Fu nel corso di una degustazione alla cieca di bordeaux che si affermò il cabernet franc della Loira.
La regione è stata a lungo nota per i grandi bianchi, ma un Saumur-Champigny inserito all’insaputa dei presenti tra i piùrinomati prodotti del sud, risultò il più apprezzato.
Il Clos Rougeard, ormai celebre, aprì così la strada ai giovani vigneron della ‘region blanc’, così definita per la forte luce e il colore delle pietre bianche con cui sono costruiti i suoi castelli. A promuovere i sapori e le cantine della sua terra, Sylvie Augereau, giornalista francese che si è confrontata al Salone del Gusto di Torino con Charlotte Paressant, pilastro di Slow food in Francia, ed Eugenio Mailer.
Sei i vini presentati, più un grande Les Poyeux 2005 offerto dai fratelli Foucault, che ha chiuso tra gli applausi il viaggio nella scoperta dei rossi della Loira. Sapori decisi, ‘animali’, come definiti da pubblico e critici. Le cantine della regione, scavate appunto tra le rocce estratte per la costruzione dei castelli, sono luogo ideale per la maturazione dei vini, con un’umidità che si avvicina al 90% e la temperatura costante intorno ai 10-12 gradi. Non si trovano cantine pulite e precise come nella zona di Bordeaux, ma locali vissuti e muffiti, dove si respira un'atmosfera di antico che si ritrova poi nel bicchiere.
Come le cantine, i vini ottenuti si rivelano pratici, non immediatamente comprensibili, complessi e persistenti. Non è un vino facile, il cabernet franc, che ricorda ‘quello di una volta’, ottenuto dopo una lunga maturazione, grazie all’attenzione costante nei confronti di un vitigno fragile. Per schivare i tannini e ‘domare’il gusto, Sebastien Bobinet, primo giovane vigneron di cui assaggiamo il Ruben del 2011, iniziò a usare la macerazione carbonica che caratterizza il suo vino. Ne risulta un prodotto con forti sentori di frutta matura, non troppo deciso data anche la giovane annata . Passando dal Les Montellers 2008 di Romain Guiberteau, il tannino predomina nel Boutifolle (Eric Dubois), un vino lungo e persistente, come del resto tutti quelli presentati da qui in avanti. Non stupiscono con immediate sorprese, ma i sapori arrivano pian piano e i vini si rivelano col tempo.
Così il Franc de Pied di Thierry Germain, originario di Bordeaux e arrivato poi nella Loira, dove ha intrapreso con successo la via della ‘cabernettizzazione’. Così il Domaine du Collier 2007 di Antoine Foucault, in cui si fondono sentori di sottobosco e champignon. A chiudere lo spettacolo della Loira, l'apripista Clos Rougeard, equilibrio di potenza ed eleganza, che non nasconde l'esperienza e la tradizione tramandata dall'ottava generazione della famiglia di vigneron.