Abbiamo chiesto ai giornalisti che hanno partecipato a Sicilia en Primeur alcune impressioni sui vini degustati.
Ecco il racconto di Sergio Bolzoni, vice caporedattore Tgcom24.
di Sergio Bolzoni
Non è mai facile fare un consuntivo di una manifestazione come Sicilia en Primeur. Anche in questa edizione 2013 centinaia di vini portati da decine di produttori. Bisogna allora affidarsi alle impressioni, per scegliere a caldo quelle bottiglie che al primo sorso ci hanno comunicato subito qualcosa. Non necessariamente le migliori o le più care, semplicemente alcune, delle tante che a manifestazione appena conclusa ci hanno colpito.
Cominciamo dai bianchi. Il Grillo di Feudo Disisa, fuorizona ma capace di coniugare freschezza e rotondità. Piacevolissimo. Il Grappoli del Grillo di Marco De Bartoli è pieno, potente, salino. Il Fiore Bianco di Barone di Villagrande è l'esatto opposto e il nome dice tutto: al naso si presenta uno stupendo bouquet floreale che si accompagna in bocca da una grande morbidezza e un retrogusto che rimane sempre piacevolissimo. Il Catarratto Casalj di Tenuta Rapitalá è il bianco che forse ci ha stupito più di tutti, forse perché non ci si aspettava un vino così da questo vitigno: ampio, profondo e minerale.
Passiamo ai rossi. Il Cerasuolo di Vittoria Classico di Valle dell'Acate ha profumi opulenti di bacca rossa, prugna e nasconde note floreali intriganti, mentre in bocca resta piacevolmente suadente senza alcuna traccia di stucchevolezza. Il Lenza di Mannera Etna Rosso di Barone di Villagrande ha un frutto fantastico, un po' di note balsamiche, cacao e una spezia dolce. In bocca è morbido e ampio. L'Etna Rosso 2010 di Cottanera: naso nel bicchiere e si è colpiti da un insieme ampio e complesso di frutta rossa e spezie. In bocca è morbido, con piacevoli ricordi di fragola; un leggero tannino mai eccessivo e una lunga persistenza. Il Santa Cecilia di Planeta: il trionfo delle spezie. La dimostrazione più eloquente che il nero d'avola della zona di Noto è completamente un altro vino. In bocca è estremamente complesso, infinitamente lungo e in continua evoluzione. Per chi ama i sigari di casa nostra, c'è anche una nota che ricorda il tabacco Kentuky del toscano Garibaldi. Magnifico.
I passiti. Qui ci piace vincere facile: il Ben Ryé di Donnafugata resta inarrivabile, per complessità armonica e freschezza. Ci è piaciuto molto però anche il Ra'is di Baglio di Pianetto, per la freschezza e l'acidità che lo sostiene in bocca e invoglia ad un secondo bicchiere.