Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'azienda

Fernet Branca compie 170 anni: nel museo anche la “botte madre” del 1892 ancora utilizzata

23 Novembre 2015
museo_branca museo_branca


(Il museo Fernet Branca)

da Milano, Michele Pizzillo

L’irriverente coccodrillo creato dall’agenzia Maga di Parigi negli anni ‘20 per i manifesti pubblicitari del Fernet Branca, che dopo una grande abbuffata, invece di piangere, sorride felice brandendo nella zampa destra una bottiglia del mitico liquore italiano che è riuscito a farlo digerire, adesso si rinnova attraverso un’allegra dissacrazione.

L’animale si presenta elegantissimo con un papillon di seta nera e assai più sornione che nel manifesto storico, mentre la sua pancia, con gioiosa ironia, è stata riempita con piccoli disegni naif di buon cibo italiano, in trend con l’Expo appena concluso. Sulla bottiglia fanno da contorno richiami a claim storici del brand come “unico al mondo”, “bevilo responsabilmente”, “soprattutto Fernet Branca”, “inimitabile”, “27 erbe tutte legali”.


(La botte madre, in funzione dal 1892)

Il rinnovo del quasi centenario coccodrillo è per vestire la limited edition che ricorda il 170° anniversario di fondazione di Branca. Questa bottiglia celebrativa è proposta in tre confezioni di tre diversi colori e disponibile da qualche giorno e allo stesso prezzo di una bottiglia di Fernet Branca, che raccontano la storia dell’azienda fondata nel 1845 da Bernardino Branca insieme ai suoi tre fratelli, con un design creativo e colorato. “Sempre, però, ispirandosi al manifesto pubblicitario degli anni ’20 firmato dall’agenzia Maga – dice Niccolò Branca, presidente e amministratore delegato dell’azienda milanese -. L’attenzione per i dettagli e la tradizione figurativa di Branca, per noi è un dogma e, perciò, si può intervenire per migliorarla ma non modificarla”. D’altronde Branca è sempre stata pioniere nell’ambito della comunicazione e pubblicità, tenendo sempre come punto di riferimento il manifesto firmato da Maga.

Non poteva essere diversamente perché questa eccellenza italiana nel mondo è stata pioniera nel campo della pubblicità, al punto che qualcuno disse che Bernardino Branca stava inventando il marketing e non lo sapeva. Tant’è vero che molte campagne, realizzate dalle più importanti firme della grafica d’autore, diventarono storiche. Come il manifesto che diventò poi logo dell’azienda realizzato nell’Ottocento dall’illustratore Leopoldo Metlicovitz: un globo terracqueo sorvolato da un’aquila che tiene tra i suoi artigli, quasi come una conquista, la bottiglia di Fernet Branca, depositandola in ogni parte del mondo. Insomma, anche per la limited edition, in totale 260 mila bottiglie, la grafica innovativa nasce dal rispetto della tradizione figurativa della casa del fernet. Che continua a produrre eccellenze, sempre tenendo presente il motto “novare serbando” che indica la vocazione della Branca di coniugare qualità e rispetto della tradizione con rinnovamento e costante tensione verso il futuro.   

E sempre nell’ambito delle celebrazioni dei suoi 170 anni di attività, l’unica azienda che continua a produrre nelle mura cittadine, nelle prossime settimane il presidente Niccolò Branca presenterà il progetto creativo di Street art che decorerà la grigia ciminiera della fabbrica che svetta fra i palazzi milanesi.
E, così, insieme ai 108,60 metri di Torre Branca costruita nel 1933 in tubi Dalmine di acciaio speciale a ridosso della Triennale, che offre suggestive panoramiche sulla città, la ciminiera che individua la fabbrica e che con la decorazione sarà ancora più visibile, diventerà un’altra delle mete turistiche milanesi. D’altronde “sotto” la ciminiera, affianco alle 800 botti di rovere di Slavonia da 30 mila litri dove invecchiano il fernet e il brandy, si estende un museo ricco di cimeli che percorrono i 170 anni della distilleria. Fra questi cimeli c’è la “botte madre” della capienza di 84 mila litri costruita nel 1892 per l’invecchiamento dello Stravecchio Branca e che non è ancora in pensione perché tutt’ora alimenta le “botticelle” da 30 mila litri di fernet e brandy.
Alla visita al museo segue sempre un vero e proprio rituale di degustazione che assicura un viaggio nella complessità in “3 sorsi” del Fernet Branca: il primo è la scoperta dell’inaspettato amaro naturale delle erbe, il secondo avvolge con la quantità di spezie, il terzo vira verso la freschezza delle erbe lasciando spazio alle note più dolci e delicate delle piante e dei fiori.