Superate le 200 mila bottiglie vendute nel 2024, raggiunti gli obiettivi programmati, l’azienda Brugnano avvia nuovi progetti di espansione e punta dritto ad altri investimenti sia nel territorio e sia in cantine per la parte enologica. D’altra parte il “mai stare fermi” e un marcato dinamismo contraddistingue Francesco Brugnano, 36 anni, al timone di questa cantina di famiglia a Partinico, in provincia di Palermo che anno dopo anno conquista nuovi mercati e nuovi apprezzamenti da addetti ai lavori e da consumatori attenti. Esempio ne è il Lunario, un Grillo in purezza che miete consensi un po’ dappertutto. Attacca Francesco Brugnano: “L’anno 2024 si è chiuso con grande soddisfazione, sono stati raggiunti tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Giusto per parlare di numeri, l’obiettivo 2025 è di 250.000 bottiglie. E confidiamo nel poter raggiungere una quota nel mercato estero del 25%. Gli ettari di vigneto a nostra disposizione sono 90 di cui 72 già vitati, distribuiti in buona parte nella provincia di Trapani”.
E quindi cosa accadrà quest’anno?
“L’obiettivo strategico per quest’anno – risponde Brugnano – si basa principalmente sull’idea di migliorare l’efficienza complessiva e sull’avvio di un percorso vocato alla ricerca e all’innovazione. Infatti, l’investimento finanziario più impegnativo è, e sarà nei prossimi anni, sul piano enologico e agronomico. Diremo di più prossimamente”.
Il vino è sotto attacco: timori per i dazi di Trump, le sanzioni inasprite per chi guida in stato di ebbrezza, guerre e inflazione, cali di consumo ecc ecc. Qual è il vostro pensiero?
“Non è facile capire quanto le affermazioni di Trump facciano parte di una campagna di propaganda o di concreta strategia, di certo l’aumento dei dazi provocherebbe un danno alla nostra economia ma avrebbe anche un impatto molto negativo sull’inflazione degli Usa. Non credo sia un’ottima idea vista la situazione dell’economia americana”.
E sul Decreto Salvini?
“Le nuove sanzioni devono essere una ulteriore minaccia per chi ha la pretesa di guidare in stato di ebbrezza o sotto effetti da stupefacenti. Ritengo esagerata la sanzione ma trovo corretto non dover “alzare il gomito” prima di mettersi alla guida”.
E intanto i consumi calano…
“In merito ai cali di consumo, l’argomento è complesso in quanto riguarda molti aspetti socio-economici-culturali, in particolar modo sia per l’invecchiamento della popolazione e sia per un cambio culturale delle nuove generazioni”.
Il canale horeca è pronto ad affrontare queste criticità?
“Nell’ultimo decennio abbiamo visto un proliferare di locali “food and beverage” ad opera di professionisti sempre più preparati. Inoltre, si sta assistendo ad una crescita di alcune catene che si vanno strutturando sempre meglio sul piano manageriale. Quindi, credo che nel prossimo futuro anche in italia questo comparto potrà definirsi pronto ad affrontare in modo professionale e creativo qualsiasi criticità e tutte le sfide che sarà chiamato ad affrontare”.
I vini dealcolati dobbiamo continuare a chiamarli vini?
Se il disciplinare lo consentirà, purtroppo si! Personalmente ritengo che il vino non contenga solo alcol ma anche delle sostanze e componenti nutrizionali molto importanti per la nostra salute, che a loro volta vengono veicolati anche attraverso l’alcol. Per questo motivo ritengo poco corretto snaturare questo prodotto le cui peculiarità sono un emblema di piacevolezza ed allegria da diversi millenni. Questo escamotage del processo di dealcolizzazione porterebbe il vino ad assumere una valenza molto diversa e più assimilabile a quella di una bibita dal gusto di vino. Quanto vale per alcuni super alcolici non vale necessariamente per tutto. Faccio grande fatica ad immaginare un whisky di alto livello ad alcol zero. A mio avviso, il vino deve rimanere tale, anche in una corretta evoluzione e visione di contemporaneità”.
L’azienda Brugnano li produrrà mai?
“Al momento sono molto concentrato sulla produzione di vini di alta qualità su tutti i posizionamenti previsti dal mercato. Pertanto, il dealcolato non rientra nelle nostre priorità”.
Cosa ne pensate della moda di bere nei locali vini al calice?
“Non trovo nulla di male in questa scelta, che può consentire di scegliere vini diversi. Il problema semmai è sul libero arbitrio del gestore del locale se mai dovesse spingere su vini molto economici e di bassa qualità allontanando ancora di più i consumatori dal piacere del buon bere di qualità”.
Perché i giovani bevono poco vino?
”I motivi sono tanti e complessi. Certamente ritengo che molti produttori si siano arroccati su delle posizioni enologiche e di comunicazione molto aderenti al loro profilo storico rendendo il vino poco contemporaneo e molto distante dallo stile di vita delle nuove generazioni”.
La Sicilia del vino tira ancora? Ci sono idee per sondare nuovi mercati o consolidare la presenza in quelli già noti?
“La Sicilia è considerata nel mondo come una terra estremamente vocata per fare vini di qualità. Necessita comunque di una sinergia tra imprenditori ed istituzioni che sappiano raccontare meglio le nostre capacità enologiche, turistiche e di ricerca tali da rendere un percepito di grande eccellenza unita alla contemporaneità nel rispetto delle tradizioni e della nostra storia. Insomma, serve una narrazione diversa”.
Quest’anno Brugnano a quali fiere parteciperà? E cosa ne pensate in ogni caso di questo modello per commercializzare il vino?
“Brugnano sarà presente a tutte le più importanti fiere internazionali di settore e anche in alcune manifestazioni periferiche. Per quanto concerne la loro validità ho qualche perplessità. Credo profondamente che anche queste manifestazioni siano assolutamente lontane e anacronistiche dalle reali necessità del mercato attuale. Spesso mi sento ripetere dagli operatori presenti che queste fiere sono diventate solamente luogo di incontro tra vecchi amici e pochissimi operatori. Queste manifestazioni dovrebbero essere aperte solo ed esclusivamente ad operatori del settore. Altre manifestazioni potrebbero e dovrebbero invece essere aperte al publico, ma sotto una chiave comunicativa più convincente al target di riferimento”.
Investire sul vino è un consiglio da dare a un giovane intraprendente in Sicilia?
“Assolutamente sì. Il vino in Sicilia è ancora una valida prospettiva. Purché ci sia tanta passione e un’alta propensione a fare cose di qualità. Io ho solamente 36 anni e da molto tempo lavoro in questo settore con sempre maggiore entusiasmo. Posso ritenermi un ragazzo fortunato”.