Comincia oggi un viaggio in tre puntate dedicate ad alcuni terroir meno conosciuti, ma molto interessanti.
Si parte oggi con la Serbia, poi sarà la volta della Slovenia e dell'Ungheria
di Alma Torretta
In Serbia si coltiva la vite sin dall’antichità, la produzione di vino assai rinomata nel Medioevo era poi rallentata sotto l’Impero Ottomano per poi rifiorire nell’Ottocento con la creazione del primo Stato serbo e sotto gli Asburgo, ma nel secondo Dopoguerra, dopo il crollo dell’ex Iugoslavia, la guerra e le sanzioni economiche avevano fatto collassare pure il settore e soprattutto la presenza sui mercati internazionali. Dal 2003 la rinascita e attualmente nel Paese operano già più di 300 aziende vinicole, e ogni anno ne stanno nascendo di nuove perché le famiglie proprietarie di vigneti stanno investendo in nuove cantine. Attualmente in Serbia la superficie vitata è di oltre 80 mila ettari, per la maggior parte di proprietà privata. Le regioni vinicole sono otto, suddivise in denominazioni che corrispondono in genere al nome del Comune più importante dell’area. La maggior parte dei vigneti si trova lungo i bacini dei grandi fiumi, come il Danubio e i suoi affluenti, e la Morava. Il clima è continentale temperato a nord con piogge regolari, mentre a sud è marino adriatico.
La diversità del microclima si riflette nei vari vini. Nel nord vengono meglio i vini bianchi, varietali e moderatamente alcolici. Nella Serbia Centrale sono state ricreate moltissime vigne dopo la guerra, con una vasta gamma di uve, sia bianche che rosse. Nel sud prevalgono i rossi soprattutto da uve internazionali quali il Cabernet e il Merlot. A Verona è stato dato solo un piccolo assaggio delle potenzialità vitivinicole serbe e del livello qualitativo raggiunto dai suoi vini. La degustazione è iniziata con la presentazione di un bianco da uve Tamjanika, una interessantissima varietà aromatica, della famiglia dei moscati, con una particolare nota di incenso che le da il nome (in serbo incenso si dice ‘tamjan’) e, in contrappunto, invece un caratteristico finale sapido minerale. Presentato quello della cantina Vino Budimir fondata nel 1878 (ma su attività già esistenti) nella più antica zona vinicola della Serbia, la regione di Zupa, nel Centro-Sud del Paese, dai suoli misti complessi, dove la viticoltura risale ai tempi degli antichi greci e oggi vi si possono trovare molte vigne prefillossera vecchie anche di 120 anni ed ancora produttive. Vino Budimar è specializzata nella coltivazione di varietà autoctone, oltre alla bianca Tamjanika che vinifica solo in acciaio, in particolar anche la varietà rossa Prokupac, apprezzata per il suo elevato tenore zuccherino e di tannini. La cantina usa solo lieviti indigeni, il minimo di solfiti e non filtra.
Dal Sud, nel cuore dell’antica Dalmazia arrivano invece i vini di Aleksic Winery, la prima cantina serba tutta al femminile, gestita dalle tre sorelle Maja, Marija e Dragana, discendenti da viticoltori da molte generazioni in quella che è l’area con più giornate di sole in tutta la Serbia. Una progetto nuovo, anche l’enologo è una donna, con una cantina moderna dotata di barricaia, e produce sia autoctoni che internazionali. Anche loro hanno voluto presentare un vitigno autoctono, il rosso Bvranez, un’uva molto diffusa in tutti i Balcani, di buona concentrazione polifenolica e con una buona acidità e quindi considerata ideale per rossi d’invecchiamento, tradizionalmente affinata in botti di legno locale.
Le restanti tre cantine hanno invece presentato delle espressioni territoriali di vitigni internazionali. Dalla Serbia centrale, Alexandrivic Winery ha presentato un Pinot Noir elegante e profondo, dal naso di sottobosco, fungo e terra, affinato un anno in legno tra barrique e botte grande.
Mentre la cantina Zvonko Bogdan, ha voluto fare degustare il suo Sauvignon Blanc con riflessi verdolini, profumi di frutta ancora un po’ acerba, toni erbacei, finale sapido. Infine l’azienda Radovanovic, situata tra parte merdionale del Danubio, il fiume Morava e il Sud della Serbia, che ha presentato un buon Cabernet Sauvignon riserva interessante, più fruttato che vegetale al naso.
La Serbia è davvero un Paese ancora tutto da scoprire da un punto di vista vinicolo, tenuto conto che vi si producono 700 tipi di vino diversi, molti da varietà autoctone che sono ancora pochissimo conosciute fuori dai Balcani, e l’alto livello qualitativo che si può raggiungere nei suoi diversi terroir, tanto che a fine Ottocento le sue etichette più prestigiose erano esportate persino in Francia.