(Marco Nicolosi e Barbara Liuzzo)
Un 2017 da ricordare, il Carricante che diventa sempre di più l’uva-simbolo della sua azienda e un nuovo vino tra i progetti del 2018.
Marco Nicolosi, dell’azienda Barone di Villagrande che si trova sull’Etna, racconta un 2017 da incorniciare e un nuovo anno iniziato a cento all’ora, con nuovi progetti, un nuovo vino, nuovi impianti e l’aumento esponenziale delle visite in cantina. “Per noi il 2017 è stato un anno fantastico. La vendemmia probabilmente più bella degli ultimi 20 anni – dice Marco – Mentre l’Italia e la Sicilia lamentano un calo di produzione e resa uva vino, da noi è avvenuto esattamente il contrario e la qualità è veramente eccezionale. Grazie al sole caldo, a due piogge abbondanti, una il 25 luglio e l’altra l’8 settembre l’uva ha raggiunto una maturazione perfetta nessuna traccia di muffa o marciume, uva sanissima. Per l’Etna Bianco Superiore abbiamo registrato una produzione complessiva del + 15%. Per le uve rosse invece, a seconda della zona, la produzione si è mantenuta costante o in leggero calo”. C’è un dato importante, però, che Marco sottolinea, che dimostra la sempre più crescente attenzione sulle zone del Vulcano: “Le presenze turistiche sono state maggiori rispetto ad altri anni – spiega – In azienda abbiamo ricevuto 8.100 visitatori con un livello di conoscenza del territorio Etneo sempre maggiore”.
Ecco quindi c’è un brand “Sicilia” ed “Etna” da spingere sempre di più: “Il brand Sicilia è consolidato e sempre molto forte – dice Marco – Etna è un brand già conosciuto e apprezzato dalla stampa, da molti operatori e appassionati. Lentamente la conoscenza del vino dell’Etna si sta spostando a tutti i consumatori”. A proposito di Etna, in queste ore il dibattito si sta concentrando molto sulla Doc Etna: “La Doc funziona – dice Marco – È la terza doc in Sicilia dopo Sicilia doc e Marsala. Ed i numeri della produzione sono in costante aumento. Aumentano le vigne aumentano le bottiglie. La certificazione è sempre una garanzia per i consumatori e per i produttori seri”.
E sulla ipotesi della nuova Doc Mongibello (ne parliamo meglio qui), Marco ha le idee chiare: “C’è la voglia da parte di alcuni produttori di creare una doc per le vigne in alto che sono fuori dalla doc Etna. Altre produzioni sono rimaste escluse in basso, altre a Ovest. È inevitabile che quando una doc funziona ed anche molto bene tutti ne vorrebbero far parte. La doc Mongibello personalmente non ha molto senso, si può già sfruttare un brand fortissimo come quello di Sicilia senza costruirne uno ex novo. Ma è giusto che ogni produttore o gruppo di produttori scelga la propria strada”. Quindi né modifiche né nuove Doc: “I confini dell’attuale Doc Etna non devono essere modificati – afferma Marco – Ricordo le parole di Attilio Scienza durante una lezione sulla zonazione: “I confini delle Doc non devono mai essere modificati, sarebbe come scoperchiare un vaso di Pandora”. E proprio mentre i Mondo ci guarda con interesse, aumentare la base produttiva farebbe perdere di credibilità”. Sicilia in primis dunque, anche perché la regionalizzazione dei consumi appare come un fatto troppo evidente: “E’ chiaro che in tutta Italia si va sempre più verso la regionalizzazione. Le grandi città ed i luoghi di cultura del vino rappresentano sempre delle eccezioni. L’Etna in questo momento sta esplorando nuovi mercati ed ottiene grande successo un po’ ovunque. Direi che è un caso a se”.
E il 2018 è iniziato alla grande. Ci sono 4 eventi da organizzare al meglio e in cui Barone di Villagrande sarà presente (Prowine, Vinitaly, Sicilia en Primeur e Merano) e tanti progetti da portare avanti: “Impianteremo due ettari a Carricante, piccoli appezzamenti anche ad alberello – spiega Marco – Nascerà anche un nuovo vino, un Etna Bianco Superiore contrada Caselle grazie alla collaborazione con la Famiglia Arcidiacono. Poi consolideremo i nostri mercati e ne apriremo di nuovi, potenziando anche l’ospitalità in azienda”.
G.V.