Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'azienda

“Così i vini calabresi hanno fatto il salto di qualità”

30 Settembre 2015
castellovignetopicc castellovignetopicc

C’è ottimismo. E spunta qualche sorriso. Insieme ai raggi di sole che fanno capolino nelle immense distese dei vigneti delle Tenute Ferrocinto.

Si trovano nel territorio di Castrovillari, in provincia di Cosenza in Calabria. Oltre 120 ettari di vigneti e uliveti, in una zona in cui crescono soprattutto Magliocco, Montonico, Aglianico, Cabernet Sauvignon e Chardonnay.
Sarà una grande annata. Lo dicono tutti, lo sottolinea Stefano Coppola, che delle Tenute è l’enologo, la mente che crea i vini “chiave” di questa azienda: il Dolcedorme, il Magliocco, lo Chardonnay, Timpa del Principe (fiore all’occhiello delle Tenute) e il Carbernet Sauvignon.
“Le piogge ad agosto hanno reso questa annata speciale – sottolinea Coppola -. Ci sarà un dieci per cento di quantità di uve in meno, ma la qualità sarà eccelente”.

Lo dice con cognizione di causa, visto che la vendemmia dei primi bianchi è già finita, mentre per il rosso bisognerà attendere ancora qualche giorno.
“Sono molto buoni – dice Coppola – profumi eccezionali, molto acidi, bei colori”.
Il Magliocco è il simbolo della rinascita dell’enologia di un certo tipo in Calabria. “La riscoperta di questi vitigno – spiega Coppola – ha permesso all’enologia calabrese di risalire la china e togliersi di dosso il cliché di essere un serbatoio di uve da taglio. Qui si fanno grandi vini, eccome”.
Ed anche gli stessi calabresi hanno compreso che il vino non deve e non può essere solo una bevanda da pasto, ma può dare anche piaceri ed emozioni. Questo cambiamento qualitativo si è avvertito. Il 60 per cento dei vini prodotti in Calabria parte e va all’estero (Centro Europa, soprattutto Germania), il resto è per il mercato italiano e quello locale. Perché i calabresi stanno diventando cultori dei loro stessi vini.

“Era la spinta che cercavamo e che volevamo – spiega Coppola -. Ma sono solo i primi passi. Sono convinto che i vini calabresi hanno enormi potenzialità non ancora sfruttate ed espresse”.
Coppola è un grande conoscitore di vini e terroir. “Mi affascina l’Etna, sia per i paesaggi che per i vini che secondo me possono ancora crescere; la Toscana mi paice perché ha saputo coniugare vini e turismo: nessuno fa meglio di loro in questo campo; e poi come non citare le Langhe: ci sarà un motivo se sono patrimonio dell’Umanità Unesco”.

E se dovesse consigliare dei vini calabresi da bere. “Andrei sul sicuro e non vi deluderei – dice Coppola -.  Tra i bianchi sceglierei un Montonico, per i rossi un Magliocco, un Aglianico o un Gaglioppo tra i rosati”.

Giorgio Vaiana