di Fosca Tortorelli
“Montalcino non è il Paradiso, né ha mai desiderato esserlo. Per molti versi è un miracolo, è un paese di sole cinquemila anime ma è noto in tutto il mondo grazie a un prodotto del suo ingegno.
Ci tengo a precisarlo: del suo ingegno. Perché è vero che qui l’uva è ottima, ma si poteva farci un bianco, uno spumante o un passito. Ogni uva si può elaborare in mille modi diversi, invece i montalcinesi ne hanno tratto il Brunello, e poi hanno fatto molto di più: han costruito un mito, l’hanno fatto crescere e l’hanno potato nel mondo. Si tratta di un’operazione estremamente complessa, fatta di tante scelte coerenti attraverso i secoli. Il Brunello è davvero figlio dei Montalcinesi, della loro società”. Queste sono alcune delle parole racchiuse nel libro “Brunello, Ritratti a memoria” – pubblicato nel 2020 – di Stefano Cinelli Colombini, amministratore delegato e titolare di Fattoria dei Barbi, una delle storiche realtà di Montalcino. Un libro da leggere con curiosità, che racconta in modo avvincente la storia di questo piccolo paese della Toscana; un testo avvincente come i racconti e l’enfasi che Stefano ha nel mettere in luce la storia di questa terra.
(La cantina storica)
Quella dei Colombini è un’antica stirpe che ha ricoperto cariche pubbliche a Siena dai primi decenni dell’anno mille ed ha proprietà a Montalcino dal 1352. Una continuità che parla da sé dell’amore per questa terra, per la sua storia e naturalmente dei suoi vini. Ascoltare Stefano è musica per le orecchie; emerge tutta la sua passione, la sua curiosità, la sua ricerca e il suo rispetto per questa comunità. Visitare la Fattoria dei Barbi significa conoscere da vicino una realtà nella realtà, fatta di storie e di persone. Non da ultimo a pochi passi dalla tenuta, si trova il Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello, messo in piedi da Stefano nel 2006, un luogo che espone gli antichi mestieri, gli oggetti, le testimonianze e i protagonisti di questo territorio.
(Il museo)
Ma il vulcanico Stefano continua a mettere in essere sempre nuovi progetti, tra gli ultimi quello a cui si sta dedicando insieme alla Regione Toscana e riguarda il “Distretto rurale” per elaborare e valorizzare cinque prodotti locali; olio d’oliva, tartufo, zafferano, miele e cereali. A livello personale o meglio aziendale, ha invece ripreso la tradizione casearia, attività avviata per la prima volta a metà ‘800 al Molin del Fiore (ancora oggi parte delle tenute della famiglia Colombini), il Caseificio è la più antica attività di produzione di formaggi ancora esistente a Montalcino. La sua storia è legata a quella di Rosa dei Barbi, donna particolare di cui si diceva avesse ‘mani calde’ con cui curava le persone e faceva il “Cacio dei Barbi”. Negli anni ’20 il Cacio dei Barbi aveva conquistato una certa fama a livello locale e Giovanni Colombini decise di attrezzare un vero e proprio caseificio, per poi venderne le forme etichettate. Oggi il Caseificio riprende la sua vita in località Podernovi all’interno della Fattoria dei Barbi e, dopo un rinnovo dei locali, riapre per rifornire la Taverna dei Barbi e il punto vendita aziendale.
(I nuovi cacini)
Tra i tanti prodotti – tutti a base di latte di pecora – sono imperdibili i “cacini”, le piccole formaggelle da 330 grammi simbolo del Caseificio dei Barbi, che prendono forma grazie alla mano dei giovani casari sardi Salvatore Soddu e Angela Zizi; golosi e affinati in modo originale, dalla pasta di olive alle foglie di noce, dal pomodoro all’affinamento nello “ziro” (l’orcio di terracotta senese), fino all’insolita idea di pecorini ubriachi con infiltrazione di vino. Oggi La Fattoria dei Barbi si estende su 325 ettari, di cui oltre 86 coltivati a vigneto (70 ubicati solo a Montalcino), 8 ettari a oliveto e poi campi a seminativo e boschi. Ai terreni e alle proprietà di Montalcino si aggiunge la tenuta Aquilaia dei Barbi a Scansano (GR), 102 ettari acquistati nel 1997.
(Vigna del Fiore del 1991)
Il vino non è solo una delle peculiarità di questa storica realtà familiare, che attraverso la lungimiranza di chi ne tiene le redini, riesce a mantenere vivo il senso di ospitalità e della cultura in generale di questi emozionanti luoghi. Emozione che è facile ritrovare sorseggiando un calice di Brunello di Montalcino Vigna del Fiore 1991, cru della Fattoria dei Barbi, ottenuto da un unico appezzamento di 5,7 ettari chiamato “Il Fiore” che ospita la vigna più a sud dell’azienda, coltivata a vite sin dal 1500. Affascinante già alla vista, esprime la sua grazia ed eleganza, le sue note olfattive floreali e agrumate di cedro e bergamotto. Soffi balsamici di eucalipto ne rinfrescano il sorso, abbracciando il palato con piacevolezza e avvolgenza.