di Marco Sciarrini
Presentazione a Roma dei vini delle Cantine Garrone, alla presenza di Matteo Garrone che insieme al fratello Marco è la quarta generazione dell’azienda.
La location dell’incontro è presso il ristorante 53 Untitled di via del Monte della Farina, proprio alle spalle di largo Argentina. Qui i vini Garrone sono stati abbinati alle portate della chef Cecilia Moro, che ha riproposto alcuni piatti tipici Ossolani. L’azienda si trova nella parte più a nord dell’alto Piemonte, esattamente a Oira di Crevoladossola, nella Valle Ossola, una zona di montagna creatasi dalla combinazione tra il ritiro di un grande ghiacciaio ed il lungo lavoro di escavazione compiuto dai fiumi e con l’influenza climatica dei laghi Maggiore, d’Orta e di Mergozzo. Allevamenti fatti su terreni di terrazzamenti artificiali con vigne ultracentenarie, con punte che superano i 200 anni, allevate a “Toppia” o pergola, a piede franco e inserite all’interno di vigneti che hanno età media di 60 anni, mentre le vigne di impianti nuovi piantate negli ultimi trent’anni sono a Guyot.
(La cantina e i vigneti)
Le Cantine Garrone risalgono al 1921 con Luigi Garrone che proveniente dal Monferrato, dove già produceva e commerciava vini insieme al fratello, si trasferisce a Domodossola, dando vita al ramo Garrone ossolano dell’azienda. Un territorio, quello ossolano, da sempre vocato alla viticoltura, ma che nel corso degli anni per effetto dello spopolamento ha ridotto di molto la superfice vitata, ma nonostante questo, in particolare negli anni ’80 la famiglia ha acquistato terreni credendo nella potenzialità del territorio. Mille erano gli ettari vitati dell’inizio secolo ed ora sono circa 40. “In un contesto come quello Ossolano, dove la tradizione vitivinicola è antichissima e dove i contadini hanno un legame molto forte con la propria terra, che spesso è un appezzamento molto piccolo acquistato a costo di grandi sacrifici, riuscire a farsi “cedere” le proprie uve non è operazione affatto scontata”, spiegano Marco e Matteo Garrone. Quattordici sono gli ettari di vigne, di cui 3 lavorati direttamente e 11 suddivisi tra cinquanta piccoli viticoltori. La cantina, in collaborazione con l’Università di Torino, ha partecipato al progetto di recupero del materiale genetico del Prünent selezionando tre cloni di “Nebbiolo Ossolano” oggi riprodotti in vivaio. Da un punto di vista commerciale la vicinanza della Svizzera aiuta ad assorbire circa il 60% della produzione, e solo dal 2009 è stata riconosciuta la Doc Valli Ossolane.
(I vini degustati)
La degustazione ha visto susseguirsi i seguenti vini:
Munaloss 2020
70% Nebbiolo, 30% Croatina. Colore rosso rubino al naso elegante fruttato con, lampone e ribes e ciliegia, con accenni di liquirizia ed erbe aromatiche sensazioni floreali di rose, al palato grande freschezza sapida sulle note fruttate olfattive, struttura sottile ma elegante di grande beva.
Cà d’Maté Doc Valli Ossolane 2020
80% Nebbiolo, 20% Croatina. Colore rubino brillante, al naso sensazioni fruttate di piccoli frutti e lampone che si mescolano a note balsamiche, al palato sorso robusto e succoso con fresca sapidità, lunga persistenza sulle note fruttate con grande pulizia del cavo orale.
Prünent Doc Valli Ossolane Doc Nebbiolo Superiore 2020
100% Nebbiolo biotipo Prünent. Colore rosso granato, al naso sensazioni di frutta matura e note di erbe officinali e balsamiche con sentori di genziana e liquirizia, al palato il sorso è fine con tannino nobile accompagnato da una vivace freschezza, persistente finale su note speziate.
Prünent Valli Ossolane Doc Diecibrente 2019
100% Nebbiolo biotipo Prünent. Prende il suo nome dalla Brenta un recipiente tipico da 50 litri. Colore rubino con unghia granata, al naso fruttato con intense note agrumate e di frutta matura, e di artemisia e pepe, al palato strutturato dove per effetto delle caratteristiche del vitigno si intravede l’equilibrio con ancora affinamento in bottiglia, la spalla acida è presente e vibrante, e la materia è di grande finezza. Un vino in prospettiva che avrà longevità incredibile.