Tornano da Berlino con un sorriso. E con una consapevolezza. Quello di avere fatto centro. Ma tornano anche con la preoccupazione riguardante la degenerazione e lo stato di crisi del sistema agricoltura.
Con l’animo in bilico tra la soddisfazione per il successo ottenuto alla Fruit Logistica che si è svolta in Germania e la determinazione di mettere in campo una strategia per valorizzare il patrimonio agroalimentare locale. Infatti il consorzio Isola Bio Sicilia è stato autore del manifesto che è stato scelto per promuovere i prodotti siciliani in Germania.
“La fiera è una manifestazione importante – dice Calogero Alaimo Diloro, uno dei referneti commerciali del consorzio insieme a Dario Brucculeri –, ma lì soprattutto c’è la grande distribzuone. Non siamo ancora in grado di competere a questi livelli. La fiera, però, è utile per capire quello che succede nel mondo. Credo che le attività di produzione del biologico in Sicilia meritino altri spazi”.
Il consorzio, nato nel 2005, conta 60 aziende. La sede si trova a Racalmuto, in provincia di Agrigento, ma i soci sono dislocati in 20 comuni della Regione. Ortofrutta, formaggi, trasformato, agrumi ed olio di oliva sono i punti di forza. Ma soprattutto l’uva e il vino. Con il quale il consorzio sta avviando quella che potrebbe essere definita una vera e propria rivoluzione. Infatti, il consorzio si dedicherà alla produzione del vino biolgoico, dalla vendemmia e fino alla bottiglia.
Calogero Alaimo Diloro mentre tiene una lezione sull’agricoltura
“Saremo protagonisti di questo esperimento che avrà grandi ripercussioni nel mercato – dice Aliamo Diloro – Il vino biologico deve avere una quantità di solfiti pari a 100 parti per milione. Noi puntiamo ad una quantità vicina allo zero”. Il processo prevede una produzione di uva di altissima qualità. E le condizioni ambientali ci sono tutte.
Per Alaimo Diloro i problemi delle aziende agricole siciliane sono legati alla mancanza di un sistema di distribuzione efficiente. “La domanda auamenta – spiega – ma non riusciamo a soddisfarla per problemi alle piattaforme logistiche di distribuzione”.
Sull’apertura delle frontiere con il Marocco, Alaimo Diloro dice: “Sono preoccupato, ma molto spesso non si tratta di persone nate lì. Sono produttori occidentali, magari italiani, che coltivano in quelle zone. Perché costa meno. Fanno i furbi. Sarei d’accordo ad uno scambio di eccellenze tra i Paesi. Per fare un esempio, io vi do le arance, voi mi date il cous cous”.
Per Alaimo Diloro mancano le informazioni corrette verso un consumatore che oggi acquista solo dove c’è il prezzo migliore. Anzi il più basso. “Se la Sicilia imposta la sua economia agricola solo da questo punto di vista non si salva – dice –. È necessario creare un modello di produzione che si rivolga soprattutto all’interno. Penso ad una rete nazionale, al massimo”. E per affermare la sua teoria Alaimo Diloro fa due conti: “In Sicilia ogni anno si consuma un miliardo di euro di pane – spiega –. Di questa cifra solo il 20 % va all’agricoltura. Il resto si perde nei vari passaggi. E considerate che il frumento per fare il pane viene dall’Argentina. E noi qui ne produciamo 260 diverse varietà. Ecco dove sta l’errore”.
Il consorzio chiede l’incremento dei fondi destinati alla ricerca di metodi di produzione che garantiscano qualità altissima a costi moderati. Nel 2008 sono stati spesi 12 miliardi di concimi chimici. Lo stesso valore prodotto dalla vendita dell’uva. “La crisi dell’agricoltura non esiste – conclude Alaimo Diloro – Esiste la crisi di quello che l’agricoltura è diventata”.
Consorzio Isola Bio Sicilia
Via Regina Elena, 3
RacalmutoAgrigento
Tel. 0922 948966
info@isolabiosicilia.it
Giorgio Vaiana