Malvasia come espressione del sud del Mediterraneo o, come sovente riportato, vino di origini greche?
Niente di tutto ciò, o meglio, dettagli marginali. Sembra che sia invece che in tutto questo ci sia lo zampino della repubblica marinara di Venezia, la cui ricchezza è dipesa sempre da un sistema commerciale e di produzione delocalizzata.
Il “Malvasia Day 2013”, svoltosi il 20 luglio al Capofaro Malvasia & Resort di Tasca d’Almerita (dove altrimenti?), un evento con una splendida location e immersa nei vigneti di malvasia, ne ha ripercorso la storia con piacevoli aneddoti e spunti storici, grazie anche agli autorevoli interventi di Daniela Scrobogna e Andrea Gabbrielli. Poi, quattordici le malvasie eoliane degustate in un festoso clima da party. Non solo Salina dunque, ma anche Lipari, Vulcano e Panarea, segno che la viticoltura delle isole sta riscoprendo una nuova giovinezza. Occorre fare, ed è stata la premessa del seminario, qualche precisazione sul vitigno: non uno, ma tanti. Malvasia è, in effetti, una famiglia di vitigni, più o meno aromatici, che si differenziano notevolmente nell’area mediterranea, potremmo citare la malvasia toscana, quella usata per il Chianti, la Malvasia istriana del Friuli-Venezia Giulia; la malvasia laziale; la malvasia bianca di Candia; la malvasia di Sardegna.
Ma il nome deriverebbe da una città greca del Peloponneso, Monem-vasia, che significa porto a una sola entrata, città che per assonanza con il nome greco fu ribattezzata dai veneziani “Malvasia”. Gli stessi veneziani lo vollero individuare come un vino dolce, alcolico, proveniente dalla parte orientale del Mediterraneo, poi anche i locali in Venezia nei quali se ne svolgeva il commercio. Lotte continue con arabi e turchi, e la conseguente perdita delle aree commercialmente dominate, avrebbe spostato nella parte occidentale del Mediterraneo – dunque anche nelle Eolie – la coltivazione di questo vitigno.
Le sue espressioni sono numerosissime, ma quella “delle Lipari” ha delle caratteristiche uniche e riconoscibili grazie alle particolari condizioni geo-climatiche. Più che frutta fresca o confettura, albicocca, pesca, o piuttosto melone maturo, fanno la differenza le note aromatiche con cenni verdi e balsamici, quindi il lentisco, un arbusto sempreverde, il bosso, il mirto, il lattice di fico, il rosmarino, le garighe costiere, connesse ad riconoscimenti marini, salmastri, talvolta sulfurei. Sono sensazioni più timide, discrete, eppure, anche se in seconda linea, un po’ nascoste, di un fascino straordinario e ipnotico. E’ la grande differenza con gli altri vini da fine pasto del sud Italia, non opulenti ma eleganti e di aristocratica timidezza.
Per tradizione, l’uva raccolta viene appassita su graticci (cannizzi) per 15-20 giorni per disidratare l’acino e aumentare il grado zuccherino del mosto. Meno frequente, ma pur sempre utilizzata, la raccolta tardiva su pianta. Il vino – nella media – raggiunge un grado alcolico tra 12,5 e i 14° vol., con una quota di zuccheri residui tra 120 e i 150 gr./lt.
Per rispettare il disciplinare della DOC Malvasia delle Lipari occorre una quota di Malvasia del 95% almeno e della restante parte a Corinto Nero.
L’assaggio:
Tasca d’Almerita
Dydime 2012, Malvasia secca IGT Salina
Vendemmia anticipata rispetto alla versione dolce Capofaro, è un vino secco dalla fresca acidità, con note di erbe aromatiche e floreali. Pizzicano giustamente le note amare, molto gradevoli, esprimendo il territorio in una particolare chiave di lettura. Didyme è l’antico nome di Salina.
Capofaro 2011 – Malvasia IGT Salina
Dopo la vendemmia, l’uva riposa in un grande ambiente ventilato, lontana dal sole. I profumi sono piacevoli e fragranti. Aromaticità piena di albicocche, fichi bianchi, mughetto. Pepe e citronella seguono a ruota. Bassa alcolicità, solo 10,5 Vol., con 212 gr./lt. di zucchero residuo.
Caravaglio
Malvasia delle Lipari DOC, Passito 2012
Le uve sono coltivate a Malfa su caratteristiche terrazze, i terreni sono sabbiosi di origine vulcanica. Allevamento a spalliera con alta densità 7.000 ceppi/ha. Molto personale, si alternano datteri, fichi e albicocche, poi, sentori mediterranei con eucaliptolo e melissa. Accennate le note sulfuree. 14 Vol. e 120 gr./lt. di zuccheri residui.
Tenuta di Castellaro
Bianco Pomice 2010
Siamo a Lipari e dal 2013 entrerà in funzione la nuova cantina. I suoli sono sabbiosi, vulcanici, profondi, ricchi di microelementi, con pomice e ossidiana (da qui il nome al bianco; mentre il rosso si chiama Nero Ossidiana). Densità 10.000 piante per ettaro. L’uvaggio è 60% carricante e 40% malvasia. Molto fruttato con chiare note minerali. Un vino secco di grande beva.
Colosi
Malvasia delle Lipari DOC – Naturale di Salina 2008
Malvasia di Lipari fino al 95% e Corinto nero 5% con appassimento naturale. 13,5 vol. e 90 gr./lt. di zuccheri residui. Caldo e vellutato al palato. Sapidità ben bilanciata.
Malvasia delle Lipari DOC – Passito 2008
12,5 vol. e 130 gr./lt. di zuccheri. Opulento e morbido, emergono tutte quelle note medicinali e balsamiche tipiche del vitigno e del terroir. Bosso e rosmarino sono il fiore all’occhiello di questo vino di assoluta personalità. Lunghissima persistenza.
D'Amico
Malvasia delle Lipari DOC , Passito 2010
Un produttore di riferimento, non solo per la Malvasia, il cui amore per l’isola traspare da ogni gesto. La sua azienda è in biologico. L’appassimento avviene su graticci per 3 settimane circa. Dopo la pigiatura, il mosto fermenta e affina in tonneau di acacia. Vino di notevole personalità, attanagliato a espressioni che vanno dal fruttato intenso a note finemente sulfuree, eucalipto e menta.
Fenech
Malvasia delle Lipari DOC, Passito 2010
13,5 Vol. e 118 gr./lt. di zuccheri residui. Il regime è biologico, i vigneti tra Malfa e San Lorenzo. Dal ’98 la cantina è stata rinnovata e si è introdotto un protocollo francese di lavorazione a freddo. Il vino è limpido, pieno, piacevole, strutturato. Fichi, albicocche e nespole. Buona la persistenza aromatica.
Florio
Malvasia delle Lipari DOC, Passito 2010
Appassimento su graticci per 20 gg. circa. Naso balsamico, erbe mediterranee, rosmarino. In bocca dimostra struttura. Nel finale torna l’albicocca disidratate e un’elegante nota di macchia mediterranea. 14 vol. e 140 gr./lt. di zuccheri.
Giona
Malvasia delle Lipari DOC , Passito 2010
Tre gli ettari tra Malfa e Val di Chiesa di Giona Hauner. Alc. 14 vol.; Zucch. 87 gr./lt. L’appassimento avviene in pianta e su graticci (non soleggiati). Si riconoscono pesca, tiglio, fiori di ginestra, caramelle alla menta, miele, biscotti d’orzo e vaniglia. Chiare le note sulfuree, perfettamente integrate con quelle fruttate e medicinali. Armonia insolita e perfettamente riuscita.
Hauner
Malvasia delle Lipari DOC, Vendemmia Tardiva 2010
Alc. 12,5 vol. – Zucch. 80 gr/lt. L’appassimento è effettuato parzialmente su pianta. Il vino è meno concentrato di un Passito ma raggiunge eguale compattezza aromatica olfattiva. Fichi, albicocche disidratate e frutta tropicale. Elegante sapidità in bocca.
Malvasia delle Lipari DOC, Passito 2009
Il 2009, è più intenso. L’appassimento dura circa un mese, la resa è del 25%. Molto più intenso e volitivo del precedente, il naso è compatto e pronunciato. Un vino che sorprende per grinta. Lavanda e timo, con tipiche note verdi.
La Rosa
Malvasia delle Lipari DOC, Passito 2008
Alc. 12 Vol. e 140 gr./lt. di zuccheri. La personalità di questo vino rispecchia quella del produttore, spigoloso ma con verve. Non risparmia nulla della variabilità aromatica del vitigno: note sulfuree, aromatiche, medicinali, con un alcol espresso in maniera pungente. Un vino tradizionale.
Lantieri
Malvasia delle Lipari DOC, Passito 2011 e 2010
Raro esempio di Malvasia delle Lipari prodotto a Vulcano (punta dell’Ufala – Gelso), la vinificazione avviene presso i locali di Colosi. Fortunata la coincidenza di due annate 2010 e 2011, dove la prima appare molto robusta, piena, energica; mentre la 2011 è più ritrosa, timida e nervosa. Due annate profondamente differenti, imperdibili, da bere assieme. Due vini tra i più interessanti della degustazione. Il primo evidenzia 125 gr./lt. di zuccheri, il secondo 115, ma pare – in bocca – che le parti siano invertite. Il 2010 sembra, in effetti, quello con maggiore struttura e stoffa.
Virgona
Malvasia delle Lipari DOC , Passito 2008
Alc. 14 vol.; Zucch.: 141 gr./lt. Il vino affina lungamente, l’ultimo anno in bottiglia. Grande armonia e complessità. Le note morbide e fruttate sono intimamente fuse con le sfaccettature verdi e balsamiche. Sentori di felce e resina avvolgono la frutta, creando un’armonia che va oltre il limite stesso del vino.
Da segnalare anche un Extra Dry (bollicine), 100% Malvasia, di intensa piacevolezza e aromaticità.
Gaetano Marchetta
Malvasia delle Lipari DOC , Passito 2010
Zucch. 140 gr lt; Alc. 12.78 vol
Quattro ettari coltivati con cura maniacale. Il 2010 è per Gaetano Marchetta una grande annata. Al naso è fresco, con fini note floreali e speziate. Poi fichi, rosmarino, frutta secca, datteri. Cremoso, chiude con un’elegante nota amarognola.
La vigna di casa Pedrani
Malvasia Linsolita 2012
Mezzo ettaro di Malvasia a Panarea. Non poteva che chiamarsi l’Insolita la malvasia secca del milanese Andrea Pedrani, prodotta in collaborazione con Caravaglio. Le bottiglie prodotte sono (ahinoi) solo 1.420; prestissimo, ne siamo convinti, questa limitazione si trasformerà in un grave problema. La ragione? E’ davvero buona. La versione 2012 è netta, lineare, bilanciata, con chiari profumi di frutta a polpa bianca e fiori di campo. Sotto, il volto verde della malvasia: foglia di cappero, timo e pepe di Sichuan. Un profilo tutt’altro che banale. La facilità di beva e la scorrevolezza di questo vino completano la sorpresa. Il corpo leggero unito a una sapidità pungente e la persistenza aromatica nel finale di bocca la collocano al vertice di questa tipologia di produzione. Complimenti.
Francesco Pensovecchio