di Marco Sciarrini
Nell’ambito delle azioni di promozione che il Consorzio del Montepulciano d’Abruzzo sta attivando per i vini “principi” di questo territorio, abbiamo partecipato a una video degustazione dedicata al Pecorino.
Sono sconosciute sono le vere origini del Pecorino. La leggenda vuole ce tragga il suo nome dal fatto che, nell’antichità, gli acini di questo vitigno venivano brucati negli altipiani abruzzesi dalle pecore, che ne andavano ghiotte. Alcuni ricercatori lo ritengono un parente del “Greco”, vitigno di epoca romana diffusosi poi in Campania e in altre zone produttive dell’Italia meridionale. Dopo quaranta anni di Trebbiano è stato riscoperto questo vitigno che ha trovato in questi territori il proprio habitat e diventato vino di punta dei produttori che stanno investendo e sperimentando. La prima bottiglia di Pecorino è del 1996, localizzato allora solamente in poche zone. Ora, invece, è allevato in tutta la regione con interpretazioni e terroir diversi. Quindi una regione non caratterizzata solamente dal “gigante” Montepulciano, ma anche di quelli a bacca bianca come il Pecorino che negli ultimi dieci anni ha spinto il piede sull’acceleratore raggiungendo risultati sorprendenti tanto da rientrare nella categoria dei vini del ricordo in quanto “vino che segna” e che crea appunto un ricordo nella memoria del consumatore.
L’annata 2019 ha visto picchi di caldo africano intervallato da nubifragi. Storica la grandinata di luglio con sfere di giaccio cadute dal cielo grandi come pesche, ma nonostante questo le vigne si sono salvate. Il Pecorino è una delle prime uve che vengono raccolte e la parte finale di maturazione è quella che determina maggiormente il residuo zuccherino. Questo vitigno, a differenza del Trebbiano, ha rese molto più basse. Il Consorzio così come per il Montepulciano e il Cerasuolo sta sviluppando un progetto di valorizzazione e comunicazione per far conoscere quello che c’è nel bicchiere attraverso l’uscita di trenta clip che raccontano i vari territori alla riscoperta di percorsi naturalistici, percorsi sportivi ed altro chiamandolo Pecorino Land. Il Consorzio è al lavoro, anche per gli altri vitigni, per ridisegnare i disciplinari che valorizzino maggiormente ciascun territorio. La degustazione ha visto la presenza del Presidente del Consorzio Valentino Di Campli e di Adua Villa che ha condotto la degustazione e che è la realizzatrice dei video del nuovo progetto.
(I vini degustati)
Abruzzo Doc Pecorino Doc Colle Maggio 2019 Torre Zambra
Tra le colline di Villamagna dove le escursioni termiche creano un microclima benefico con terreni calcarei argillosi ricchi di humus con esposizione a sud-est, Torre Zambra è stata fra le prime realtà vinicole abruzzesi a credere nella riscoperta di questo antico vitigno, dando alla luce il Pecorino “Colle Maggio”. Macerazione a temperature controllate per ventiquattro ore in tini d’acciaio, affinamento per due mesi è svolto in vasche di acciaio e due mesi in bottiglia. Colore giallo paglierino, al naso note agrumate di limone, e una nota evidente di ananas, al palato è un vino croccante, dove ritornano i profili olfattivi, con un evidente freschezza e acidità che portano ad una lunga persistenza.
Abruzzo Doc Pecorino Doc 2019 Tenuta i Fauri
Azienda molto giovane che ha cercato di lavorare sulla tradizione e sulla contemporaneità con un’interpretazione del territorio. Lavora con fermentazioni spontanee in cemento ed un importante affinamento in bottiglia. Realizzano una raccolta precoce giocando con il tema dell’alta acidità. Struttura e corpo presenti. Allevamento a tendone e cordone speronato. Colore giallo dorato al naso intenso con ventaglio olfattivo che va dalla frutta esotica, mela, miele, menta, che si ritrovano al palato donando una lunga persistenza.
Abruzzo Pecorino Giocheremo con i Fiori Doc 2019 Torre dei Beati
Zona di Loreto Aputino, azienda storica con un’etichetta disegnata da Caterina la figlia dei produttori che dà l’idea della filosofia aziendale e delle pratiche sia agronomiche che in cantina, cerificata bio. Terreni misti argilloso calcarei con un substrato sabbioso. Allevamento a controspalliera, potatura guyot. Vinificazione in acciaio, maturazione 6 mesi sui lieviti in acciaio. Colore giallo paglierino con leggeri riflessi dorati, al naso sentori agrumati e fiori bianchi ed erbe officinali. Al palato, l’acidità e la mineralità si alternano in equilibrio accompagnando, un finale di lungo e persistente.
Igt Pecorino Giulia 2019 Cataldi Madonna
Cantina storica nata nel 1920. Inizia ad imbottigliare nel 1975. Denominato il Forno d’Abruzzo, è un piccolo altopiano di 10 chilometri quadrati a forma di anfiteatro nel cui epicentro si trova Ofena, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. E’ un forno molto particolare perché giace sotto il Calderone, l’unico ghiacciaio degli Appennini e il più a sud del nostro emisfero, un forno con annesso frigorifero. L’aria dalla montagna rinfresca come se fosse in azione un gigantesco condizionatore naturale. La cultura dell’allevamento della vite ed il legame con questo territorio è testimoniato dal fatto che erano le maggiori produttrici di vino della regione fino alla seconda guerra mondiale e solo in seguito il testimone della quantità è passato alle terre più facilmente coltivabili delle province costiere. Terreno argilloso, calcareo, tendenzialmente sciolto, mediamente ricco di scheletro che gli dona freschezza e mineralità. Contatto con le fecce fini, in acciaio, dopo la fine della fermentazione fino alla preparazione per l’imbottigliamento. Al naso frutti esotici come frutto della passione e pompelmo alcune note non troppo evidenti di fieno tagliato, al palato la freschezza e l’acidità favoriscono il sorso di richiamo.
Abruzzo Pecorino Dop Superiore Ferzo 2019 Citra
Pecorino con evoluzione in acciaio, pigiatura soffice a basse temperature per esaltare nelle zone più calde il bagaglio aromatico, fermentazione a temperatura controllata. Colore giallo paglierino, al naso floreale, con note di acacia e sentori di salvia si integrano con le note di frutta tropicale, ananas, al palato fresco e sapido di lunga persistenza con note minerali.
Abruzzo Pecorino superiore Doc La Canaglia 2019 Fontefico
Dai vigneti, nelle giornate terse, si può vedere il Gargano con le isole Tremiti sullo sfondo. Terreni con ferro, sabbia, argilla. Esposizione ad est. Ventaglio aromatico che va dalle erbe officinali, salvia, menta, erbe mediterranee e pompelmo rosa, al palato i sentori olfattivi ritornano con finale ammandorlato. Il nome la Canaglia perchè la vigna Bianca, così si chiama, è dispettosa e nonostante le attenzioni con le quali viene allevata ha rese basse come se volesse scansare la fatica di produrre più uva.
Abruzzo Pecorino Dop Machaon 2018 Ausonia
Siamo in uno dei Borghi più belli d’Italia noto per la produzione di liquirizia. Terreni argillosi e calcarei, allevamento a pergola abruzzese. Fermentazione spontanea in serbatoi di acciaio inox, a temperatura controllata, non esegue filtrazione, fermentazione malolattica svolta. Affinamento in bottiglia. Colore giallo paglierino con riflessi dorati, al naso floreale, frutta matura e tropicale al palato tornano le note di frutta matura con una lunga persistenza.
Abruzzo Pecorino Dop Colle Civetta 2018 Pasetti
Il comprensorio è quello di Pescosansonesco (PE), in zona pedemontana a 550 metri sul livello delmare, ai piedi del massiccio del Gran Sasso d’Italia, in una zona molto ventilata, con sottosuolo roccioso ricco di scheletro e forti escursioni termiche, i terreni sono un impasto argilloso, calcareo. Criomacerazione per trentasei ore con successiva pigiatura e pressatura soffice delle uve, fermentazione in acciaio con lieviti selezionati, a temperatura controllata, affinamento sei mesi in acciaio sulle fecce nobili, successivamente dieci mesi di affinamento in bottiglia. 13,5%. Colore giallo paglierino con lievi riflessi dorati, al naso sentori di, frutta esotica e tropicale ananas, melone, fiori gialli appassiti e crosta di pane, al palato la complessità olfattiva si ritrova ed esplode nella sua mineralità, finale lungo e persistente.