di Marco Sciarrini
Quando si parla di territori vitivinicoli italiani da rivalutare che hanno un grande potenziale ancora inespresso o quanto meno espresso solo parzialmente
viene in mente quel tratto di Appennino Emiliano che sale da Scandiano con alle spalle la Pianura Padana e si inerpica con le sue rampe fino alle vette innevate, e che scavallando la montagna degrada al mare attraverso la Lunigiana ed il mar Ligure. Un viaggio attraverso il sole la neve la nebbia i venti le escursioni termiche, tutte grandi qualità che le vigne amano. E in questo tratto di terra Emiliana che nasce un vitigno quasi dimenticato che è la Spergola un vitigno a bacca bianca dalle radici millenarie. Come ogni leggenda il fascino del racconto riporta che fu questo il vino, prodotto e bevuto da Matilde di Canossa, e che utilizzò per conseguire l’annullamento della scomunica che Papa Gregorio VII decretò contro l’Imperatore Enrico IV, che per ottenerla stazionò sotto il famoso Castello di Canossa per tre notti del mese di gennaio del 1077 vestito con un saio, in ginocchio, e a piedi nudi sotto una bufera di neve. Pace che fu suggellata da un calice di vino frizzantino, appunto la Spergola. Quasi fino al 2004 questo vitigno era classificato come una varietà del Sauvignon e chiamato il Bianco di Scandiano, utilizzato per lo più come base spumante per gli spumanti piemontesi, fino a che l’Università di Bologna fu in grado di fare il Dna promuovendo uno studio biologico e genetico dell’uva autoctona per isolarne il gene.
(Il collegamento)
Occasione per poterla degustare e parlarne insieme ad una nuova interpretazione di un Lambrusco figlio di 21 lambruschi diversi, è stata il webinar che la Cantina Cooperativa Emilia Wine ha organizzato, con la presenza di Marco Fasoli, Direttore di Emilia Wine, Daniele Galli dell’Istituto Agrario Zanelli di Reggio Emilia, Luca Tognoli, enologo e padre del Migliolungo, a moderare l’incontro e la degustazione Pierluigi Gorgoni, docente della scuola Alma e firma di primarie riviste di settore. La Cooperativa vede la luce nel 2014 dall’unione di tre storiche cantine del territorio di Reggio Emilia, Cantina di Arceto, Cantina di Correggio e Cantina di Prato di Correggio, a cui si è aggiunta sempre nello stesso anno la storica cantina reggiana Casali Viticoltori. Questa unione ha quindi unito 730 soci che conducono circa 2.000 ettari di vigneti tra il fiume Po e l’Appennino reggiano, con una produzione di circa 2 milioni di bottiglie, di cui 10.000 di Metodo Classico all’anno. Presidente della Cooperativa è Davide Frascari, gli Enologi sono Davide Carnevali e Stefano Lini, la sede amministrativa e legale, è il fiore all’occhiello di Emilia Wine, con lo stabilimento di Arceto ed i suoi 40.000 metri quadri complessivi con la più moderna attrezzatura, ed un’ampia barriccaia a vista per l’affinamento. Importante la presenza dell’Istituto Agrario Zanelli di Reggio Emilia e in particolare per il Lambrusco con l’etichetta Migliolungo in cui sono presenti ben dieci varietà appartenenti alla grande famiglia dei Lambruschi insieme ad altri undici vitigni, in alcuni casi salvati dall’estinzione. Da questo connubio all’insegna della biodiversità e della valorizzazione del patrimonio autoctono presente nel territorio che nasce questo vino, che è frutto della collaborazione con l’Istituto Agrario, e commercializzato e vinificato dalla Cantina di Arceto, una delle quattro anime della famiglia Emilia Wine. Un progetto, iniziato nel 2002, nato dal desiderio di valorizzare e salvaguardare una collezione di antichi vitigni che stavano lentamente scomparendo. Proprio nell’Azienda Agraria annessa alla scuola, si trovano i 21 vitigni che vanno a comporre l’originale uvaggio multivarietale, tra i 21 vitigni che compongono il Lambrusco Migliolungo ci sono: Lambrusco a foglia frastagliata, Lambrusco Barghi, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa, Lambrusco Maestri, Lambrusco Marani, Lambrusco Montericco, Lambrusco Oliva, Lambrusco Salamino e Lambrusco Viadanese. Insieme a loro sia varietà a bacca nera, Croatina, Fogarina, Fortana, Marzemino, Perla dei Vivi, Sgavetta, Termarina, Uva Tosca e Ancellotta, che in piccola percentuale a bacca bianca Durella e Scarsafoglia. Entra a volte nell’uvaggio anche il Malbo Gentile, altro storico vitigno del territorio, per compensare l’eventuale discontinuità produttiva di alcune delle 21 cultivar.
(Cantina Emilia Wine)
“Si tratta di un vino al quale siamo molto legati e che ogni anno produciamo con grande attenzione e un pizzico di vera emozione – spiega Luca Tognoli, enologo e “padre” del Migliolungo – Il recupero di antiche varietà è un’attività che consideriamo fondamentale per una cantina come la nostra, fortemente legata alla viticoltura che viene praticata in un territorio dall’antica vocazione vitivinicola. Ne scaturisce un vino di grande equilibrio e carattere, che allo stesso tempo vuole essere ambasciatore del patrimonio autoctono presente non solo nella provincia di Reggio Emilia, ma lungo tutta la Penisola”. Il nome “Migliolungo” deriva dal nome della zona in cui sorgono i vigneti sperimentali dell’Istituto, appena fuori da Reggio Emilia. “Le uve presenti nei vigneti che poi danno origine al Lambrusco Migliolungo sono custodite sia dagli insegnanti dell’Istituto che dai suoi Studenti – afferma Daniele Galli, professore dell’Istituto Zanelli – Le vendite di questo vino, inoltre, contribuiscono al finanziamento stesso della nostra scuola e rappresentano una testimonianza tangibile della grande passione che nutriamo nei confronti dalla biodiversità che questo territorio è in grado ancora di offrire”. “È un inno alla biodiversità, alla salvaguardia della ricchezza del nostro patrimonio ampelografico e alla diversità, valori presenti nel nostro territorio e che il Lambrusco Migliolungo riunisce tutti insieme – afferma Marco Fasoli, Direttore di Emilia Wine – Ecco perché abbiamo voluto valorizzare ulteriormente questo progetto rivisitando esteticamente l’etichetta in chiave artistica e con una grafica che pensiamo ben interpreti le tante anime presenti all’interno di questo vino”.
(I vini in degustazione)
Il webinar è quindi proseguito con la degustazione di queste due varietà, la Spergola in due versioni ed appunto il Lambrusco Migliolungo:
1077 Spumante Spergola Colli di Scandiano e di Canossa Dop
Spergola 100%. Suolo calcareo-argilloso con presenza di gesso. La Spergola è un vitigno che non soffre il secco anche in annate siccitose. Il numero 1077 è dedicato all’anno in cui Matilde di Canossa riuscì a far perdonare l’Imperatore Enrico IV. Uve selezionate e provenienti dalla zona collinare. Pressatura soffice nella pressa a polmone e successiva fermentazione a temperatura controllata in acciaio, una parte del mosto-vino, conservata dolce tramite il freddo, verrà poi utilizzata durante la successiva rifermentazione in autoclave. Colore giallo paglierino con luminosi riflessi verdolini, Spuma abbondante e perlage fine, al naso sentori floreali di fiori bianchi con lievi note lievitate, note fruttate di frutta bianca, mela verde, pera e pesca, insieme a intriganti sentori di lime e foglia di limone, al palato fresco sapido con una bella vena acida, il sorso è delicato ed elegante, con un finale su note fruttate dove tornano i sentori olfattivi accompagnati ad una bella sensazione agrumata e croccante.
Colle Ventoso Colli di Scandiano e di Canossa 2000 Dop
100% Spergola. Conosciuto nel passato con vari nomi è stato spesso confuso con il Sauvignon, riuscendo ad essere riconosciuto come vitigno a sé tramite le analisi del Dna solo recentemente, il che gli ha consentito di essere iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite solamente nel 2002. Terreno calcareo-argilloso, caratterizzati da una buona presenza di gesso, selezione di uve di alta collina provenienti da vigneti di oltre 30 anni di età. Leggera macerazione a freddo delle uve e successiva pressatura soffice a cui segue la fermentazione a temperatura controllata in acciaio e una parte del mosto sarà conservata al freddo ed utilizzata nella successiva rifermentazione in autoclave. Colore giallo paglierino con riflesso verdolino, spuma abbondante, al naso fragrante avvolto da predominanti note floreali di erbe aromatiche e di frutta a polpa bianca e gialla e di agrumi, erbe aromatiche, al palato sorso delicato fresco e sapido, bella la vena acida e con lungo finale fruttato su note agrumate e di salvia e menta.
Migliolungo Emilia 2019 Igp
21 vitigni di antiche varietà patrimonio del territorio reggiano. Terreno calcareo argilloso. Vitigni coltivati dall’Istituto Zanelli, la prima vendemmia eseguita nel 2002. Diraspo-pigiatura dei grappoli, macerazione di 6 giorni, svinatura e fermentazione a temperatura controllata in acciaio, rifermentazione in autoclave. Di colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, copiosa la spuma, al naso note fruttate di more e ciliegie mature, prugna, marasca che si alternano a mirtilli e sottobosco con cenni floreali di violetta e balsamici di menta, al palato la leggera tannicità, buon bilanciamento tra freschezza e sapidità, gradevole finale su note di sottobosco. Ricorda profumi sapori e consistenza di Lambruschi di una volta.