di Marco Sciarrini
La storia del territorio dell’Alto Adige ed in particolare la storia vitivinicola della zona intorno al lago di Caldaro hanno un sapore particolare come i vini che si producono.
Oggi parliamo di una cantina che nasce una “seconda volta” nel 1986, e parliamo della Erste+Neue. Perché una seconda volta vi chiederete? Perché la Cantina deriva dalla fusione della Cantina Sociale di Caldaro nata nei primi del 1900 con il nome ”Erste Kellerei” la prima cantina sociale di Caldaro e la nuova ”Neue Kellerei” fondata nel 1925. Occasione è stata la possibilità di un videocollegamento con l’Azienda in presenza dell’enologo Andrea Moser. Per la verità c’è anche una terza genitura ed è quella che ha visto la cantina nel 2016 compiere una scelta coraggiosa e lungimirante confluendo nella Cantina Kaltern, mantenendo però il marchio di Erste+Neue. Sempre per essere al passo con i tempi è stato varato il nuovo logo di Erste+Neue che introduce le montagne come elemento figurativo che caratterizzerà tutte le etichette delle tre linee dell’azienda. Spiega Andrea Moser, enologo di Erste+Neue. “Era giunto il momento di trasmettere attraverso un nuovo logo e un restyling complessivo della nostra immagine il profondo legame che abbiamo con le nostre montagne legata dell’essenza alpina. Un connubio che quotidianamente si rinsalda grazie al faticoso lavoro dei nostri soci e vignaioli sui terrazzamenti che accolgono i vigneti, riteniamo che questa nuova immagine interpreti perfettamente lo spirito che alimenta il lavoro dei nostri soci e allo stesso tempo il risultato che poi si ottiene nel bicchiere: vini tipici, sinceri, intimamente legati ai vitigni di partenza così come al contesto naturale nel quale crescono, vale a dire appezzamenti terrazzati che da 550 metri arrivano sino a 900 metri sul livello del mare e che danno origine a vini freschi, equilibrati ed eleganti”.
(Il collegamento)
In effetti la montagna è l’elemento che più influisce sulle caratteristiche di tutti i vini di Erste+Neue. La fusione ha permesso alle cantine di unire i vigneti posti in microzone effettuando di fatto una zonazione che ha permesso di valorizzare i terreni e conseguentemente anche la qualità dei vini. I vigneti, infatti, sono distribuiti in parcelle, prevalentemente esposte a sud, dislocate a partire dai pendii più bassi della Mendola fino ad arrivare alle pendici delle Dolomiti. Una posizione che consente alla luce del sole di avere un effetto ideale durante il giorno, mentre di notte i pendii che partono dalla cresta della Mendola garantiscono una notevole escursione termica. Non da poco conto è anche l’influenza del vicino lago di Caldaro che contribuisce a mitigare ulteriormente il microclima locale. Un occhio di riguardo anche all’aspetto della sostenibilità è stato fatto aderendo, dal 2018, alla certificazione Fair’n Green marchio della viticoltura sostenibile pensato e realizzato da e per produttori di vino. È nato in Germania nel 2013 e da allora è stato scelto dalle più importanti aziende vitivinicole tedesche e che oggi aspira a diventare la più autorevole certificazione per la viticoltura sostenibile in Europa. L’idea alla base di questa certificazione è quella di rendere misurabili e verificabili gli obiettivi che definiscono un’azienda davvero sostenibile. Gli aspetti presi in considerazione sono quattro: la gestione aziendale, l’ambiente, la società e la catena del valore. La gestione punta ad ancorare i criteri di sostenibilità al business dell’azienda. L’area dell’ambiente si occupa del controllo dell’energia, della Co2, di acqua e rifiuti. Per società invece si intende sia il sistema umano interno dell’azienda, che deve vivere in un’atmosfera positiva e ricevere salari equi, che il sistema paesaggistico e culturale fuori dall’azienda. Infine la catena del valore comprende la gestione e il rispetto della filiera: dai suoli, alle viti, dalla salvaguardia della biodiversità, alle pratiche in cantina, fino al modus operandi delle vendite. Nel suo complesso il protocollo comprende 150 parametri, per ognuno vengono assegnati dei punteggi che nel tempo l’azienda si impegna a migliorare.
(I vini degustati)
L’azienda possiede in totale 60 ettari per una produzione totale di 400.000 bottiglie prodotte su tre le linee dei vini, la linea Puntay, (linea dedicata ai cru dell’azienda), la linea Classic e la linea Basic. Gli ettari dedicati a Puntay sono circa 20, suddivisi tra una quarantina di conferitori, ed eseguono macerazioni non esasperate, con pressatura dei grappoli interi, e fermentazioni spontanee concluse con lieviti selezionati, un uso “leggero” del legno, ed in futuro la gamma vedrà l’utilizzo dei Clayver anche per i bianchi. La linea si riconosce anche dall’aspetto cromatico scelto, il giallo dei bianchi richiama la loro caratterizzazione aromatia, Il blu di quelle dei rossi è il colore del Fürtig o Firtig, il tipico grembiule da lavoro dei contadini che dicono “chi non lo porta è vestito a metà”. La degustazione ha riguardato tre vini della linea Puntay ed uno della Classic.
Chardonnay 2019 Alto Adige Doc, Linea Puntay
Chardonnay 100%. Vigneti posti tra i 450 – 500 metri sul livello del mare su terreno ghiaioso sciolto, con allevamento a guyot. Fermentazione ed affinamento per 9 mesi in botte grande di rovere francese. Quando possibile viene svolta la fermentazione spontanea e parziale malolattica. Colore giallo paglierino con riflessi luminosi tendenti al verde, al naso sentori intensi di frutta fresca di agrumi, lime e pompelmo ed erbe aromatiche, con una leggera nota di vaniglia, al palato pieno ed elegante nei sapori con un‘acidità molto fine ed un finale avvolgente e sapido. Produzione di 10.000 bottiglie l’anno.
Sauvignon 2019 Alto Adige Doc, Linea Puntay
Sauvignon 100%. Vigneti posti tra i 400-550 metri sul livello del mare su terreno ghiaioso calcareo, con allevamento a guyot. Parziale macerazione a freddo seguita da fermentazione in parte spontanea in botte di legno e successiva maturazione in botte di legno per almeno 12 mesi. Colore giallo paglierino dorato, al naso ampio bouquet di frutti esotici, ribes e pompelmo, ma anche di note con fiori bianchi, al palato la nota acida spicca per intensità e dona freschezza e vivacità, che si concretizza in una buona persistenza ed armonia. Produzione di 10.000 bottiglie l’anno.
Pinot Nero 2020 Alto Adige Doc, Linea Classic
Pinot Nero 100%. Vigneti collinari con esposizione verso est tra 450 e 550 metri sul livello del mare, su terreno argilloso – sabbioso, con allevamento a guyot. Fermentazione e macerazione in acciaio con successivo parziale affinamento in botti di rovere per 5 mesi. Colore Rosso rubino brillante, al naso fruttato lamponi e ciliegia, alcune note speziate, in bocca questo si presenta con una struttura elegante e tannini fini dove tornano le sensazioni olfattive. Il vino non è ancora in commercio.
Pinot Nero Riserva 2018 Alto Adige Doc, Linea Puntay
La filosofia dell’enologo va un po’ in controcorrente con il modus operandi dell’enologia altoatesina, si cerca di ridurre sempre più la barrique in favore del Clayver e ridurre i tempi di affinamento cercando di tenere bassa la gradazione alcolica, cercando più freschezza ed eleganza, come stile si cerca qualcosa che sta tra Nuova Zelanda e Francia. Pinot Nero 100%. Vigneti a circa 400-500 metri sul livello del mare, su terreno piuttosto sabbioso con ottimo scheletro, base calcarea con strati profondi di ghiaie, con allevamento a guyot. Fermentazione tradizionale preceduta da macerazione a freddo, parziale utilizzo di grappolo intero, successivo affinamento in barrique, acciaio e Clayver per 15 mesi. Rosso rubino intenso con leggeri riflessi colore granato, al naso fruttato con sentori di ciliegia, chiodi di garofano e leggero sentore di vaniglia, al palato sorso pieno ed elegante con una buona struttura, tannini vivaci che si armonizzano perfettamente alla freschezza con bella persistenza finale. Produzione di 10.000/11.000 bottiglie l’anno.