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L'azienda

Antonio Capaldo e Bolgheri, legame indissolubile: inaugurato “Campo delle Comete”

15 Maggio 2017
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Lo avevamo anticipato nel nostra magazine (leggi qui), quando Antonio Capaldo ci aveva parlato del progetto “Campo delle Comete”. Che oggi, ufficialmente è realtà. 

Qui siamo in pieno territorio di Bolgheri, nel comune di Castagneto Carducci, definito a est da un susseguirsi di colline che creano un anfiteatro, quasi a protezione di questa enclave toscana. Il nome di Bolgheri, oggi, forse è uno dei vini italiani più blasonati, uno dei territori vitivinicoli più celebrati ben oltre i confini nazionali. Fa parte di questo mondo così particolare Campo alle Comete: già nel suo nome svela una sua diversità che ha ispirato l’immagine dell’azienda, le etichette, i nomi dei vini. Ma non è solo frutto di fantasia, tutto parte da lontano quando erano solo Campi quelli che contrassegnavano la campagna bolgherese e nella notte erano gli astri e le stelle e forse le Comete a indicare il cammino.


(Antonio Capaldo)

L’antico toponimo, andato in disuso nel tempo e poi recuperato, interessa un’azienda nata un secolo fa e oggi avamposto toscano di Feudi di San Gregorio. Antonio Capaldo, che ne è il presidente, ha infatti deciso di confrontarsi con un “luogo – mito” e con tradizioni viticole del tutto nuovi, andare oltre il Sud e puntare dritto al cuore di uno dei territori più titolati d’Italia, dove vuole portare il know–how di Feudi di San Gregorio assieme a una ventata di freschezza e libertà. Nei pressi della strada provinciale Bolgherese, una grande villa è quasi nascosta alla vista da svettanti pini e rigogliose palme, una piccola vigna al suo primo anno di vita la separa dalla cantina, una struttura a base circolare che nelle intenzioni del suo progettista vuole ricordare le tombe etrusche che qua furono di casa. A fianco un altro vigneto che, assieme a un altro appezzamento, rappresenta il cardine produttivo di Campo alle Comete, oggi 15 ettari, quasi altrettanti il progetto futuro di acquisizione.

Tutte le vigne di Campo alle Comete sono iscritte alla Doc Bolgheri, gli impianti più vecchi risalgono al 1993 mentre gli ultimi interventi sono del 2007 e del 2017, con densità che oscillano tra le 6.500 e le 7.500 piante a ettaro. Le varietà presenti sono quelle legate alla zona e quindi Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, Syrah, Petit Verdot e Alicante. Il primo vino prodotto qui è lo “Stupore Bolgheri Doc Campo alle Comete”. Prima annata di produzione il 2015, prevede nel suo blend in misura decrescente Merlot, Syrah, Petit Verdot e Cabernet Sauvignon. Hanno seguito Stupore un Vermentino e un Rosato vendemmia 2016, un Cabernet Sauvignon annata 2015 in purezza.  


(Jeanette Servidio)

È una squadra di cultura enologica bolgherese quella che giorno per giorno si occupa di Campo alle Comete. Amministratore delegato e direttore dell’azienda è Jeanette Servidio, origine tedesca ma da anni naturalizzata toscana, entrata nel mondo del vino fin dal suo arrivo in Italia. Da oltre dieci anni è ormai “una” di Bolgheri e ne conosce quasi tutti i segreti. La affianca come consulente sia per l’aspetto viticolo che enologico Stefano Di Blasi, che a Firenze ha studiato Scienze Agrarie e si è poi formato professionalmente nelle tante zone di eccellenza che la Toscana racchiude. Antonio Capaldo ha voluto che i suoi collaboratori fossero profondamente legati al mondo di Bolgheri, consapevole che per “entrare” in una nuova realtà e costruirvi un progetto enologico è necessario saper interpretare il linguaggio di quella realtà. 

“Il nostro intento – dichiara Antonio Capaldo – è confrontarci con varietà internazionali, che nell’esperienza di Feudi di San Gregorio abbiamo relativamente seguito a vantaggio dei vitigni autoctoni, e approfondire il nostro bagaglio di esperienze tecniche e umane. Il filo rosso è il massimo rispetto del terroir e l’individuazione delle migliori sinergie tra suoli, microclima e varietà. Speriamo di saper contribuire allo sviluppo futuro di questo straordinario territorio”.

C.d.G.