “Di solito si vende vino da aprile ad ottobre – dice – Quest’anno abbiamo tirato un po’ fino a dicembre e già nel nuovo anno le vendite sono molto rallentate. Ci dedichiamo ai nuovi progetti”. Il primo restyling ha interessato la linea che va in Gdo, poi quella dei vini di fascia intermedia, i monovarietali siciliani per il canale Horeca. E infine la novità più importante della scorsa estate, con il primo vino frizzante, Muarè, un blend composto soprattutto da Insolia e Zibibbo: “Un vino di cui andiamo molto fieri – dice Claudia – Pensato per accompagnare tutto il pasto e non solo l’aperitivo. Sta avendo molto successo”. Come prima annata ne sono state prodotte 10 mila bottiglie. “E’ il primo vino della nostra linea medio-alta – spiega Claudia – destinato al canale dell’horeca e che si trova nelle migliori enoteche”. In cantina si sta lavorando molto su alcuni progetti di internazionalizzazione.
La cantina già esporta in paesi come Inghilterra, Cina e Stati Uniti, ma l’obiettivo è quello di posizionarsi, e bene, in altri mercati soprattutto extra Unione Europea. “Per adesso è difficile espandersi perché stiamo ancora facendo i conti con la pandemia – dice Claudia – e quindi sono saltati incontri, manifestazioni, fiere. Ora dobbiamo recuperare il tempo perduto”. Grottarossa produce all’incirca un milione di bottiglie. Le uve vengono acquistate da produttori confinanti. “Prima puntavamo sul vino sfuso e non mi vergogno a dirlo – dice Claudia – Ora stiamo cambiando un po’ la nostra filosofia anche rincuorati dai successi ottenuti. Per il momento acquistiamo l’uva dai nostri vicini e ogni anno abbiamo la possibilità di scegliere solo i lotti migliori. Adesso abbiamo acquistato dieci ettari di vigneto che si trovano proprio nei pressi della nostra azienda e impianteremo soprattutto Grillo e Nero d’Avola. Sono le due uve portabandiera dei vini siciliani e noi vogliamo andare sui mercati esteri portando proprio una nuova nostra linea di vini molto territoriali”.
G.V.