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L'azienda

Giovanni Eudes Messina: “Qui sull’Etna serve tanta pazienza. Esco con una Riserva nel 2029”

09 Marzo 2022
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di Alessia Zuppelli

A Trecastagni, sul conetto vulcanico spento di Monte Gorna, sull’Etna, Giovanni Eudes Messina, traduce in una produzione di nicchia la vecchia memoria storica di uno territori del Vulcano più suggestivi dal punto di vista paesaggistico.

“Qui siamo circondati dal mare e baciati dal sole”, affferma il produttore. Il suo Bianco di Monte 2019, Carricante in purezza, è stato premiato fra i Vini imperdibili in occasione dello scorso Taormina Gourmet. La storia di questa cantina è davvero recente. Il papà di Giovanni acquista i terreni sul finire degli anni ’70. Un investimento che verrà trasmesso anche dal punto di vista emotivo proprio a lui, che dopo una laurea in Scienze Politiche sceglie di dedicarsi con la moglie Laura a questo progetto con particolare trasporto. Le prime 3.000 bottiglie di Bianco di Monte sono state prodotte nel 2015 e rilasciate l’annata successiva. Un anno molto particolare “al quale sono legatissimo” in virtù della coincidenza della nascita della sua bimba.

Posta su un’altitudine fra i 700 e gli 800 metri sul livello del mare in un terreno molto friabile e in presenza di poca roccia, l’azienda si snoda in appezzamenti di vigna dove sono presenti due palmenti di inizio ‘800 perfettamente funzionanti e dove è in corso il completamento dell’impianto di Carricante a partire da una selezione di Marze e il progetto di realizzare diversi piccoli terrazzamenti, e poco più alto ad una vertiginosa pendenza, un “Super Cru”. Una visione onirica ed “eroica” come del resto eroica doveva essere la tradizione in tempi non recenti come racconta il produttore: “La vecchia memoria storica narra che il monte era tutto vitato e vocato alla qualità. Questa proprietà apparteneva a un notaio di Catania. Tutti i suoi vini, si dice che finivano in due settimane. Dove io ho piantato il nuovo impianto è la cosiddetta “naca” come la chiamano i vecchi contadini del paese. Ovvero la culla, la parte più bella. Già ad agosto in quei filari l’uva è davvero zucchero”.

Non solo bianco, però, in questo fazzoletto di terra del Sud Est dove i sentori degli Etna Bianco, come quelli della linea proposta da Eudes, si esprimono in equilibrio fra sfumature vegetali, erbe aromatiche, e una notevole sapidità salmastra per un sorso di grande persistenza: “Tutti mi conoscono per il Bianco, il Bianco di Monte. In vigna ho anche del Catarratto, varietà che con il tempo vorrei togliere perché alla fine produco e mi sto concentrando solo sul Carricante. Un vitigno che io definisco il principe dei bianchi per longevità, per i suoi profumi inizialmente erbacei, ma che poi maturano e si evolvono in note uniche. La caratteristica dei vini, oltre la sapidità, riguarda i nostri lunghi affinamenti. Noi abbassiamo la resa già in vendemmia verde. Arriviamo sempre a 6 mila chili per ettaro circa. Successivamente in fase di vendemmia abbassiamo la resa del mosto fiore e poi una volta pronto lo lasciamo affinare in silos di acciaio per ulteriori 12 mesi”. Oltre il premiato e apprezzatissimo Bianco di Monte la linea si completa con Monte Etna Bianco, affinato in legno, la cui produzione si attesta sulle trecento bottiglie circa, due linee classiche – sia di bianco che di rosso – e l’Etna Rosso Milleottocentoquaranta.

Quest’ultimo è stato rilasciato nel 2017 con circa 1.300 bottiglie, la cui provenienza delle uve è la vecchia vigna di Monte Gorna, il “vigneto dei cento anni” si legge in etichetta. La data fa riferimento alla data d’impianto. Da questa vigna, il produttore anticipa il suo progetto di un Etna Rosso Riserva che dovrebbe vedere luce nel 2029 affermando senza esitazioni come il valore del tempo sia indissolubilmente legato alla tipicità: “Se si vuole tipicità non si può avere premura. Tutti hanno premura di arrivare. Invece per la qualità dobbiamo aspettare. Io sono nato dal punto di vista enologico da Enzo Calì, il quale mi ha trasferito informazioni importanti sul tempo e sulla tradizione. Adesso con il mio enologo, Angelo Di Grazia, svolgo un ottimo lavoro. Lo considero il mio psicologo. È geniale nella sua semplicità”. L’ultimo arrivato Etna Bianco, che lui definisce come “primo vino” e che abbiamo avuto modo di assaggiare, nasce da un’esigenza precisa: “Il Covid ci ha massacrato. Da lì c’è stato il pensiero di dare una mano ai distributori, ovvero proporre una linea da offrire al calice. Così ho pensato con Angelo a un prodotto diverso. Il nostro “primo vino””.

Come spesso accade anche per le altre referenze, la linea classica, quella che il più delle volte viene chiamata “entry level” si dimostra capace di esprimere appieno il territorio e la tipicità del Carricante. Un calice di un giallo brillante, note erbacee e leggermente saline, sorso sapidissimo e lungo. Un “primo” grande vino che anticipa l’eccellenza delle altre etichette, tutte bottiglie numerate e grande attenzione del produttore, non scontato, per la scelta dei tappi (Portocork) e l’essenzialità dell’immagine (i tratti lineari delle diverse referenze simboleggiano i filari). L’attenzione per le piccole cose e il legame con il territorio per Giovanni è profondo come quello che lo lega alla sua famiglia. La sua è un’attenzione sana, come lo sguardo sensibile della sua personalità che si riflette nella produzione dei vini che portano il suo secondo nome. Eudes rappresenta quella futura generazione di “piccoli” grandi produttori che con i loro esigui apprezzamenti compongono il frastagliato mosaico etneo. Un patrimonio materiale e un capitale umano assolutamente da attenzionare e tutelare. Progetti presenti e futuri in una vigna di cinque ettari intrisa di un romanticismo tangibile nel racconto del logo della cantina Eudes: “Forse parlo sempre in maniera un po’ troppo sentimentale, ma tutto gira intorno la mia famiglia. Il logo è frutto di tre impronte, io papà e Laura. Lei è in alto. Grazie a Laura ho raggiunto i miei obiettivi. Lei mi ha reso la persona più felice del mondo”. Un logo al quale in futuro potrebbe essere aggiunta un’altra impronta, chissà. E per concludere, sugli spumanti: “Sì, vorrei spumantizzare. L’ho promesso a mia figlia Alice per i suoi 18 anni”.