(Luca Morale, Paolo Pizziol, Roberta Bianchi, Alessio Pizziol)
di Michele Pizzillo
Se il contesto di auto-esaltazione è nobile, perché non farlo? Chissà se i coniugi Roberta Bianchi e Paolo Pizziol, proprietari dell’azienda agricola “Villa Franciacorta” di Monticelli Brusati, hanno fatto questo tipo di ragionamento scrivendo sarà “una mini-verticale che resterà nella memoria” nella nota che accompagnava l’invito all’anteprima del loro “Franciacorta Boké noir rosé pas dosé millesimato 2013” presso il ristorante Ceresio 7 di Milano.
Che abbinato ad un delicato piatto come i gamberi crudi di Mazara, burrata e fumetto di gamberi e un tocco di delicata dolcezza assicurata dall’amarena – che ha praticamente “condizionato” gli altri tre piatti che Elio Sironi, celebrato chef di Ceresio 7, ha preparato per la memorabile mini-verticale – ha anticipato quello che sarà fra qualche mese questo vino ottenuto da uve Pinot Nero semplicemente perfette. E, a chi ha partecipato alla degustazione, ha offerto un’esperienza di quelle che capitano sempre più raramente anche a chi scrive di vino.
(Paolo Pizziol e Roberta Bianchi)
Andiamo per ordine, perché serate del genere vanno raccontate affinchè i consumatori sappiano come si fanno le grandi bollicine. Intanto la passione e la volontà di voler fare bene, sempre, il proprio lavoro. Nello specifico ha cominciato Alessandro Bianchi che 26 enne, nel 1960 acquista e nel 1978 avvia i lavori per salvare dal degrado Villa, antico borgo nel cuore della Franciacorta, situato a pochi chilometri dal lago d’Iseo. Bianchi, autentico mecenate, mette insieme 100 ettari di terreno, di cui 37 vitati – forse una delle poche aziende viticole costituite da un unico lotto – anche di terreni più difficili, ma unici come Gradoni (così chiamati per la disposizione a terrazzamenti), con pendenza che in alcuni punti raggiunge il 45%. Insomma, un grande lavoro di recupero e, poi, la decisione di produrre solo spumanti millesimati. E che millesimati.
(Gamberi di Mazara)
Però, da Ceresio 7, dove Sironi ha avuto il compito di creare abbinamenti in rosa, c’è stata un’eccezione, la degustazione di “Vita Nova riserva brut 1993”, in formato Jeroboam, degorgiato ben 18 anni fa, dopo cinque anni di maturazione, che ha stregato tutti per la sua eccezionale freschezza, il bel colore oro brillante, il profumo ampio di frutta a pasta bianca su fondo agrumato. In bocca, tra persistenza – peccato per il perlage sacrificato da calici non particolarmente adatti -, bella freschezza, equilibrata acidità e un gradevolissimo fondo vanigliato, è un esempio di grande eleganza. D’altronde i Bianchi l’avevano prodotto in 650 esemplari per festeggiare il nuovo Millennio. All’asta di beneficienza organizzata dal Consorzio Franciacorta presso la Triennale di Milano per raccogliere fondi per i paesi terremotati, è stata battuta da Sotheby’s alla ragguardevole cifra di mille euro.
(Boké Rosè Brut)
Quello che seguirà non sarà da meno a “Vita Nova”. Perché il festeggiato della serata, “Franciacorta Boké Noir Rosé pas dosé millesimato 2013” è un prodotto straordinario, 100% Pinot Nero espressione di un grande terroir. Lo chef Sironi lo ha abbinato al più delicato piatto della serata declinata sulle nuance rosé, i gamberi crudi siciliani, ma alcuni invitati avrebbero preferito abbinarlo al più robusto “riso, formaggio di capra e succo di rape dolce” che invece è stato servito con “Franciacorta Boké Rosé brut millesimato 2013”. Sono, come si suol dire, sottigliezze di lana caprina, visto che si tratta di grandi vini.
(Boké Noir Rosé Pas dosé)
L’ultimo – grande, è da sottolineare – nato in casa Bianchi è contenuto in solo 3.315 bottiglie, dove la maturazione si protrae per oltre 36 mesi, a partire dalla primavera successiva all’anno della vendemmia. Un grande vino che, dice Roberta Bianchi, è capace di fare esprimere tutta la verità di un grande terroir e che stupisce per la sua intrigante freschezza e mirabile armonia. Per degustare questo esclusivo ed elegante Franciacorta dalle belle note di piccoli frutti rossi alternati a quelli degli agrumi e ad evidenti note minerali, bisognerà attendere sino all’autunno, quando sarà messo in vendita esclusivamente in enoteca e nei ristoranti: non cercatelo nei supermercati perché sono ambienti non frequentati da “Villa Franciacorta”.
(Vita Nova)
Oltre al Franciacorta Bokè Rosé brut millesimato 2013 (in tutto 10.000 bottiglie) che affascina per la sua rara eleganza aromatica con percezioni di ciliegia, ribes e agrumi, dal gusto fresco, equilibrato e sapido è perfetto a tutto pasto, ideale con arrosti e piatti particolarmente gustosi come il riso di Sironi a cui ha aggiunto la sua freschezza ed elegante sapidità sostenuti da un corpo pieno e da un perlage persistente pur in calici non particolarmente adatti. La mini-verticale è proseguita con il “Franciacorta rosé brut millesimato 2012” (prodotto in 28.336 bottiglie) – che lo chef di Ceresio 7 ha abbinato a “rombo, olive, calamari e purea di pastenaca” -, è uno di quei vini che ha la capacità di assicurare, con ogni calice, emozioni diverse. Per le sue bollicine fini e persistenti, la prorompente florealità oltre ai sentori di piccoli frutti rossi ma anche pesca bianca ed origano. In bocca è fresco, gradevole e assicura una lunga persistenza che è difficile dimenticare. Ottimo l’abbinamento con un pesce come il rombo.
(Riso e formaggio di capra)
Per il dessert (lamponi, crème brulée, fava di Tonca e sorbetto di Cassis) Sironi e Roberta hanno deciso di abbinare il Franciacorta Briolette Rosé demi-sec che è il vino storico della cantina perché la sua prima produzione risale al 1995 ancora oggi sorprende per la sua eleganza e la valorizzazione di un vitigno nobile come il Pinot nero che in questo caso assume il ruolo di protagonista di eccellenza con piatti dove il gusto dolce è predominante perché Briolette è un demi-sec che unisce alla piacevole dolcezza e cremosità del gusto, la delicatezza del colore e l’eleganza dei profumi. Ideale l’abbinamento con prodotti di pasticceria e dessert senza creme; da provare l’insolito accostamento con culatello e formaggi di media stagionatura.
Per i millesimi 2009 e 2008 (24.020 bottiglie il primo, 22.000 il secondo), le differenze sono date dall’andamento climatico dell’annata, ottima in tutti e due casi, solo che la vendemmia 2009 è stata tra le migliori del primo decennio del millennio e questa situazione favorevole si avverte nelle caratteristiche del vino che ancora oggi conserva integre tra note agrumate e sentori di frutta tropicale ma anche, in bocca, una bella mineralità che accompagna il lungo finale che lo caratterizza. Anche per la vendemmia 2008 la produzione vinicola è stata qualitativamente superiore alla media del decennio. Boké, dovrebbe essere il termine giapponese per indicare corallo. Perfettamente in linea con l’eleganza dei vini di Villa Franciacorta. Ecco perché vogliamo concludere con una frase che piace tanto a Roberta: “Al Dio, l’arte di Creare, a noi di proteggere, scoprire, sognare, realizzare e affinare”. Chi ha voglia – e merita, oltretutto – di scoprire in loco Villa Franciacorta – dal vigneto alla moderna cantina scavata sotto una collina – a disposizione c’è un bellissimo agriturismo “Villa Gradoni”.