Cosa può fare un’azienda quando il mercato del vino si trova a fronteggiare sfide sempre più complesse, come il cambiamento climatico, la crescente attenzione alla sostenibilità e la domanda in aumento per vini a bassa gradazione alcolica? La reazione più semplice sarebbe quella di restare a guardare, di subìre gli eventi e adattarsi passivamente alle circostanze. Ma poi c’è chi, come Francesco Spadafora, patron dell’azienda dei Principi di Spadafora, sceglie di trasformare l’ostacolo in un’opportunità, mettendo in gioco esperienza, visione e una buona dose di coraggio.
È così che nasce cuGino, l’ultima novità della cantina Dei Principi di Spadafora che è stata presentata a Virzì, in territorio monrealese in provincia di Palermo presso la loro tenuta con una formula nuova, che abbraccia l’idea di creare un momento di discussione e di confronto tra figure professionali che a più titolo danno il loro contributo al mondo del vino: ristoratori, sommelier e giornalisti, unitamente alla parte scientifica, nella persona di Rosario di Lorenzo, professore di viticoltura all’Università degli Studi di Palermo e presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino.
Il cuGino è un Grillo in purezza, frutto di un’attenta selezione di grappoli provenienti da tre diversi vigneti che circondano la tenuta, con altitudini, esposizione al sole e caratteristiche del suolo differenti e soprattutto frutto di una vendemmia anticipata al 26 luglio, un mese prima rispetto ai consueti tempi di raccolta. “L’estate scorsa non pioveva mai – racconta Francesco Spadafora – Interagisco molto con le mie piante e valutando la situazione mi sono reso conto che c’era il rischio concreto che le viti si adattassero riprendendo l’acqua dall’unica fonte che avevano che era il grappolo. Così, il 26 luglio ho deciso di fare una vendemmia anticipata del Grillo”. Ma cosa comporta raccogliere l’uva così presto in Sicilia? Anticipare la vendemmia significa ottenere un vino con una gradazione alcolica più contenuta, perché l’uva non ha ancora raggiunto un accumulo di zuccheri tale da sviluppare livelli alcolici elevati in fermentazione. Allo stesso tempo il corredo aromatico può risultare più fresco e vibrante, conferendo al vino maggiore tensione e bevibilità, ma non mancano certo i rischi.
Il nuovo bianco, che così raggiunge un grado alcolico pari a 10,5%, nasce per essere un vino di facile beva, contemporaneo, versatile, “da sorseggiare anche alle 10,30 del mattino”, come apostrofa Francesco Spadafora e raggiunge in effetti il suo scopo. Infatti, sebbene da un vino con una gradazione alcolica così bassa potremmo aspettarci ciò che il mercato internazionale definisce “simple”, ovvero con uno spettro aromatico poco espressivo, appunto semplice, regala invece un bouquet olfattivo più ampio, risultando intenso al naso con note floreali, con gelsomino in evidenza, erbette aromatiche e ancora frutta a polpa bianca e un tocco vanigliato. Il sorso è giocato tra freschezza, consistenza e morbidezza, accompagnato poi da una scia sapida e agrumata. Vinificato in cemento grazie a lieviti indigeni, svolge la malolattica e affina poi 3 mesi in acciaio sui lieviti.
Il cuGino – chiamato così in quanto pur distinguendosi per caratteristiche proprie, mantiene un legame profondo con il Grillo storico dell’azienda, il Principe G – non faceva parte di un piano prestabilito o di una strategia calcolata, ma nasce da una risposta concreta a un mercato in evoluzione, dove i consumatori cercano sempre più vini equilibrati, sostenibili e dalla beva più immediata. Una dimostrazione di come anche le difficoltà, come in questo caso l’esigenza agricola dovuta al calore dell’annata, possano essere trasformate in innovazione, mantenendo salda la propria filosofia produttiva e l’attenzione alla qualità, ma con la giusta visione e la determinazione di chi non smette mai di sperimentare.
Di Lorenzo ha ripreso le parole del Barone Mendola, figura di spicco a livello internazionale, sottolineando come la qualità di un vino dipenda dall’equilibrio tra suolo, ambiente, varietà e intervento umano. “Oggi pertanto bisogna partire dal suolo e bisogna considerare e valorizzare il cambiamento climatico in questa prospettiva. In questo contesto, il lavoro di Spadafora sul Grillo, con le sue molteplici espressioni, risulta tanto impegnativo quanto rilevante per le sfide del mondo contemporaneo”. “Nonostante il risultato ottenuto quest’anno, prevedere come realizzeremo il cuGino il prossimo anno non è semplice – continua poi Francesco Spadafora – poiché il clima e le sue variabili giocano un ruolo determinante. Tuttavia, una cosa è certa: questo vino continuerà a nascere dalla zona meno produttiva dei vigneti, perché anticipando la vendemmia è fondamentale garantirgli struttura e questo può avvenire solo selezionando pochi grappoli di alta qualità. A Virzì, l’approccio resterà lo stesso: osservare attentamente il rapporto tra vigna, clima e territorio, interpretandolo con sensibilità per creare vini capaci di esprimere al meglio l’identità di questi luoghi e la personalità di ogni singola annata”.
L’incontro è proseguito con la degustazione del Catarratto, che si distingue per il suo 11,5% di alcol e un profilo olfattivo dominato da note agrumate di cedro e pompelmo, arricchite da sentori di mela croccante ed erbette aromatiche. Al palato esprime freschezza e sapidità, un ritorno agrumato al retronaso ed una persistenza equilibrata. A seguire, il confronto con il Principe G 2021 ha offerto uno spunto interessante: un bianco di grande eleganza, che al naso rivela una delicata nota sulfurea, accompagnata da frutta a polpa gialla come pesca e susina e un tocco di menta ed erbe mediterranee. In bocca si distingue per la sua struttura fine e complessa, con un perfetto bilanciamento tra freschezza e profondità aromatica. L’assaggio ha inoltre evidenziato un filo conduttore con il cuGino, espresso nella coerenza stilistica e nell’approccio enologico: entrambi i vini valorizzano la varietà attraverso una vinificazione volta a preservare tensione, verticalità e purezza aromatica, con un’espressione territoriale ben definita.