(Massimo Corrado, Marcello Paladin e Aldo Lorenzoni)
di Michele Pizzillo
Le preferenze dei consumatori sembrano indirizzarsi sempre di più verso i vini bianchi. Tant’è vero che questa tipologia di prodotto l’anno scorso, per la prima volta, ha superato il rosso nelle vendite.
E, quindi, è una tendenza che va sostenuta anche per il 2016, partendo da uno dei mercati italiani più recepibili per la bevanda di Bacco, quello milanese. Potrebbe essere questa constatazione alla base dell’idea dell’associazione GoWine di organizzare un grande banco d’assaggio con una selezione di cantine rappresentative del panorama del bianco italiano, proprio a Milano, prendendo a prestito uno slogan del Consorzio del Soave: “Tutti i colori del bianco”.
Un banco d’assaggio che ha visto la partecipazione di 43 cantine, più la selezione di 11 aziende aderenti al Consorzio di tutela vino Soave, 10 di quelle selezionate dal campano Consorzio Terre di Tufo e 9 di quelle aderenti al Consorzio tutela vini Friuli Colli Orientali e Ramandolo, che ha registrato la presenza diretta di alcuni produttori.
A parte la tendenza dei consumatori italiani a consumare vino bianco, l’idea del banco di degustazione a Milano è stata organizzata anche per raccontare le belle storie che ci sono dietro le etichette dei vini proposti ad operatori del settore e a semplici appassionati e, nello stesso tempo, “per puntare i riflettori dove la viticoltura dà segni di difficoltà e potrebbe anche essere a rischio – ha evidenziato il presidente di GoWine, Massimo Corrado -. Noi vogliamo evitare che si estirpino vigneti in terre vocate magari per spingere verso una viticoltura più facile”. In pratica, “quella che scivola verso la pianura, dove è più facile lavorare la vigna”, spiega il direttore del Consorzio del Soave, Aldo Lorenzoni. Che alla degustazione milanese ha portato una dozzina di Soave che proprio nella zona di produzione, Monteforte d’Alpone, sono protagonisti del “Soave preview” (ne parliamo qui) che, come evidenzia Lorenzoni, si apre sotto il segno dell’internazionalità: “E, sì, perché ci siamo posti l’obiettivo di dare un colpo d’acceleratore al flusso esortativo che è ancora sotto il 10% delle vendite del nostro vino. Un dato non più giustificato, perché adesso produciamo anche vini di buona longevità e con etichette che superano anche diversi anni di invecchiamento”. Sfatando, così, la vulgata che per lungo tempo ha relegato il vino ottenuto da uve a bacca bianca a prodotto da consumare subito. Tant’è vero che alla degustazione milanese l’azienda Il Roncal ha proposto il Colli Orientali del Friuli bianco Ploe di Stelis del 2003; bianchi del 2006 delle Langhe; Pinot bianco del Collio del 2011 e Sauvignon del veronese del 2007, mentre Vigna Petrusso di Prepotto ha addirittura organizzato una verticale di “Venezia Giulia igt Richenza” dal 2009 al 2013.
Opportuno, a questo punto, l’intervento del direttore del Consorzio tutela vini Friuli Colli Orientali e Ramandolo, Mariano Paladin, per elencare i successi registrati dal vigneto Friuli – che fra le sue 200 cantine aderenti ci sono anche quelle che producono vini rossi – a livello internazionale, con la sua diversità produttiva, che ha visto sfilare a Milano anche bianchi di lunga longevità.
Della nostra personale degustazione segnaliamo una decina di vini che potrebbero sintetizzare la giornata milanese. Abbiamo escluso il Soave, stante la contestuale settimana dedicata a questo grande bianco e il Greco di Tufo per non dispiacere nessun produttore.
Partiamo dalla viticoltura eroica per antonomasia, quelle della Liguria dove la vigna non potrà mai scendere verso una coltura più facile. Massima espressione della vigna ligure è la Cantina Lunae della famiglia Bosoni di Ortonovo. Di questa azienda che ha solo l’obiettivo della qualità, volutamente abbiamo trascurato qualche loro cavallo di battaglia come, per esempio, il Colli di Luni Vermentino etichetta nera 2015, per soffermarci sul “Colli di Luni bianco fior di luna 2015”, un bianco doc ottenuti da Vermentino (70%) e Albarola e Greco (15% ciascuno), che all’olfatto si presenta accattivante tra sentori floreali e fruttati; in bocca è avvolgente, equilibrato tra componenti fresche e sapide, con una chiusura in cui i sentori di mandorla oltre che prevalenti, sono anche gradevolissimi in un vino che a freschezza aggiunge pure una bella struttura.
Anche la vigna a picco sul mare, quella di Marisa Cuomo, a Furore, richiede molta fatica per coltivarla ma i risultati si assaporano nel “Costa d’Amalfi Furore bianco Fiorduva 2014” ottenuto da Ripolo (40%) e Fenile e Ginestra con il 30% ciascuno), che danno i profumi tipici della macchia Mediterranea equamente distribuiti tra fiori e frutta matura con una prevalenza dell’agrumato che risalta appena il vino arriva in bocca.
Ritornando alla vigna tradizionale, partiamo dal Piemonte con il “Gavi del Comune di Gavi Bruno Broglia 2014”, sicuramente un vino dal profumo complesso tra sentori di frutta ed erbe aromatiche; che, però, al palato si rivela pieno, fresco, sapido e con una bella chiusura tendente all’amarognolo.
Invece con il “Roero Arneis Vigna Renesia 2013” dell’azienda Malvirà di Canale arriva una sorta di ventata minerale che segue a sentori di acacia e pera, ananas e mango, timo e origano che a questo bianco docg di buona struttura assicurano grande sapidità e finale lungo.
Della Cantina San Paolo di Appiano è interessante l’Alto Adige Pinot bianco Pletzener 2015 che all’olfatto presenta sentori di erbe officinali ma anche di frutta matura tipica della zona; e, in bocca, la buona struttura è accompagna da una bella freschezza.
Poi c’è il Friuli Colli Orientali bianco Ploe di Stelis 2014 dell’azienda “Il Roncal” di Cividale del Friuli, un doc a base di Chardonnay, Riesling e Sauvignon praticamente con le stesse percentuali: un concentrato di sentori di varie specie di fiori che emergono anche grazie al passaggio in barrique che assicura pure struttura, equilibrio e freschezza.
Un altro classico del panorama italiano dei bianchi è il Verdicchio dei Castelli di Jesi classico superiore Podium 2013 dell’azienda Garofoli di Castelfidardo, con i suoi eccellenti aromi di pompelmo e mandarino su fondo erbaceo che assicurano al palato un vino dove freschezza e sapidità sono perfettamente equilibrati.
Mentre dalla Campania oltre ad alla nutrita rappresentanza di Greco di Tufo selezionati dal Consorzio di promozione, c’era pure il Fiano di Avellino Refiano 2014 prodotto dalla Tenuta Cavalier Pepe di Sant’Angelo all’Esca, un bianco docg che sprigiona un groviglio di sentori fruttati e floreali e che in bocca è caratterizzato dai profumi prevalenti della pera williams oltre che essere un vino molto sapido.
Conclusione che il “Memorie di vite Vrm 2012”, Vermentino in purezza di Quartomoro di Sardegna, piccola azienda di Arborea che propone un vino da ventaglio di sentori che vanno dalla frutta secca alla mandorla tostata e dall’impatto gustativo caldo e deciso che si chiude con piacevoli sentori di mandorla.