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L'azienda

Così i contadini sono diventati i “nobili” di Franciacorta: la degustazione con Le Marchesine

13 Marzo 2017
Loris_Biatta_nel_primo_vigneto_de_Le_Marchesine Loris_Biatta_nel_primo_vigneto_de_Le_Marchesine


(Loris Biatta)

di Michele Pizzillo

Un paio di dati e poi proviamo a ragionarci sopra. 

1985: Giovanni Biatta acquista tre ettari di vigna a Passirano, in Franciacorta. Due anni dopo produce all’incirca 8.000 bottiglie di bollicine. Nel 2016 il figlio Loris, nel poco tempo che gli resta libero dai suoi continui viaggi all’estero per far conoscere i suoi vini, facendo il bilancio dei trent’anni dell’azienda agricola Le Marchesine, si rende conto che può contare su 47 ettari di vigne bellissime  – di cui un paio ubicati sulla collina più esclusiva di questa terra particolarmente vocata alla coltura della vite per uve da spumante di qualità, La Santissima di Gaggiano, perché la forte argillosità del terreno, le escursioni termiche e la ventilazione prodotta della vicine Alpi rendono le uve uniche – e una produzione di circa 500.000 bottiglie di bollicine. E’, quindi, Biatta, nelle condizioni ottimali per essere il numero uno della Franciacorta anche perchè la sua famiglia (Loris è affiancato dai figli Alice e Andrea), a differenza di molti franciacortini, oltre a coltivare bene la vite, ha pure il pallino fisso di produrre le migliori bollicine del mondo.

Procediamo per gradi a raccontare la storia de “Le Marchesine”, azienda di Passirano, in Franciacorta creata dalla famiglia Biatta. Comincia Giovanni, ma dei Biatta originari di Brescia, si hanno le prime notizie dal 1196 e già a fine '800 erano impegnati a produrre vino di qualità. Solo che con l’acquisto della vigna di Passirano, Giovanni pensa all’imbottigliamento e, nello stesso tempo, a dare un nome alla nuova azienda. Visto che la vigna apparteneva ad una famiglia nobile – in Franciacorta i terreni migliori erano tutti di proprietà di famiglie aristocratiche -, “noi che siamo contadini, pensammo di darci un tocco di nobiltà per operare nel mondo del vino, così decidemmo di chiamare l’azienda Le Marchesine”, racconta Loris con un pizzico di ironia visto i traguardi – di numeri e di qualità –  raggiunti dai “contadini” che, però, si fanno accompagnare da un enologo che fa parte dell’Istituto enologico di Champagne, Jean Pierre Valade; che hanno introdotto l’uso di pupitres meccanizzate (giropalles) che consentono un movimento rotatorio costante e, quindi, un risultato finale migliore rispetto alla rotazione manuale; che il Franciacorta “Secolo Novo 2005” ottenuto da uve Chardonnay del vigneto ubicato sul colle “La Santissima” dalla Guida dei vini di Gambero Rosso è stato ritenuto e premiato come “Bollicine dell’anno 2011”. 

Cosa vuol dire tutto questo? Che chi ha intuito subito il valore della Franciacorta, ha dato il colpo di acceleratore sulla sperimentazione in vigna e in cantina come, per esempio, l’abbandono del sistema a pergola e l’importazione delle più avanzate tecniche usate in Francia. Senza trascurare l’accurata selezione delle barbatelle da a trascurare l’accurata selezione delle barbatelle da impiantare, preferendo quelle degli stessi ceppi di Pinot noir e Chrdonnay usati oltr’Alpe.  Insomma, una voglia di innovazione che qualche volta si è scontrata con i tradizionalisti o con quanti fanno i viticoltori come dopo lavoro o solo come investimento. E, probabilmente, anche ad accelerare sulla possibilità di aumentare la produzione di Franciacorta. Tant’è vero che c’era il blocco degli impianti. Ostacolo superato, a quanto pare, ma con incremento degli impianti controllato, in modo da accompagnare la crescita senza svilire la qualità e il valore del prodotto.

Proprio per la loro politica vocata alla qualità estrema, la famiglia Biatta apre i cancelli de “Le Marchesine” a tutti. E lo fa in modo diciamo “familiare” nel senso che mamma, figli e nuora di Loris, ti ricevono nel tinello di casa; ti fanno mangiare il piatto del giorno, nel senso quello che hanno preparato per loro e, quando c’è gente estranea, forse la signora Biatta è più contenta, perché può esprimersi come cuoca, visto che difficilmente riesce a farlo con il figlio Loris sempre in giro per il mondo. Sono proprio i piatti di casa preparati da chi ha partecipato alla creazione de “Le Marchesine”, la vedova di Giovanni Biatta – questa volta con la presenza anche del “capo” appena rientrato da una degustazione a Roma ma con la valigia pronta per volare a Rio de Janeiro – che ci accompagnano nella degustazione dell’ultima produzione de “Le Marchesine”.  


Ecco le note di degustazione

Franciacorta Docg Secolo Novo Giovanni Biatta brut nature 2007
E’ un omaggio al fondatore dell’azienda. E che omaggio, visto la classe e la vivacità che esprimono queste bollicine ottenute da uve Chardonnay coltivate sul colle “La Santissima”, fin dal primo impatto visivo. A completare l’opera è il corredo aromatico bello ampio, pulito, con sentori di pompelmo rosa, lavanda, mentuccia ed erba fresca. Al palato è suadente, fresco e strutturato, con bella nota finale agrumata. Non c’è altro da aggiunge, tranne che degustarlo anche con piatti semplici perché siamo convinti che i grandi vini non hanno bisogno di compagni troppo sofisticati.

Franciacorta brut Secolo Novo 2009
Il suo perlage fine e inesauribile anticipa la complessità olfattiva gustativa di questo spumante che dopo l’acciaio è stato quattro anno sui lieviti prima di essere messo a disposizione di chi cerca le vere bollicine franciacortine. La complessità di questo vino passa dai sentori di gelsomino e note vegetali di erba fresca di campo alla mineralità e freschezza che si avverte appena in bocca dove, insieme al grande equilibrio tra acidità e sapidità, evidenzia pure una persistenza finale quasi inesauribile.

Franciacorta brut Blanc de noir 2012
Bello il colore rosa tenue; fine e persistente il perlage. Due sensazioni che anticipano un bouquet intrigante che può assicurare un Pinot nero in purezza lavorato da mano esperta, con richiami di rose selvatiche, bergamotto e note piacevolmente speziate. Al palato si avverte subito una personalità di buona struttura ma, anche, fresco, morbido, ricco di sentori tra agrumi e piccoli frutti rossi e un finale pulito. 

Franciacorta Docg Satèn 2012
Le uve Chardonnay per fare questo spumante arrivano da un vigneto situato nel comune di Paderno e, quindi, diverse da quelle utilizzate per gli altri prodotti dell’azienda. Alla vista è brillante e luminoso con bollicine che i Biatta definiscono muscolose. Delicati sono poi i sentori prevalentemente di ginestra e di kiwi, mentre i più esperti avvertono anche note di cera d’api e di orzo perlato. Un prodotto estremamente morbido ed equilibrato.

Franciacorta Docg brut
Questo è il campione di casa Biatta: più di 200.000 è la media produttiva. Le uve utilizzate – 60% Chardonnay, 25% Pinot bianco, 15% Pinot nero – arrivano da diverse vigne di proprietà de “Le Marchesine” ma, con una prevalenza di quelle dei comuni di Paderno e di Rodengo Saiano. E’ un prodotto facile, nel senso che non richiede particolare impegno per apprezzarlo, visto che in bocca è fresco, pulito, rotondo; nonchè per la sua particolare brillantezza e il perlage fine e prolungato. I profumi che prevalgono sono quelli di frutta esotica, fiori di sambuco, cioccolato bianco e zenzero.