I chilometri che separano Domini Mediterranei da Palermo sono 25 ma il loro obiettivo è uno: valorizzare non solo la viticoltura tradizionale di collina ma anche quella di montagna.
Perché i vigneti di questo giovanissimo ma in realtà antico brand arrivano fino a 1.000 metri di altitudine con 200 ettari vitati di proprietà. Sette aziende agricole riunite sotto un unico cappello e distese in tre principali macro-aree: Portella della Ginestra , Campofiorito e Monreale (fondo valle).
Una storia che nasce nel 1750 e che oggi, con un progetto di continuità, prosegue in quello che è stato il mondo “Calatrasi”. Si deve a Maurizio Micciché il ritorno alla coltivazione di vitigni autoctoni su terreni montani e pedemontani e oggi un gruppo di professionisti guidato dall’enologo e agronomo Salvatore Beltempo, va avanti su questa strada. “Il vino – ci racconta Salvatore – era il mezzo per raccontare il territorio e farlo evolvere. Ancora oggi questo è il nostro obiettivo”.
Le bottiglie prodotte annualmente sono 60mila con quattro prodotti di fascia premium e super premium indirizzati al settore horeca e all’hotellerie, oltre alle vendite private a realtà del territorio. Due sono invece le linee: Magnus Siculus e Costanza di Mineo.
“La prima racconta la storia di due famiglie, nostri predecessori, che già dal 1750 iniziarono a coltivare la vite al fine di rendere economicamente sostenibile i piccoli appezzamenti di loro proprietà, dando quindi valore al prodotto e contribuendo alla crescita della piccola borghesia negli anni in cui i latifondisti, prevalentemente di origine nobiliare, detenevano grandi estensioni di terreno. La linea Magnus Siculus, invece, nasce sotto l’ispirazione di un soprannome attribuito a Carlo Luigi D’Aragona Tagliavia, appartenente alla Corona Spagnola. Esso infatti fu denominato “Magnus Siculus” per le sue gesta di carattere politico e militare nel Mediterraneo”.
Dare lustro alla Sicilia con prodotti di una certa caratura, raccontando un intero comprensorio. Questi i tratti salienti dell’azienda che conta circa 15 i dipendenti con lo stabilimento enologico a San Cipirello. Sono parte di Domini Mediterranei terroir caratterizzati da rocce marnose. “Una viticoltura sostenibile – racconta ancora Beltempo – con le radici ben salde nei valori della tradizione, ma con un dinamismo verso lo studio, la ricerca e l’evoluzione delle tecniche e dei processi”.
I progetti non mancano: saranno piantati vigneti autoctoni internazionali e nel 2026 sarà commercializzato un Sauvignon Blanc. Si valuta anche l’idea di un rosé e un metodo classico. È anche tutto pronto per avviare il settore dell’ospitality.