(Monica Boccanegra, Paolo De Matteis Larivera e Giorgio Brunetti)
di Michele Pizzillo, Milano
Potrebbe sembrare superfluo. E’ sempre meglio, comunque, dimostrare il solido comune impegno a favore delle generazioni future di due “imprese venete” – l'una accademica, l'altra imprenditoriale – e, cioè, Carpenè Malvolti e l’Università Ca’ Foscari, aventi in comune il medesimo anno di fondazione, 1868, condividendo il proprio 150° Anniversario con un evento dedicato al “Piccolo Teatro Grassi” di Milano.
In questo “tempio dell’arte” della recitazione, le due “Imprese Venete” hanno organizzato la presentazione della pubblicazione scritta da Giovanni Favero e Carolina De Leo “Carpenè Mavolti e Ca’ Foscari – Il Risorgimento dell’Economia nel Veneto dell’Ottocento”. A presentare il libro – alla redazione dei testi hanno contribuito anche le studentesse Sarà Jesi Bettiol ed Elena Bernardi della Scuola Enologica di Conegliano nonché impegnate nella Carpenè Malvolti -, sono stati il professore di economia aziendale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Giorgio Brunetti, altresì autore della postfazione della pubblicazione dedicata alle radici dello sviluppo socio-economico del Veneto di fine Ottocento, la presidente di Ca' Foscari Alumni, Monica Boccanegra e Paolo De Matteis Larivera della Famiglia Carpenè. Un’iniziativa che ha posto l’attenzione sul rilevante significato della cultura d'Impresa, visto che tanto la Famiglia Carpené quanto l’Università Ca’ Foscari, sono infatti storicamente impegnate nella diffusione della conoscenza e della crescita culturale delle giovani generazioni.
(Paolo De Matteis Larivera)
E, ricorrendo ad una affermazione burocratica, cioè risalendo all’epoca dei fatti, possiamo condividere quanto afferma Rosanna Carpenè: “In un quadro dell’Italia Post-Unitaria caratterizzata da un sistema fortemente conservatore si stagliarono due figure pionieristiche dalla forte carica sociale; una delle due era quella del mio trisavolo Antonio Carpenè, che ha fondato la nostra impresa e ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo dell’economia del territorio, aiutando in particolare viticoltori a prendere consapevolezza delle potenzialità di un vitigno autoctono quale la Glera. Lo ha fatto impartendo loro lezioni “in piazza” su come gestire al meglio il lavoro in vigna e perfezionando le tecniche di vinificazione e spumantizzazione che avrebbero meglio esaltato le caratteristiche delle uve. Un uomo di scienza che ha messo i suoi studi a disposizione di tutti, spinto da una vera vocazione alla divulgazione, tanto da indurre il sistema socio-culturale del tempo ad istituire, proprio a Conegliano, la prima Scuola Enologica d’Italia, che tanta parte ha avuto e continua ad avere nella formazione di enologi a livello mondiale”.
L’altra persona era Luigi Luzzatti, che ha contribuito direttamente con le proprie idee e conoscenze alla fondazione dell’Università Ca’ Foscari e, indirettamente della Scuola Enologica di Conegliano, con l’ambizione di creare una nuova classe dirigente che avesse le capacità di far risorgere l’economia del Veneto in uno dei suoi periodi più difficili. Due menti diverse per formazione e credo politico, ma illuminate per il loro tempo sia per la visione e l’impegno sociale di cui si sono fatti simbolo, rappresentano ancora oggi un esempio a cui ispirarsi per affrontare nuove sfide”. Per questo “voglio sottolineare l’importanza del libro che insieme alla Carpenè Malvolti abbiamo voluto pubblicare per ricordare l’anniversario che ci accomuna. Il filo rosso che lega la storia dell’Università Ca’Foscari a quella della Carpenè- Malvolti, realtà apparentemente diverse, è il costante impegno che entrambe hanno profuso nella diffusione e promozione della cultura, dell’innovazione e della ricerca, a favore di uno sviluppo sociale ed economico del territorio capace di essere al passo con i tempi ed al tempo stesso di anticiparne e governarne le dinamiche future”, sottolinea il Rettore dell’Ateneo veneziano Michele Bugliesi .
E, di strada, ne ha fatto il Prosecco; oggi c’è chi, a giusta ragione, lo definisce l’oro italiano, visto che è il vino che trascina il nostro export. Infatti, dei 540 milioni di bottiglie prodotto tra Prosecco Doc (440 milioni di bottiglie) e Asolo Prosecco Docg e Conegliano-Valdobbiadene Prosecco Docg (100 milioni di bottiglie), l’anno scorso è andato all’estero il 75% del primo e il 40% di quello docg. Numeri che da soli evidenziano la forza delle bollicine “Made in Italy”, che trova consensi ormai in tutto il mondo: dagli Stati Uniti alla Germania, dal Regno Unito alla Svizzera, dalla Francia al Belgio. Ed anche Carpenè Malvolti è uno dei produttori che esporta più del 60% della propria produzione. “Fra i nostri migliori clienti ci sono gli svizzeri, gli americani, gli inglesi, i giapponesi, i tedeschi e i francesi”, dice Antonio De Matteis, marito di Rosanna Carpenè, sesta generazione alla guida dell’azienda fondata nel 1868 dal trisavolo Antonio.
Con tutti questi numeri positivi va tutto bene, oppure c’è qualche problema che andrebbe risolto? “Noi abbiamo alle spalle una storia e posso dire che tutto sommato siamo avvantaggiati – spiega De Matteis -. Diversa è la situazione per le aziende che sono cresciute negli ultimi anni perché il consumatore del Prosecco non cerca l’etichetta di una marca conosciuta o di un’azienda di cui ne ha sentito parlare. Gli basta che sia Prosecco. E’ una situazione che può assicurare nel tempo il successo che stiamo vivendo adesso? Non lo so. Però mi piacerebbe avere un consumatore che si informi, più consapevole, che quando acquista il Prosecco, legga anche il nome del produttore. Solo così sarei sicuro che il successo potrà continuare così come avviene per lo Champagne”. La presentazione della pubblicazione “Carpenè Mavolti e Ca’ Foscari – Il Risorgimento dell’economia nel Veneto dell’Ottocento” si è conclusa nel Chiostro “Nina Vinchi” del “Piccolo Teatro Grassi”, con il brindisi celebrativo per il 150°Anniversario della nascita delle due imprese venete ovviamente con le migliori selezioni di Prosecco Superiore, ma anche degli eccellenti distillati di Carpené Malvolti.