Continua il nostro viaggio nel mondo enologico in grande fase di sviluppo.
Dopo il focus ieri sui vini della Serbia (leggi qui), oggi è la volta della Slovenia, un altro terroir che produce vini molto interessanti
di Alma Torretta
La Slovenia, una regione vinicola piccola, ma ai vertici mondiali della qualità. Lo ha dimostrato in una degustazione organizzata da Vinitaly in collaborazione con Vino, la più importante rivista slovacca di settore, e condotta da Robert Gorjak, massimo esperto di vini del suo Paese, collaboratore da Jancis Robinson a Decanter. Quasi tutta la Slovacchia, grande quanto l’Alsazia, è vinicola, con 16 mila circa ettari di vigneti registrati e una viticultura iniziata dai Celti tra il terzo e quarto secolo a. C. e poi sviluppata dai Romani. Conserva ancora vigne vecchie di 400 anni, molte varietà proprie, ma anche Pinot Noir, Riesling, Pinot Gris, Chardonnay introdotti già all’inizio dell’Ottocento. Qui il Sauvignon Blanc è considerato autoctono, e vi si coltivano tra l’altro anche la Ribolla e una varietà di Refosco che si trova solo in Istria.
La Slovenia, prevalentemente collinare e montuosa, è ufficilamente divisa in tre grandi regioni vinicole: la Podravje region, che prende il nome dal fiume Drava, e si trova a Nord-Est verso l’Ungheria; la Posavje region, così chiamata dal fiume Sava, a SudEst verso la Croazia; e la Primorje region, a Sud-Ovest, dalla parte dell’Italia, verso le Alpi e il litorale. Ciascuna di queste regioni e suddivisa in distretti, tra i più noti quello di Brda, nella Primorska, conosciuto anche come il Collio sloveno, proprio al di là del confine del Collio italiano. Il clima varia da continentale, con inverni rigidi ed estati calde verso la Pianura della Pannonia, a più mite andando verso il Mare Adriatico. I suoli vanno dal Flysch, tipico del Collio, a sabbioso-sassoso a marnoso minerale. La degustazione di dodici vini di tutte le tipologie, per la maggior parte “stelle” già premiate in concorsi internazionali, ha dimostrato l’alto livello della produzione slovena che però non è ancora conosciuta come meriterebbe.
Ecco alcuni vini degustati
Bjana, Brut Rosè
Da una cantina che produce solo spumanti nel distretto di Brda, un delizioso metodo classico di pinot noir, che gli conferisce carattere ed aroma, e ribolla che ne accresce la freschezza ed leganza. Le uve sono vendemmiate all’inizio di agosto e poi è affinate minimo 24 mesi sui lieviti. Si percepisce una delicata nota di piccola frutta di bosco, si caratterizza sopratutto per ottima acidità, ha ancora spiccati caratteri di gioventù ma già piacevole texture in bocca.
Dveri-Pax, Sipon 2015. Siamo ai confini con l’Ungheria dove il Furmint è il vitigno bianco principe. Nella Podravje region è la varietà coltivata più antica. Qui è proposto in una versione dai profumi intensi, di ananas fresco e spezie, più secca e con meno acidità dell’usuale, perfetto come vino da aperitivo e d’inizio cena.
Guerila, Zelèn 2014
“Zelén” in sloveno signica “verde” ed è anche il nome di una delle sei principali varietà indigene perché il suo vino da giovane si presenta, appunto, con sfumature verdi. Di solito è di basso tenore alcolico, come in questo caso intorno al 12%. Presenta profumi fruttati di media intensità, nota erbacea nel finale e buona persistenza sapida. Guerila è una cantina biodinamica in una piccola valle vicino l’Italia.
Verus, Sauvignon 2015
La riconoscibilità del vitigno è più spiccata in bocca che al naso, per questo è un grande sauvignon, varietà che qui è considerata autoctona. E’ armonico e lunghissimo, non a caso quest’etichetta è considerata tra i migliori, se non il migliore, sauvignon sloveno. E’ prodotto, vinificato e affinato solo in acciaio con maturazione sulle fecce fine per tre mesi, da una piccola azienda vicino l’Ungheria.
Vinakoper, Istrski rubini Malvazija 2012
Da uve di Malvasia istriana, la varietà bianca più diffusa appunto in Istria, mediamente aromatica rispetto alle altre Malvasie, tipicamente di bassa acidità e quindi coltivata nei vigneti più freschi. Mentre, al contrario il vitigno autoctono rosso più diffuso in Istria, il Refosco, predilige invece i versanti più assolati. Questa è una versione secca di Malvasia istriana, colore oro carico, che si caratterizza per essere fermentata e affinata in legno, e si sente decisamente. Per chi ama questo stile.
Burja, Belo 2012
Da uve Malvasia, Ribolla e Riesling all’incirca nella stessa percentuale, che una vecchia “ricetta” istriana, quello che è considerato uno dei migliori bianchi sloveni. Un vino di carattere, che se al naso è caratterizzato inizialmente dalle note tipiche della varietà aromatica, che ritorna poi nel finale leggermente amaro in bocca, svela poi la sapidità e la struttura delle altre due uve. Il nome dell’azienda, che è in conversione biodinamica, in sloveno significa Bora, il vento, e il nome del vino significa semplicemente “Bianco”.
Goriska Brda, Bagueri Chardonnay 2011
Uno Chardonnay opulento, California style, con il legno che incornicia sentori di frutta matura polposa, ma anche fresche note agrumate e una persistenza sapida. Lo Chardonnay è prodotto in tutta la Slovenia con ottimi risultati ovunque.
Marjan Simcic, Opoka Rebula 2010
Un bianco da uve Ribolla che prende il nome sloveno specifico della marna molto minerale, Opoka, su cui è prodotto e che è raffigurata in etichetta. Un vino davvero “interattivo” all’assaggio, che sembra quasi ci interroghi su di se. Affinamento in legno gestito in modo esemplare, corpo importante con 13,5% di gradazione alcolica, sfodera struttura, profondità e lunghissima persistenza.
Movia, Modri Pinot 2008
Un Pinot nero naturale che arriva dal Collio sloveno, prodotto con fermentazione spontanea, senza solfitazione, con maturazione sulle fecce e poi in legno. E’ inusualmente concentrato, con i tannini che si fanno sentire, colore granato scuro, sentori di sottobosco e terra scura. Il Pinot nero è un vitigno assai coltivato in tutta la Slovenia.
Marof, Modra frankinja 2011
Da una zona in estate molto calda per l’influenza della vicina alla pianura della Pannonia e da una cantina giovane, un rosso di corpo, 14% di gradazione alcolica, ottenuto da uve Blu Franconia, vitigno di origine secondo alcuni croata secondo altri tedesca che si trova anche sopratutto in Austria, Ungheria e Slovacchia. Quest’etichetta si distingue per profumo caratteristico fruttato e speziato di piccoli frutti di bosco neri, pepe nero e ginger, potente ed elegante.
Santomas, Grande cuvée 2009
Dall’Istria un Refosco dal peducolo verde (o istriano appunto) importante, di colore impenetrabile, ancora con riflessi violacei, di corpo pieno e potente, fresco e dolce, tannini scalpitanti, anche se al palato già mostra qualche tono di maturità è ancora decisamenter in fase di crescita. Lo fa una donna, Tamara, figlia del proprietario ed enologa della cantina, ma che si avvale anche di una consulenza francese.
Ptujska klet, Pullus laski rizling – Wine from dried grapes 2012
Dal Nord-Est della Slovenia un vino dolce da uve di Riesling italico raccolte a fine ottobre e poi ulteriormente appassite in cassette, fermentato a temperatura controllato e poi affinato sulle sue fecce in tini d’acciaio privati d’ossigeno. Di grandissima eleganza e perfetto equilibrio dolcezza-acidità, ha conquistato la medaglia d’Oro di Decanter che lo ha definito uno dei migliori vini dolci al mondo.