di Alma Torretta, Monselice (Pd)
Se così tanti e diversi sono i suoli di origine vulcanica, non deve meravigliare che anche i vini che vi si ottengono presentano caratteristiche differenti, ma in generale, chi più chi meno, si distinguono per persistenza lunga e fine, complessità, longevità, per non parlare dell’oramai un po’ abusata, e un po’ vaga, mineralità.
Un evento come quello organizzato nei giorni scorsi al Castello di Lispida a Moselice (Padova) dal Consorzio Vini Colli Euganei in collaborazione con la locale Strada del Vino ed il Consorzio Terme (leggi questo articolo), è stato dunque un’occasione preziosa per mettere a confronto vini frutto di territori e vitigni tanto diversi, perché mai così tante cantine vulcaniche da tutta Italia, oltre settanta, sono state presenti in un unico banco d’assaggio. Ma anche con una significativa rappresentaza estera, in particolare di vini ungheresi della zona del Lago Balaton e vini Greci di Santorini.
La parte del leone l’hanno fatta i vini della zona ospitante, i Colli Euganei, un’area tutta la scoprire anche per la complessità di formazione che ha portato a fenomeni quali le colline vulcaniche rotonde dove la lava non è arrivata a fuoriuscire, ma ha formato specie di “bubboni” sulla costra terrestre “cuocendo” lo strato calcareo-argilloso sovrastante. Strato che si era formato per sedimentazione quando tutta la pianura padana era ancora mare e che oggi si presenta sotto forma della caratteristica “scaglia”, bianca o rossa. Due fasi ben distinte di attività vulcanica hanno portato alla presenza sia di lava basaltica dovuta alle prime eruzioni sottomarine, oltre quaranta milioni di anni fa, con colate di magma ma anche esplosioni, e quindi con produzione di materiale leggero quale una grande quantità di ceneri e lapilli. La fase successiva, circa 35 milioni di anni fa, si è distinta invece, oltre che per produrre filoni di basalto, per delle lave uniche in tutto il Veneto, acide, molto viscose e ricche di silice, da cui si sono formate rocce di vario tipo tra cui la famosa trachite con cui è pavimentata piazza San Marco a Venezia. Ed è appunto a causa dell’alta viscosità di queste lave che non sono riuscite a sfondare la copertura calcarea, si sono formati, accanto ai vulcani dalle pendici più ripide, anche i colli rotondi.
Ecco i vini che ci sono piaciuti di più
Vignalta – Nostran 2015 – Igt Rosso Veneto
Un blend al 50 % di Cabernet franc e Carmenère, due vitigni in passato spesso confusi, affinato in botte di rovere francese per 24 mesi. E’ l’ultimo nato dell’azieda fondata ad Arquà Petrarca (Padova) nel 1980 da Lucio Gomiero, conosciuto negli Usa come Mister Radicchio perché è anche il più grosso produttore americano di questo ortaggio. Si presenta al naso con sentori di frutta rossa perfettamente matura per poi esplodere in bocca di pepe, ma un velluto di pepe, piacevolemnte tannico, e sopratutto di lunga persistenza.
Borin – Sette Chiesette 2014 – Fior d’Arancio Colli Euganei Docg
Da sole uve Moscato giallo biotipo Fior d’Arancio, tipico dei Colli Euganei, un passito dal bellissimo colore ambra chiara brillante, dal perfetto bilanciamento zuccheri- acidità, dal floreale tipico del vitigno che già si è arrichito di profumi di evoluzione ma senza perderene la nota caratteristica. All’assaggio meno persistente di versioni più concentrate ma più stucchevoli di altre cantine, è esemplare per equilibrio, bevibilità, pulizia e nitidezza dei sentori.
CàLustra Zanovello – Pedevenda 2015 – Colli Euganei Doc
Un esemplare elegante e potente di Manzoni Bianco in purezza affinato per 10 mesi in botti grandi di rovere. Ca’Lustra si trova sulle pendici meridionali del Monte Venda, il più alto degli Euganei, là dove inizia la valle di Faedo e fa parte dell’area protetta del Parco Regionale dei Colli Euganei. La linea Zanovello è quella delle selezioni, con un’etichetta che riproduce i caratteri dell’alfabeto misterioso dei Paleoveneti antico di tremila anni.
Gilvesy – Rajnai Rizling 2016 – Lago Balaton (Ungheria)
Risling in purezza, vinificato solo in acciaio, che esprime in maniera nidita e diretta l’interazione tra il vitigno e il terreno vulcanico ricco di basalto del nord del lago Balaton. Sorso che chiama altro sorso, lunga persistenza minerale, facilissimo finirne subito una bottiglia e da volere bere anche ogni giorno. Dello stesso vitigno un cru, il Tarànyi 2016, da vigne vecchie di 45 anni che affina in rovere ungherese per otto mesi. Più complesso, importante, sarà più longevo, ma da bere e abbinare con più attenzione. Li produce Robert Gilvesy, un ex architetto canadese di origini ungheresi tornato a vivere nella terra degli antenati.
Inama – Vigneti di Carbonare 2016 – Soave Classico Doc
Da una collina ricca di basalto, che deve il suo nome al fatto che i contadini vi accatastavano legno e torba per produrre carbone, una cru di Garganega in purezza alla prima vendemmia e affinata solo in acciaio. Al naso è dolcemente fruttato, si distingue una piacevole susina, con note agrumate ma anche di anice, all’assaggio si presenta sapido e fresco per svelare infine la sua anima vulcanica in una persistenza sottile, lunga, tagliente come uno stiletto che ti colpisce all’improvviso dopo averti ammaliato con note suadenti
Sigalas – Assyrtiko 2017 – Santorini
Da un suolo vulcanico molto povero e arido come quello dell’isola di Santorini, un Assyrtiko in purezza che si fa notare per morbidezza: c’è tutta l’asprezza del terroir, la pietra focaia come nota dominante, ma sotto un frutto polposo dolce con sentori finali di mandorla fresca, un’armonia di contrasti che tutti insieme regalano un vino contemporaneamente di piacevolezza immediata ma anche complessità.
Cantina di Mogoro – Puistèris 2015 – Semidano di Mogoro Doc Sardegna
A Mogoro il terreno è sabbioso con rocce basaltiche nel sottosuolo, qui si coltivano le vecchie, delicate e poco produttive piante di Semidano che donano un vino che ha bisogno di tempo per esprimersi al meglio. Le uve sono raccolte un po’ sovramature, il vino viene poi affinato solo per pochi mesi in tonneaux di rovere e cstagno. Profuma di ginestra e di miele per scoprire poi all’assaggio di corpo, fresco e sapido, con retrogusto intrigante di pietra focaia.
Sassotondo – Poggio Pinzo 2014 – Ciliegiolo Maremma Toscana Doc
L’ultimo nato in casa Sassotondo, un Ciliegiolo in purezza che nasce dal suolo vulcanico frutto dell’eruzione del vulcano di Poggio Pinzi vicino Pitigliano e dalla volontà di sperimentare di Edoardo Ventimiglia. Fermentato in giare di terracotta che consentono un’ottima ossigenazione, lasciato a macerare sulle bucce per quasi un anno, è sapido e speziato di pepe, con i tannini che si sentono solo nel finale, già piacevole anche se giovane, un ciliegiolo con spiccata personalità.