Il produttore dell'omonima cantina racconta un territorio ancora in gran parte da valorizzare, la zona tra Caltanissetta e Agrigento: “Terre perfette per produrre eccellenze”
(Gianfranco Lombardo)
Un nuovo “nato” nella famiglia di tenute Lombardo, investimenti che finalmente stanno dando i frutti sperati e un fatturato aumentato del 40 per cento.
Gianfranco Lombardo, delle ominime cantine che si trovano a Serradifalco in provincia di Caltanissetta, traccia un bilancio a poco meno di un mese dalla chiusura del 2017. Un anno, sottolinea Gianfranco “in cui gli importanti investimenti effettuati negli anni passati sono andati tutti a frutto”. A partire dalla produzione ormai ufficiale di Sualtezza il primo spumante di Catarratto interamente prodotto ed imbottigliato in azienda. “Considerato la produzione dei nuovi vigneti, è stata l’annata con la massima produzione in assoluto – dice Gianfranco – Ma soprattutto, viste le condizioni climatiche, riteniamo di aver raggiunto una qualità molto alta sui bianchi mentre sui rossi pensiamo di aver prodotto uno dei migliori Nero d’Avola degli ultimi 20 anni”. Insomma annata positiva con una soddisfazione dal punto di vista economico, con l’aumento del fatturato del 40 per cento. E l’inizio delle attività di ospitalità presso l’azienda Sualtezza porterà altri benefici. Siciliano di nascita e nel cuore, Gianfranco racconta la “sua” vitivinicoltura siciliana, “una storia che è ancora troppo giovane e mi riferisco alla storia del vino siciliano in generale”. Per questo, secondo Gianfranco, il prezzo del vino è ancora troppo basso: “La mia impressione è positiva ed in continua crescita – dice – La qualità è riconosciuta ma al tempo stesso il valore è ancora particolarmente basso: se dividiamo il fatturato del vino in bottiglia per il numero delle bottiglie prodotte il risultato finale è piuttosto basso. Il vino siciliano è conosciuto come un vino con un ottimo rapporto qualità/ prezzo. Ritengo che il percorso ci debba portare ad un vino con una ottima qualità al prezzo che realmente merita”. E Gianfranco individua una delle problematiche: “Siamo ancora una regione che commercializza troppo vino sfuso. Se ciò è un difetto, al tempo stesso è una grande potenzialità di sviluppo per il futuro”.
Si beve sempre meglio, però e i consumatori dimostrano grandi conoscenze. Regionalizzare i consumi, per Gianfranco, dunque, non è un problema: “Come possiamo convincere i turisti esteri o il consumatore di altre regioni se noi stessi non consumiamo o non conosciamo i nostri prodotti? – si chiede – Non ho dati precisi, parlo a sensazione, ma la ricerca ed il consumo dei vini autoctoni è in forte incremento sia da parte dei siciliani che dei turisti; Nero d’avola e Grillo sono sicuramente i vitigni più conosciuti ma anche il Catarratto, il Frappato, il Perricone, il Carricante sono i vitigni sempre più richiesti”. A proposito di Nero d’Avola. Rimane il vitigno che ha sempre un grande impatto “mediatico” sugli appassionati: “Sono loro che ci stanno aiutando a riaffermare il grande valore di questo vitigno – spiega Gianfranco – è un percorso lento ma bicchiere dopo bicchiere ci porterà a scoprire i grandi territori del Nero d’Avola in Sicilia”.
Un percorso lungo, dunque, che però, potrebbe essere accelerato dalla Doc, una cosa che Gianfranco vede in maniera positiva: “Oggi è importante parlare dei vini di qualità siciliani, pertanto tutte le attività che vanno in questa direzione sono positive – spiega il produttore – E’ pur vero che questa Doc abbraccia tanti vitigni, l’intera regione ha innumerevoli viticolture: ritengo che nessuna regione al mondo abbia un tale patrimonio genetico ed una tale diversità che va dalle differenti isole minori, alla Sicilia occidentale, sia costiera che dell’entroterra, dal centro Sicilia alla Sicilia meridionale ed orientale per finire sui diversi versanti dell’Etna. Una sola Doc che abbraccia tutte queste differenze è veramente difficile da comunicare. E’ anche vero che in aggiunta alla Doc Sicilia è possibile valorizzare con altre Doc (meglio Docg) i vitigni che meglio si adattano ai differenti territori siciliani. Anche se un vino Doc non sempre è sinonimo di qualità, in ogni caso un vino Doc è pur sempre un vino che rispetta un disciplinare di produzione”.
La sua azienda, come ogni anno ormai, sarà presente sia al Prowein a Dussendorf che al Vinitaly a Verona. Nel frattempo osserva con attenzione i cambiamenti politici nella sua regione, con la nomina del nuovo presidente e di un nuovo assessore all’Agricoltura: “Se fossi assessore – dice Gianfranco – penserei a snellire la burocrazia alle aziende agricole. Ma sembra un concetto troppo semplicistico. Abbiamo la consapevolezza di vivere in una regione con innumerevoli difficoltà: dall’esodo dei giovani e dei cervelli, all’abbandono delle campagne e delle attività ed allora quale potrebbe essere la ricetta? Ecco che allora sarebbe importante valorizzare tutto ciò che c’è di buono e comunicarlo a tutto il mondo, creare delle reti di comunicazione che possano abbracciare le migliori realtà produttive. Poi riprenderei il progetto voluto da Dario Cartabellotta del “Born in Sicily”. Perché se da parte le nostre produzioni ordinarie non possono competere con la globalizzazione, dall’altro il mondo intero ci riconosce le eccellenze prodotte nella nostra terra che occorre tipicizzare, certificare e promuovere le migliori produzioni siciliane”. Guarda al fututo Gianfranco, con un pensiero fisso: “Vorrei valorizzare i vini rossi di Nero d’Avola che il territorio del nisseno e dell’agrigentino riescono a regalarci, ritengo che realmente questo sia il miglior territorio del vino rosso siciliano”.
G.V.