(Nadia Zenato – ph DeLille)
di Michele Pizzillo, Milano
Il vecchio è del 1985; il giovane, invece, del 2012. Sono il primo e l’ultimo Amarone della Valpolicella Doc classico riserva “Sergio Zenato” che ci hanno particolarmente convinti nella verticale guidata da Nadia Zenato e Luca Gardini, organizzata presso l’elegante Vun, il ristorante del Park Hyatt di Milano, “regno” di Andrea Aprea che l’anno scorso ha avuto la seconda stella Michelin.
Premesso, come d’altronde è emerso nel corso dell’impegnativa verticale (perché non capita spesso di godere del piacere di coccolare dei grandi Amarone prodotti da un’azienda che è diventata portabandiera del proprio territorio), che la riserva “Sergio Zenato” – copiamo integralmente la premessa della sua scheda di presentazione, così sintetica e completa, che ci è sembrato superfluo qualsiasi intervento – “è la massima espressione dell’unicità del territorio e dello stile Zenato. Nasce solo nelle annate di eccellenza dalla selezione delle migliori uve di Corvina, Rondinella e Oseleta dei vigneti più vecchi coltivati a Sant’Ambrogio nella Tenuta Costalunga, nel cuore della Valpolicella Classica”. Un vino dall’estremo equilibrio e adatto a lunghi invecchiamenti, sottoscrive Gardini, che con la solita simpatica verve colorita, ha accompagnato i fortunati “invitati al desco di Nadia” a scoprire cinque annate di uno strepitoso Amarone – 2012, 2006, 2003, 1998, 1985 -, con il millesimo 2006 che è una sorta di spartiacque tra l’Amarone che si produce con uve appassite pigiate a Natale e a fine gennaio. Adesso con i cambiamenti climatici, la seconda pigiatura, quasi sempre avviene a fine marzo. Una capacità, questa, di Nadia e Alberto Zenato, di adeguare l’appassimento dell’uva – a Milano Nadia ne ha portato due cassette per mostrarla ai suoi ospiti – e tutto il processo produttivo alle mutate condizioni atmosferiche per continuare a produrre i grandi vini come ha insegnato loro papà Sergio. Che è opportuno ricordare che è stato uno dei protagonisti della rinascita del Lugana e quando è arrivato in Valpolicella, ha contribuito all’affermazione dell’Amarone. Tant’è che oggi l’azienda Zenato produce oltre due milioni di bottiglie ed è presente sui più importanti mercati di consumo del buon vino italiano come Stati Uniti, Canada, Nord Europa, Giappone.
Oltre alla degustazione dei cinque grandi Amarone, a Milano, Nadia ha presentato un Amarone speciale, della vendemmia 2008 – la prima etichetta del progetto “Archivio storico Zenato” che, dice “nasce per celebrare una storia di cura, dedizione e passione, che ha portato a riconoscere in tutto il mondo il nome Zenato come sinonimo di eccellenza e di uno stile identitario di un territorio unico: la Valpolicella”. E, racconta Nadia “tutto è cominciato quando abbiamo messo a riposare nella nostra barricaia in una grande botte di rovere di Slavonia, un vino di un’annata eccezionale, decidendo di lasciare che il tempo compisse la sua magia, trasformando lentamente quel vino. Dieci anni dopo quella botte è stata aperta, dando vita alla prima edizione limitata dell’Archivio storico Zenato: 2500 bottiglie e 400 magnum, tutte numerate e custodite in una preziosa cassetta di legno di rovere di Slavonia, lo stesso in cui ha riposato l’Amarone, che sono l’espressione più pura del nostro amore e della nostra dedizione per il vino”.
E, per non far mancare nulla agli ospiti “convocati” al Vun di Aprea (che ha deliziato con i suoi capolavori) Nadia ha presentato anche quello che chiama progetto controcorrente, una realtà di eccellenza enologica al femminile “La Sansonina”, dove nel 1960, la mamma, Carla Prospero affianca il marito Sergio Zenato nella pioneristica sfida della valorizzazione del Lugana, del quale è stato uno dei fondatori. Il vino degustato è stato il Sansonina Vigna del Moraro Verde, Lugana doc a fermentazione spontanea, annata 2014, dove la mineralità ceduta dal suolo si lega in modo armonico alla rotondità, regalando in bocca sensazioni uniche di piacevolezza. L’altra novità dal progetto “La Sansonina” è Evaluna Garda doc Cabernet che è l’espressione della grande potenzialità che lo straordinario terroir del Lago di Garda può esprimere anche con i vitigni rossi.
Questi i 5 Amarone degustati nella verticale presso il ristorante Vun dell’Hotel Park Hyatt di Milano
Amarone della Valpolicella docg classico riserva “Sergio Zenato” 2012
E’ il giovane della cordata che, secondo noi, è il prolungamento del grande vecchio del 1985. Un vino che si proietta nel futuro, perché fra qualche decennio si presenterà ancora con le caratteristiche di oggi: la freschezza, lo splendido colore granato compatto luminoso, l’eleganza olfattiva prevalentemente agrumata e speziata, la complessità aromatica che richiama il miele, la frutta sotto spirito ma anche note di vaniglia e cannella. Caldo, morbido, tannino incisivo e finale che lascia grandi ricordi.
Amarone della Valpolicella doc classico riserva “Sergio Zenato” 2006
Fra il vecchio e il giovane, c’è anche questo millesimo che la celebre (ormai ex, però) firma di Wine Spectator, James Suckling, inserì nella sua celebra classifica dei 100 migliori vini del mondo. Con queste credenziali c’è ben poco da aggiungere, tranne la personale fortuna di aver potuto degustare un altro grande dell’enologia nazionale che può reggere ancora qualche decennio, esprimendo tutte la caratteristiche del suo territorio di origine così come fa oggi.
Amarone della Valpolicella doc classico riserva “Sergio Zenato” 2003
Questo è figlio di un’annata viticola caratterizzata da un andamento climatico molto anomalo tra il caldo torrido del periodo estivo e le scarse precipitazioni sia invernali che estive, però il risultato è più che ottimo con un vino ben caratterizzato nella sua calda bevibilità e la freschezza che ne assicura ancora una buona conservazione, hanno sottolineato i nostri due guidatori della degustazione.
Amarone della Valpolicella doc classico riserva “Sergio Zenato” 1998
Il Millennio, Zenato c’è lo lascia con un vino prodotto in un’annata calda, ottima per la produzione di uva da appassimento che, per la prima volta, portò alla decisione di fare la seconda pigiatura a metà marzo. I risulti si percepiscono in bocca, con un vino di una morbidezza straordinaria, un’aromaticità che è concentrato sulla frutta matura e sulle erbe aromatiche spontanee. Un ricordo del Millennio che chi ha la fortuna di averne conservato qualche bottiglia, può ancora apprezzare.
Amarone della Valpolicella doc classico riserva “Sergio Zenato” 1985
Un vecchio che è la vitalità di un giovane perché dopo 32 anni dalla vendemmia, conserva tutte le caratteristiche di un Amarone giovane, che può essere conservato ancora con ancora per parecchi anni senza perdere le sue caratteristiche come la dolce componente della frutta sotto spirito, con cenni di erbe aromatiche prevalentemente alloro, mirto, vaniglia, chiodi di garofano. Nonché l’ottima freschezza che si avverte in bocca e l’equilibrio tra assonanze speziate e balsamiche.