di Alessia Zuppelli
Alla vigilia della ripartenza del consorzio per la tutela del vino Marsala Doc
(ne parlavamo in questo articolo>), il Grand Hotel “I Faraglioni” di Aci Trezza in provincia di Catania, in sinergia con la delegazione di Catania Ais Sicilia, ha ospitato una serata dedicata al nuovo progetto culturale Florio – Duca di Salaparuta. Frutto di quell’”innamoramento” così come definito dalla storica azienda fondata da Vincenzo Florio nel lontano 1833, il Marsala diventa protagonista di un progetto atto a porre luce il carattere antropologico e chirurgico di questo vino caratterizzato dalla particolare cifra stilistica che ne disegna la personalità, ovvero il tempo. Una degustazione che ha sfogliato le pagine della storia e raccontato aneddoti di quei sorsi di intramontabile fascino attraverso otto diverse interpretazioni di Marsala Florio.
Pazienza, intuizione, e perseveranza non mancarono certamente al suo fondatore che, con lungimiranza, creò nell’agro marsalese un vero e proprio laboratorio agronomico dove lo stile di ogni prodotto, seppur differente rispetto a più di un secolo fa, nasce in vigna fra mare e vento. Il focus della masterclass non poteva che iniziare con le caratteristiche del Grillo, vitigno principe prescelto a diventare base vino per il Marsala, come ben illustrato dal direttore dell’azienda Roberto Magnisi. L’uva in vigna inizia la sua strada a partire dal frutto surmaturo caratterizzato da freschezza, nota tipicamente aromatica e un grado zuccherino particolare atto a imprimere nella memoria una personalità decisa a incontrare con pazienza il tempo e lo spazio. Un corredo polifenolico reso più potente per via della pressatura maggiormente incisiva e non “soffice” come tradizionalmente accade per altre tipologie di vino.
Ne consegue dunque un ventaglio di profumi e aromi più complesso per quella base pronta a “fortificarsi” grazie alla mano dell’enologo Tommaso Maggio, il quale ne guida l’evoluzione all’interno di quella geografia climatica che caratterizza la cantina, come lui stesso ha avuto modo di illustrare alla platea di appassionati degustatori. È infatti nella particolare geografia architettonica della cantina, composta da quattro differenti navate con relativi differenti ambienti climatici, che il tempo scolpisce come un pigmalione le diverse sfaccettature di Marsala nello spazio nella “foresta dei legni”. La luminosità ambrata dei vini in degustazione ha illuminato di gusto e piacere i partecipanti grazie al racconto di Piero Giurdanella, miglior sommelier di Sicilia 2020, attraverso sentori salmastri, nuance di spezie di dolci, agrumi e vibrante persistenza. Si segnala in particolar modo il Marsala Vergine Riserva 1998 della linea Exclusive per la sua finezza e il Marsala Superiore Riserva 2007 della linea 2007 per lo straordinario equilibrio e abbinabilità in ottica gastronomica.
Questi insieme al Marsala Vergine Riserva 2009, Marsala Vergine Riserva 2004, Marsala Secco Superiore 2016, Marsala Semisecco Superiore Riserva 2015, Marsala Dolce Superiore 2017 e Marsala Dolce Superiore Riserva 1994 hanno incontrato, a seguito della puntuale degustazione tecnica, i finger food dell’executive Chef de “I Faraglioni” Simone Strano: Crispellina di pasta cresciuta alle acciughe; Tartelletta con burrata, acciuga e limone candito; Mini panino con tonno, composta di cipolle rosse e salsa teriyaki; Tramezzino al tonno, ricotta e alghe; Cannolo salato con sgombro e fichi; Crostino con burro salato acido e alici marinate; Cialda, ricotta, arancia candita e cioccolato; Fichidindia. Non solo un vino per meditare dunque ma un progetto, quello di Florio, che colloca il Marsala nello spazio dell’infinito e della fantasia gastronomica di chi ne sa cogliere il carattere.