Osservando l’entusiasmo delle giovanissime Irene e Livia Antonelli nel presentare la degustazione organizzata a Milano presso la Trattoria del Nuovo Macello, viene da dire che la scelta del padre Filippo di interrompere quattro generazioni di avvocati per fare il vignaiolo è stata quella giusta. E’ il 1986 quando Filippo Antonelli sceglie di dedicarsi alla cura dell’azienda di proprietà del Vescovo di Spoleto, acquistata nel 1883 dall’avvocato Francesco Antonelli che, però, non trascurò l’attività forense. Con tutto ciò, avviò una trasformazione radicale delle vigne, al punto da svolgere un ruolo fondamentale nella crescita dell’intero territorio di Montefalco. Impegno che proseguiranno i suoi eredi, anche loro alternando l’attività forense con la cura delle vigne, tanto da farne un’azienda modello e, contestualmente, svolgere un ruolo importante per arrivare al punto di svolta del 1979, quando Montefalco ottiene la doc.
E’, ormai, il decollo definitivo del Sagrantino e la Cantina di Antonelli diviene l’esempio di come un’azienda può essere l’espressione della sua terra e della sua comunità. Sette anni dopo la doc arriva Filippo e questo legame azienda-territorio diviene sempre più solido anche perché l’Antonelli vignaiolo a tempo pieno, contribuisce a raggiungere un altro traguardo, quando, nel 1992, il Sagrantino ottiene il prestigioso riconoscimento della dodicesima Docg in Italia. E’ il decollo definitivo del Sagrantino, vitigno autoctono di Montefalco, che viene sottoposto ad un rigoroso processo di zonazione al fine di esaltare appieno le sottili sfumature che si notano dalle diverse annate e dalle posizioni specifiche dei vigneti. Non solo attraverso i due cru, Chiusa di Pannone Montefalco Sagrantino Docg e Molino dell’Attone Montefalco Sagrantino Docg, che emergono da vigne differenti in esposizione e conformazione del terreno, ma anche con il classico Montefalco Sagrantino Docg. Per quest’ultimo, vengono selezionate di anno in anno le migliori parcelle dei vigneti. Un approccio simile è applicato al Trebbiano Spoletino, vitigno per anni dimenticato e che recentemente è stato riscoperto, offrendo alla zona di Montefalco la possibilità di produrre vini bianchi dalla lunga e interessante prospettiva, accanto ai rinomati rossi.
Questo vitigno si rivela versatile e sorprendente nei risultati ottenuti attraverso diverse tecniche di vinificazione e affinamento. Con Vigna Tonda, un vino composto al 100% da Trebbiano Spoletino, Antonelli ha recentemente testato l’utilizzo di anfore, sia di ceramica sia di terracotta. Invece a completare la gamma di vitigni a bacca rossa, c’è il Sangiovese e altre varietà tipiche del centro Italia, fondamentali per la creazione dell’uvaggio del Montefalco Rosso Doc e della sua versione riserva. Per quanto riguarda i bianchi, il Grechetto gioca un ruolo chiave. Tant’è che nel corso degli anni la Cantina Antonelli ha dedicato energie all’esplorazione e alla sperimentazione, presentando all’appassionato vini come Contrario Umbria Rosso Igt, Trebbiano Spoletino Spumante Spoleto Doc Metodo Classico e Vigna Tonda Trebbiano Spoletino Spoleto Doc. Così si rivolgono anche a consumatori alla ricerca di prodotti che bilancino sapientemente innovazione e rispetto per la varietà. Il Sagrantino con la sua complessità è destinato ad un pubblico capace di apprezzare un prodotto che può presentare sfide alla prima degustazione. I vini bianchi, in particolare il Trebbiano Spoletino, mirano a cambiare la percezione di Montefalco, solitamente associata ai rossi, e a far emergere il suo nome anche in relazione a una varietà bianca riscoperta nell’ultimo decennio.
Da rammentare, inoltre, che la Cantina Antonelli è impegnata nella promozione delle iniziative locali e nell’enoturismo. Il bosco “Macchione”, amato dalla famiglia, è uno dei polmoni verdi del territorio, aperto a tutti per esplorare sentieri e radure. La cantina ha ottenuto la certificazione biologica nel 2012, confermando il suo impegno per pratiche agricole sostenibili. Aperta al pubblico ogni giorno, la Cantina offre degustazioni, visite guidate, lezioni di cucina ed esperienze uniche immerse nella tradizione umbra, come la caccia al tartufo nero e bianco e il progetto “Cucina in Cantina”, guidato dalla cuoca e giornalista australiana Wendy Aulsebrook. Con progetti futuri che includono la prossima apertura dell’agriturismo Casale Satriano con quindici camere, l’azienda mira a condividere la sua autentica ospitalità con un pubblico sempre più ampio. La produzione ha superato la 400.000 bottiglie, con un export del 20 %.