Il produttore ha svelato in anteprima la sua nuova etichetta
di Michele Pizzillo
La storia, purtroppo dolorosa, di come un muro possa mutare per sempre l’identità di molte famiglie ed anche di un grande vitigno, come dimostra Robert Princic. Che, con l’azienda Gradis’ciutta di San Floriano del Collio, si è rivelato eccellente, dinamico e innovativo vignaiolo sempre alla ricerca di iniziative capaci di valorizzare la produzione enologica del Collio (è stato anche presidente del Consorzio di tutela). La storia che Robert, passando da Milano, ha voluto raccontare a qualche giornalista che una brava pr come Elena Gottardo di AB-Comunicazione – che conosce molto bene le produzioni del Collio – ha praticamente “convocato” presso il ristorante stellato L’Alchimia. Per la verità Robert ha avuto qualche difficoltà, come i nodi alla gola che non mancano mai quando si rammentano episodi dolorosi come quelli che 74 anni fa “hanno vissuto gli abitanti delle terre di collina che circondano Gorizia, trovandosi dalla sera alla mattina a vivere in due territori, in due Paesi, in due Stati diversi e contrapposti, appiattiti su una ideologia prestampata e, per qualcuno, non condivisibile”.
Così, prosegue Robert: “La famiglia di mia madre dovette abbandonare la propria casa e l’unica fonte di reddito rappresentata da pochi campi. Il confine prestampato tagliò i comuni, le strade, le case e le famiglie, così dove viveva quella paterna e andò a vivere anche mia madre, Giasbana, rimase in Italia mentre il resto del Comune di Cerò di Sopra divenne parte della Jugoslavia. Giasbana venne inglobata nel comune di San Floriano del Collio ma, per molti anni rimase un borgo privato di tutto, anche della strada che portava al centro del comune. Da un giorno all’altro i pochi minuti necessari per raggiungere le due piccole vigne di mia madre in territorio sloveno, si trasformarono in una marcia di oltre due ore e con gli estenuanti controlli di frontiera, con poliziotti che conoscevano solo tre parole d’italiano non essendo del posto. I due vigneti, tanto piccoli quanto eccellenti, vennero via via abbandonati ma, mai dimenticati”. E, arriva il risvolto positivo della storia, all’inizio del nuovo millennio, con il vignaiolo di San Floriano che era entrato nell’azienda di famiglia nel 1997, si commuove a ricordarlo, parlando dell’entrata della Slovenia nell’Unione Europea che “nel 2004 ci permise, a poco a poco, a coltivarli e riscoprire una Ribolla di altissima qualità e degna di diventare un vero e proprio cru”.
A questo punto si intuisce il motivo della “convocazione” di Elena Gottardo e, quindi, il palesarsi di una nuova etichetta ma bisognerà attendere un poco prima che il nuovo vino appaia nel calice sicuramente con un bel colore giallo paglierino, visto che si tratta di Ribolla. Ma, prima, Princic preferisce fare degustare un ottimo Friulano della vendemmia 2019 perché ha ancora bisogno di qualche minuto per svelare l’idea del nuovo vino cioè “Sveti Nikolaj, Ribolla-Rebula 100% Slovena che prende il nome del santo patrono di Cerò di Sopra, protettore della chiesa che mia madre, mio padre e le loro famiglie frequentavano prima della guerra”. E, prosegue: “Coltiviamo la Ribolla-Rebula con cura e dedizione e ne raccogliamo le uve quando raggiungono la maturazione perfetta. Questi grappoli, color dell’oro, vengono vinificati in acciaio per poi affinare 12 mesi in botte di legno di Slavonia, secondo tradizione. Sveti Nikolaj non riporta in etichetta il nome Gradisc’iutta, bensì solo Robert Princic, perché l’obbiettivo di questo vino è riconnettere una famiglia alle sue radici, alla sua storia e ricostruire quella identità che era stata spezzata, facendo tutto ciò con un’uva, la Ribolla-Rebula, che in questo territorio raggiunge la massima espressione e che proprio su queste colline, così come la mia famiglia, ha la sua storia”.
(Una magnum di Sveti Nikolaj)
E, quindi, arriva il momento della degustazione, con Sveti Nikolaj Rebula Slovenia che si fregia della denominazione Primorska, che viene versata nei calici da eleganti magnum che, possiamo dire, aggiungono fascino a fascino ad un vino che irrompe con eleganza, un bel colore paglierino, un bouquet intenso floreale prevalentemente di glicine, note vanigliate e sentori fruttati di mela verde, pera e di agrumi. La complessità del vino si avverte al primo sorso con il suo ingresso succoso, la rotondità e la sapidità sostenuti da una bella freschezza, dal ritorno dei frutti con gli agrumi in particolare e il finale lungo a confermare la straordinaria beva di questa gran bella Ribolla che ha conosciuto il dramma delle genti delle terre di confine quando sono artatamente costrette ad essere nemici.
(Rebus)
Conclusione del racconto di Robert Princic con un’anteprima, il vino da dessert Rebus, una chicca (500 bottiglie dal 0,375 l.) ottenuta da una micro composizione di uve Verduzzo, Picolit, Ribolla, Friulano, Moscato della vendemmia 2013 che verrà riproposta solo quando c’è l’ispirazione e con un uvaggio modificabile secondo la qualità delle uva delle vigne di Gradis’ciutta (40 ettari) dove prevalgono vitigni a frutto bianco come Malvasia istriana, Friulano, Ribolla gialla, Pinot bianco e grigio, Sauvignon, Chardonnay. Rebus 2013 presenta tutte le caratteristiche olfattive-organolettiche delle uve che entrano nella micro composizione.